paolomiki
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mercoledì 27 ottobre 2010
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il vero grande cinema!!
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La vera miseria,quella nera dove il riso è un lusso.Il cinismo le miserie umane e l'opportunismo dei contadini.I reclutamenti dei samurai,la preparazione della difesa,la battaglia,l'arte dei guerrieri.Kurosawa forse girando questo film non si è reso conto di averci regalato il grande cinema.Quello con la C maiuscola!!
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claudus
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mercoledì 29 settembre 2010
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gli operai della spada
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E' vergognoso trovare recensioni di livello cosi' basso soprattutto se si sta giudicando un film culturalmente importante per la storia di un'arte (o presunto tale).
E' facilissimo e molto comodo ripararsi dietro le cinque stelle e dire : "capolavoro".
Quì , l'unico ad aver criticato il film,(letteralmente parlando) anche se di opinione opposta alla mia è stato Miyamoto Musashi, peccato che questo nome, appartenente al più grande samurai della storia giapponese, non avesse nulla da spartire con questi operai della spada trattati da Kurosawa.
E certamente convengo con lui che il doppiaggio sia scandaloso...Come molti dei film orientali purtroppo !
Non oso pensare come potrebbero tradurre Wakamatsu ,con il suo ineguagliabile estremismo, il quale fortunatamente rimane cautamente nell'ombra e ben distante dalla massa cinefila o presunta tale il cui apogeo critico è.
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E' vergognoso trovare recensioni di livello cosi' basso soprattutto se si sta giudicando un film culturalmente importante per la storia di un'arte (o presunto tale).
E' facilissimo e molto comodo ripararsi dietro le cinque stelle e dire : "capolavoro".
Quì , l'unico ad aver criticato il film,(letteralmente parlando) anche se di opinione opposta alla mia è stato Miyamoto Musashi, peccato che questo nome, appartenente al più grande samurai della storia giapponese, non avesse nulla da spartire con questi operai della spada trattati da Kurosawa.
E certamente convengo con lui che il doppiaggio sia scandaloso...Come molti dei film orientali purtroppo !
Non oso pensare come potrebbero tradurre Wakamatsu ,con il suo ineguagliabile estremismo, il quale fortunatamente rimane cautamente nell'ombra e ben distante dalla massa cinefila o presunta tale il cui apogeo critico è..." capolavoro"! Sbirciando con un occhio rammollito le rinsecchite critiche del vetusto Morandini.
Perchè...Perché a questo film viene consegnata la palma stellare a cinque punte e i duelli meravigliosi di un "kill Bill" arrivano a fatica a quattro?
Ho sentito circolare la voce meschina o idiota che i duelli in questa pellicola sarebbero avvincenti ! ! Ma ci vedete?
Non ho mai visto niente di più sgraziato di questo manipolo di ciccioni bagnati che agitava la spada come uno stuzzicadenti "samurai" ( ed è già un complimento di agilità! )
Per me il paragone è presto fatto...Eccolo: prendete tutti i films di arti marziali cinesi o giapponesi di serie b ( dato che c'erano solo quelli ! La serie B era A) , in cui c'è sempre stato un marzialista sgraziato...E poi viene il giorno in cui si vede Bruce Lee e allora nasce il sole...E poi tramonta e rinasce con Jet Li...
O qualche innamorato di pattinaggio su ghiaccio può dire di aver visto pattinare davvero prima di aver visto Evgeny Plushenko?
Siamo seri e giudichiamo severamente il film dal punto di vista tecnico !
L'unico merito di Kurosawa sta nell'averci mostrato che tutti a questo mondo sono deboli, vili e continuamente sconfitti e che ogni lotta ,sebbene venga portata avanti è pura vanità !
Grazie, ma ogni giorno viviamo la strada, grazie ma avevamo già letto il genio Leopardi !
Non ci serviva che oltre cent'anni dopo si scomodasse un giapponese ad insegnarcelo !
Siamo al cinema per dimenticare, siamo al cinema per sognare , per piangere di qualcosa che si credeva perduto e che invece ancora vive ! ! !
