Un divano a Tunisi |
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Un film di Manele Labidi Labbé.
Con Golshifteh Farahani, Majd Mastoura
Mastoura, Aïsha Ben Miled, Feryel Chammari, Hichem Yacoubi, Ramla Ayari, Moncef Anjegui
Titolo originale Un divan a tunis.
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 87 min.
- Tunisia, Francia 2019.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 8 ottobre 2020.
MYMONETRO
Un divano a Tunisi
valutazione media:
3,02
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Piacevole ed esilarante commedia su un tema non facile. Consigliato!di no_dataFeedback: |
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domenica 31 gennaio 2021 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L’ultima pellicola della regista franco-tunisina Manele Labidi affronta il tema difficile, eppure ancora drammaticamente attuale, della condizione della donna nella società moderna e, in particolare, in Tunisia, dove le regole sociali sono tutt’oggi basate su una cultura per molti versi ancora arretrata, patriarcale e maschilista. La trama si svolge intorno alla vita di Selma (Golshifteh Farahani), giovane donna di origini tunisine che dopo la laurea in psicologia e insoddisfatta della vita a Parigi, decide di tornare in Tunisia per aprire uno studio di psicoterapia. La decisione di tornare nel Paese e, sopratutto, quella di iniziare una propria avventura imprenditoriale, la fa immediatamente scontrare con una serie innumerevole di problemi e disavventure, alcune divertenti, altre al limite del grottesco. Selma ritrova infatti un Paese socialmente ed economicamente a pezzi, al limite della schizofrenia, lacerato da divisioni interne profonde e combattuto tra tradizioni, religione, voglia di modernità e desiderio di futuro. La protagonista dovrà infatti districarsi in una vera e propria giungla di pregiudizi, moralismi e ipocrisie mentre sullo sfondo si intravedono già le crepe di una società che fatica a contenere le spinte del