E non per deprimerci davanti al disappunto incerto e sconfitto di un Kampei.
Peccato, come ho già detto " Sogni " e " Ran " avevano ben altra visività, altra pulizia...E' chiaro che il vecchio Akira aveva ancora molto da imparare tecnicamente, in fondo era appena il '54... i suoi film migliori sono postumi.
Saggio e moderato, riposante...Un sorriso ! Ma senza esagerare per carità...Sì è morto un uomo...Ma la battaglia continua...Non piangete, o fatelo poco...
Si dice che George Lucas si sia ispirato a Kampei per Yoda.
Può darsi, ma Yoda era molto più bello e inoltre Lucas si è ben guardato dal consegnare una spada laser a Yoda prima di sorprendere tutti mostrando una meravigliosa e fluttuante lucciola verde !
E se proprio devo dire la mia a questo punto...Se le lacrime erano di Anakin , se l'amore era suo...Se la bellezza era sua...Anch'io passerò al lato oscuro della forza.
Meglio un Sith straordinario che un operaio della spada !
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[+] buuuuu
(di meri073)
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claudus
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lunedì 27 settembre 2010
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lame che non tagliano neppure il vento
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Assieme a "sussurri e grida " di Bergman è stata la più grande delusione cinematografica della mia vita.
Film di una povertà disarmante e di rara debolezza.
In questa pellicola tutti sono deboli, poveri, umili, servili, vigliacchi .
Si dirà...E' la condizione umana nel suo complesso ad essere debole e qui viene mostrato con un realismo devastante.
Questo realismo, tuttavia, non interessa minimamente chi al cinema vuole sognare , come il sottoscritto.
E qui non può che trovare delusione continua.
Plebaglia sporca, primitiva, rozzi contadini senza un minimo di quel pudore e quella perfezione tipici del più profondo Giappone.
Il problema infatti è Kurosawa...E' il regista nipponico, più completo, più equilibrato e più saggio.
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Assieme a "sussurri e grida " di Bergman è stata la più grande delusione cinematografica della mia vita.
Film di una povertà disarmante e di rara debolezza.
In questa pellicola tutti sono deboli, poveri, umili, servili, vigliacchi .
Si dirà...E' la condizione umana nel suo complesso ad essere debole e qui viene mostrato con un realismo devastante.
Questo realismo, tuttavia, non interessa minimamente chi al cinema vuole sognare , come il sottoscritto.
E qui non può che trovare delusione continua.
Plebaglia sporca, primitiva, rozzi contadini senza un minimo di quel pudore e quella perfezione tipici del più profondo Giappone.
Il problema infatti è Kurosawa...E' il regista nipponico, più completo, più equilibrato e più saggio.
Ma questa saggezza a me non piace.
E' vero, non posso negare che questo film abbia aperto la via a tutti i generi di gruppi di eroi che combattono per una causa, giusta o meno che sia.
Ma questo non significa che debba essere necessariamente il migliore in quanto primo.
Infatti non lo è.
E' abitudine comune dei critici osannare i primi film , solo perchè quegli stessi critici hanno costruito le fondamente del proprio sapere su certi modelli, quindi certi film o libri che studiavano positivamente questo o quel regista.
E' sempre una lotta di idee e se in passato prevaleva una certa idea circa un film allora i critici, in generale esseri di poca personalità si facevano suggestionare dal potere ideale di qualcuno che la pensava in un certo modo.
La cosa migliore di questi "sette samurai" è il loro non esserlo, o esseree costretti a d esserlo, loro malgrado.
E' un film di struggente decadenza e questo sarebbe la sua bellezza, non fosse che la descrive male...Non so che altro termine usare... Purtroppo dobbiamo ammettere che questi samurai corrotti dal tempo e dalle sconfitte sono di una pena terribile.
Tutto , nel film decade e cade, si ribella, ma non sa per che cosa...O se lo sa , lo sa con una tale consapevolezza da restare imbrigliato nella propria miserabile condizione.
I contadini , qui rappresentano il genere umnano delle più bassa specie.
Pietosi, sporchi,brutti,poveri,deboli,vigliacchi,vendicativi quando il nemico è a terra.
Ma perchè tutto deve essere così miserabile?
ben altra finezza possiedono altri Kurosawa, come " sogni " o " Ran ".
Perfino Mifune, nel suo straordinario talento, con quel suo volto alla Mishima è stato costretto a ridere in maniera deficiente e , peraltro è l'unico che fa un discorso abbastanza intelligente condannando e i samurai e i contadini, morendo però da samurai.
Perfino la pioggia non ha abbastanza poesia in questa pellicola, perfino la pioggia sembra non avere abbastanza forza, e neppure leggerezza lieve .
E' un film corrotto dal degrado intellettuale, forse dal diprezzo per il mondo intero.
Già il fatto che un manipolo di miserabili contadini si rivolgano a una guida samurai sempre perdente non lascia spazio neppure alla cabala,,,Che questa volta possa vincere.
E invece vinceranno i contadini, per sua stessa ammissione...Sì perchè si affidano alla Terra.
Purtroppo quell'eroe, il quale peraltro combatte molto poco ( e già questo la dice lunga sul suo coraggio ) affrontava la vita sperando nella sconfitta, come chi troppo coscienziosamente sa che la sconfitta concede un nuovo inizio
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[+] le radici nel fango
(di mencio)
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il cinefilo
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domenica 1 agosto 2010
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uno dei vertici del cinema giapponese
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TRAMA:La storia è ambientata nel Giappone feudale dove un gruppo di samurai accetta di difendere un villaggio di contadini dagli assalti di un gruppo di briganti...RECENSIONE: Akira Kurosawa,con questo film,realizza un grande e potente "affresco" sulla nazione giapponese di quegli anni ormai lontani e compie questa difficile operazione raccontando una storia di coraggio,cultura orientale e avventura e narrati attraverso uno schema narrativo che contribuisce a ingigantirne la dimensione "epica" e che invano si potrebbe tentare di trovare nel cinema attuale.
Quest'opera possiede i suoi grandi punti di forza nei vari attori protagonisti e caratteristi giapponesi(Toshiro Mifune,divenuto una star grazie ad Akira Kurosawa è probabilmente il migliore)che sono veramente straordinari,nelle magnifiche sequenze delle varie battaglie contro i briganti(memorabili ancora oggi,mentre attualmente senza l'utilizzo degli effetti speciali digitali non sono più in grado di fare quasi niente)dove la scelta di non utilizzare alcuna colonna sonora si rivela vincente e nella lunga durata del film che non è affatto un difetto ma,al contrario,amplifica la sua dimensione "leggendaria" e permette al regista di riuscire a "inquadrare" con precisione i vari personaggi e i diversi aspetti della loro personalità.
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TRAMA:La storia è ambientata nel Giappone feudale dove un gruppo di samurai accetta di difendere un villaggio di contadini dagli assalti di un gruppo di briganti...RECENSIONE: Akira Kurosawa,con questo film,realizza un grande e potente "affresco" sulla nazione giapponese di quegli anni ormai lontani e compie questa difficile operazione raccontando una storia di coraggio,cultura orientale e avventura e narrati attraverso uno schema narrativo che contribuisce a ingigantirne la dimensione "epica" e che invano si potrebbe tentare di trovare nel cinema attuale.
Quest'opera possiede i suoi grandi punti di forza nei vari attori protagonisti e caratteristi giapponesi(Toshiro Mifune,divenuto una star grazie ad Akira Kurosawa è probabilmente il migliore)che sono veramente straordinari,nelle magnifiche sequenze delle varie battaglie contro i briganti(memorabili ancora oggi,mentre attualmente senza l'utilizzo degli effetti speciali digitali non sono più in grado di fare quasi niente)dove la scelta di non utilizzare alcuna colonna sonora si rivela vincente e nella lunga durata del film che non è affatto un difetto ma,al contrario,amplifica la sua dimensione "leggendaria" e permette al regista di riuscire a "inquadrare" con precisione i vari personaggi e i diversi aspetti della loro personalità.
Akira Kurosawa è il regista che con il suo film RASHOMON ha permesso al cinema giapponese di ottenere una grande notorietà in quello occidentale(che non è certamente un merito di poco conto)e con I SETTE SAMURAI lo ha portato definitivamente alla gloria.
Questo film si può definire perfetto sotto tutti gli aspetti e quando lo si vede una volta viene la tentazione di visionarlo sempre di più in quanto possiede la capacità di non invecchiare mai malgrado la sua realizzazione risalga al 1954.
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jos d
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domenica 27 giugno 2010
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il più celebre capolavoro del cinema orientale
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Nella seconda metà del XVI secolo il Giappone è in piena anarchia feudale e le masse contadine vivono indifese sotto la costante minaccia di guerrieri predatori che razziano periodicamente i villaggi. La rassegnazione è il sentimento più diffuso di fronte a tale stato di cose, ma c’è chi invece preferisce reagire come Rikichi (Yoshio Kasugi), un giovane e coraggioso contadino che convince la gente del suo villaggio a cercare una soluzione. Su consiglio del vecchio saggio, Rikichi si reca in città per reclutare dei samurai, ma è un’impresa ardua perché non ha molto da offrire. Per sua fortuna Rikichi incontra un anziano samurai di nome Kambei Shimada (Takashi Shimura), il quale non solo accetta di difendere il villaggio, quanto si impegna anche attivamente per il reclutamento degli altri samurai.
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Nella seconda metà del XVI secolo il Giappone è in piena anarchia feudale e le masse contadine vivono indifese sotto la costante minaccia di guerrieri predatori che razziano periodicamente i villaggi. La rassegnazione è il sentimento più diffuso di fronte a tale stato di cose, ma c’è chi invece preferisce reagire come Rikichi (Yoshio Kasugi), un giovane e coraggioso contadino che convince la gente del suo villaggio a cercare una soluzione. Su consiglio del vecchio saggio, Rikichi si reca in città per reclutare dei samurai, ma è un’impresa ardua perché non ha molto da offrire. Per sua fortuna Rikichi incontra un anziano samurai di nome Kambei Shimada (Takashi Shimura), il quale non solo accetta di difendere il villaggio, quanto si impegna anche attivamente per il reclutamento degli altri samurai. Se questo film è considerato il capolavoro per eccellenza della cinematografia giapponese non è certamente solo per le grandi battaglie che lo animano, considerato peraltro che queste prendono piede soltanto nell’ultima ora della pellicola -la cui durata sfiora addirittura i 200’. Quello che rende I sette samurai uno dei più grandi capolavori di sempre è piuttosto la sua capacità di rappresentare con estrema efficacia e naturalezza un determinato contesto storico-sociale attraverso le interazioni fra una vasta gamma di protagonisti, alcuni dei quali particolarmente significativi; si pensi alla figura di Kikuchiyo (Toshiro Mifune): rozzo, rabbioso e sbruffone, in un primo momento non può che apparire come un personaggio piuttosto negativo, ma poi Kurosawa ci spiega le ragioni di questa sua indole ed allora cominciamo ad apprezzarlo per il suo coraggio e la sua schiettezza: a differenza degli altri Kikuchiyo non è un vero samurai; egli è figlio di contadini ma, rimasto orfano da bambino proprio per mano di una scorribanda di guerrieri, Kikuchiyo è cresciuto con l’unico ideale di reagire, di sottrarsi al suo destino di essere impotente ed è per questo che va in bestia quando vede nei contadini un atteggiamento arrendevole e rassegnato. Leone d’Argento a Venezia ex aequo con Fronte del porto di Kazan, La strada di Fellini e L’intendente Sansho, anch’esso di provenienza giapponese (regia di Kenji Mizoguchi). Nel 1960 il canovaccio del film verrà riproposto nel western hollywoodiano I magnifici sette, diretto da John Struges ed interpretato, fra gli altri, da Steve McQueen, James Coburn e Charles Bronson.
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20style
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domenica 7 febbraio 2010
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capolavoro
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Capolavoro Capolavoro Capolavoro Capolavoro Capolavoro Capolavoro
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adriano sgarrino
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giovedì 4 febbraio 2010
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i sette samurai
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Paese di prod.: Giappone Anno: 1954 Di: Akira Kurosawa Con: Toshiro Mifune, Takashi Shimura, Yoshio Inaba, MInoru Chiaki, Seiji Miiyaguchi, Daisuke Kato, Kamatari Fujiwara, Ko Kimura, Bokuzen Hidari, Kuninori Kodo. Nel Giappone del Cinquecento modesti contadini assoldano sette samurai per proteggersi dalle angherie dei briganti. Dopo una iniziale fase di studio e di diffidenza, i mercenari prenderanno a cuore la causa dei contadini, solidarizzando con loro e impegnandosi strenuamente per difendere i loro appezzamenti terrieri. Sceneggiato da Kurosawa assieme a Shinobu Hashimoto e Hideo Oguni, uno dei capolavori del Maestro giapponese e della filmografia mondiale. Il ritmo accuratamente rallentato e solenne è ideale per sondare a fondo l'incontro tra due culture, quella contadina e quella dei samurai, così apparentemente diverse, che tuttavia troveranno il loro punto di incontro nella valorosa difesa delle terre contadine e dei valori di un'intera nazione, quella giapponese, profondamente dilaniata dalle guerre civili.
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Paese di prod.: Giappone Anno: 1954 Di: Akira Kurosawa Con: Toshiro Mifune, Takashi Shimura, Yoshio Inaba, MInoru Chiaki, Seiji Miiyaguchi, Daisuke Kato, Kamatari Fujiwara, Ko Kimura, Bokuzen Hidari, Kuninori Kodo. Nel Giappone del Cinquecento modesti contadini assoldano sette samurai per proteggersi dalle angherie dei briganti. Dopo una iniziale fase di studio e di diffidenza, i mercenari prenderanno a cuore la causa dei contadini, solidarizzando con loro e impegnandosi strenuamente per difendere i loro appezzamenti terrieri. Sceneggiato da Kurosawa assieme a Shinobu Hashimoto e Hideo Oguni, uno dei capolavori del Maestro giapponese e della filmografia mondiale. Il ritmo accuratamente rallentato e solenne è ideale per sondare a fondo l'incontro tra due culture, quella contadina e quella dei samurai, così apparentemente diverse, che tuttavia troveranno il loro punto di incontro nella valorosa difesa delle terre contadine e dei valori di un'intera nazione, quella giapponese, profondamente dilaniata dalle guerre civili. Ognuno dei sette samurai incarna, infatti, un differente aspetto della morale e del pensiero giapponesi - dalla saggezza all'astuzia, dall'ascetismo alla generosità, ecc. - che solo il sacrificio per una giusta causa saprà riscattare. Così, il film si lascia apprezzare non tanto per le bellissime sequenze finali della battaglia, quanto proprio per questa meritevole, definitiva affermazione dei veri valori sulle ingiustizie e sugli stenti di una società ormai allo sbando. Il film va visto assolutamente nella sua durata originale (200 minuti circa) per ammirare la straordinaria abilità di Kurosawa di raccontare una vicenda così fascinosa con una semplicità ed una profondità narrativa di cui solo i capolavori sanno avvalersi (capacità, per altro, che rappresenta una caratteristica peculiare di Kurosawa come avviene nel suo stupendo "Dersu Uzala" del 1975). Nel 1960 John Sturges diresse un remake in chiave western ("I magnifici sette"), dignitoso e godibile, ma palesemente inferiore all'originale.
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paola di giuseppe
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mercoledì 6 gennaio 2010
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i sette samurai, un'epica al contrario
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Nel Giappone medievale,una storia di briganti,un villaggio di contadini plurisaccheggiato e sei samurai più un settimo,Kikuchiyo,un Toshiro Mifune,perfetto "miles gloriosus" nella buffa armatura,figlio di contadini decimati dai briganti,deciso a farsi consacrare samurai,fosse anche a costo della vita.Stralunato soldato di ventura,uscito dalla penna di Cervantes o scappato dalle scene di Shakespeare,sarà per tutto il film il collante fra due mondi separati,gli umili e spaventati contadini e i tronfi “signori della guerra”,che sfilano impettiti nei villaggi,esibendo granitica fedeltà al bushido,codice d’onore a cui hanno affidato il senso della loro vita.
I contadini hanno però bisogno di difendersi,i briganti incombono sul prossimo raccolto di riso e il vecchio saggio del villaggio ha prescritto la cura:servono samurai,andate ad ingaggiarli e tassatevi tutti perché bisogna convincerli e,soprattutto,pagarli.
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Nel Giappone medievale,una storia di briganti,un villaggio di contadini plurisaccheggiato e sei samurai più un settimo,Kikuchiyo,un Toshiro Mifune,perfetto "miles gloriosus" nella buffa armatura,figlio di contadini decimati dai briganti,deciso a farsi consacrare samurai,fosse anche a costo della vita.Stralunato soldato di ventura,uscito dalla penna di Cervantes o scappato dalle scene di Shakespeare,sarà per tutto il film il collante fra due mondi separati,gli umili e spaventati contadini e i tronfi “signori della guerra”,che sfilano impettiti nei villaggi,esibendo granitica fedeltà al bushido,codice d’onore a cui hanno affidato il senso della loro vita.
I contadini hanno però bisogno di difendersi,i briganti incombono sul prossimo raccolto di riso e il vecchio saggio del villaggio ha prescritto la cura:servono samurai,andate ad ingaggiarli e tassatevi tutti perché bisogna convincerli e,soprattutto,pagarli.
Riso,naturalmente,e voi mangerete miglio,e che siano tre,di più non possiamo permettercene.
Saranno sette,il vecchio samurai Kambei dallo sguardo buono e gentile,primo adepto alla causa dei contadini perchè dall’arte della guerra ha imparato,per provvidenziale contrappasso,la pietà umana,da abile stratega sa che con meno di sette è impossibile organizzare una difesa credibile.
La battaglia ci sarà,nell’ultimo quarto del film,e culminerà in un crescendo addirittura wagneriano nella forza sonora dell’accompagnamento musicale,sezione di una partitura cinematografica memorabile,fatta di trombe dal rimbombo metallico,cupe percussioni presagio di morte ed elegiaci cori a bocca chiusa che esaltano il lirismo di tante scene.
Il magnetismo delle riprese a campi lunghi per lo scontro finale tocca l’apice nella pioggia torrenziale, che trasforma in fango uomini e cose,fondendo gli elementi in un viluppo infernale.Combattono tutti, uomini e donne,samurai e contadini,i quaranta briganti saranno sterminati dall’abile tattica militare di Kambei e dalla generosa dedizione alla causa umanitaria di questi rivoluzionari super-eroi, indimenticabili nel tratteggio che Kurosawa modula delle loro figure.
Kambei,solida roccia,dolce e severo,dichiara all’inizio e alla fine del film il fallimento dell’etica cavalleresca a favore della misura umana:“.Ci hanno sempre ripetuto “allenatevi, distinguetevi, diventate i signori della guerra”. Consumiamo l’esistenza in questa vana ricerca,giunge la vecchiaia e ci ritroviamo con un pugno di mosche in mano”
Katsuhiro è il samurai giovane,entusiasta e un po’ sprovveduto,che tutti tendono a proteggere.Catturato dall’amore della contadina Shino, contravviene così anche lui a suo modo ai codici cavallereschi che mai accetterebbero simili connubi,anche se il suo idolo rimane sempre Kyuzo, l’asceta della spada,taciturno e appartato, schivo esecutore di imprese leggendarie.
E ancora Gorobei, Shikiroji, Heichaki,ognuno con la sua umanità,tutti capaci di mettere le loro virtù guerriere al servizio di umili contadini disprezzati e derisi,inaspettati protagonisti,nella loro dolente coralità,di un film di samurai.
La spada che Kambei conficca sul tumulo di Kikuchiyo,consacrandolo contadino-samurai,è il segno più forte di questo incomparabile ribaltamento di regole che Kurosawa mette in campo per un’epica favolosa eppure così ancorata alla realtà,da immenso aedo del cinema che contamina generi (teatro, lirica,epica cavalleresca ed eroicomica) e fonda quella che è stata definita“l’Iliade e Guerra e pace dei contadini”
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g. romagna
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martedì 29 dicembre 2009
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i sette samurai
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Un inno alla lealtà, al coraggio e alla solidarietà, un bello spaccato culturale su una realtà a noi lontana e un più che avvincente dramma d'azione facente leva sulla grande suspance che si crea durante le attese del nemico (sul modello di Buzzati ne "Il deserto dei Tartari") e sul notevole dinamismo delle scene di battaglia. Magnifici Shimura e,ancor più, Mifune.
Splendida è poi la piccola perla che ci viene offerta nel finale, quando, alla luce del rifiuto che il giovane samurai incassa dall'amata, il maestro ripercorre con pessimismo la parabola di costoro, uomini di grande cuore che, operando il bene per il bene, sempre, senza se e senza ma ed a rischio continuo della propria vita, poi, alla fine dei conti, non ne raccolgono mai concretamente i frutti e, come dei Grandi Inquisitori dostoevskijiani al contrario, lasciano con triste rassegnazione che siano gli altri a godere dei benefici dal loro valore procurati.
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Un inno alla lealtà, al coraggio e alla solidarietà, un bello spaccato culturale su una realtà a noi lontana e un più che avvincente dramma d'azione facente leva sulla grande suspance che si crea durante le attese del nemico (sul modello di Buzzati ne "Il deserto dei Tartari") e sul notevole dinamismo delle scene di battaglia. Magnifici Shimura e,ancor più, Mifune.
Splendida è poi la piccola perla che ci viene offerta nel finale, quando, alla luce del rifiuto che il giovane samurai incassa dall'amata, il maestro ripercorre con pessimismo la parabola di costoro, uomini di grande cuore che, operando il bene per il bene, sempre, senza se e senza ma ed a rischio continuo della propria vita, poi, alla fine dei conti, non ne raccolgono mai concretamente i frutti e, come dei Grandi Inquisitori dostoevskijiani al contrario, lasciano con triste rassegnazione che siano gli altri a godere dei benefici dal loro valore procurati. Capolavoro.
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musashi miyamoto
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mercoledì 24 giugno 2009
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capolavoro inestimabile della storia del cinema
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Se esistesse una stella in piu' di sicuro gliela darei. Un capolavoro assoluto del cinema. Un Toshiro Mifune
impeccabile ed entusiasmante e una regia di Akira Kurosawa da applauso. L'ho visto 4-5 volte, nonostante la lunghezza è un film che non mi stanca mai, ogni volta è come la prima e le emozioni si susseguono sempre intense, dalla disperazione, all'allegria e poi di nuovo verso la tristezza e la rassegnazione.
Mi raccomando prendetelo in DVD così potete vederlo in lingua originale sottotitolata, il doppiaggio purtroppo sminuisce la qualità dell'opera anche dal punto di vista della musicalità della lingua (la lingua giapponese infatti ha suoni molto piu' adatti per i dialoghi di guerra per esempio per la sua capacità di diventare aspra e dura (un po' come il tedesco per dire, anche
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Se esistesse una stella in piu' di sicuro gliela darei. Un capolavoro assoluto del cinema. Un Toshiro Mifune
impeccabile ed entusiasmante e una regia di Akira Kurosawa da applauso. L'ho visto 4-5 volte, nonostante la lunghezza è un film che non mi stanca mai, ogni volta è come la prima e le emozioni si susseguono sempre intense, dalla disperazione, all'allegria e poi di nuovo verso la tristezza e la rassegnazione.
Mi raccomando prendetelo in DVD così potete vederlo in lingua originale sottotitolata, il doppiaggio purtroppo sminuisce la qualità dell'opera anche dal punto di vista della musicalità della lingua (la lingua giapponese infatti ha suoni molto piu' adatti per i dialoghi di guerra per esempio per la sua capacità di diventare aspra e dura (un po' come il tedesco per dire, anche se la lingua giapponese mi da l'impressione di essere molto piu' dolce all'occorrenza, ma questo è un altro discorso))
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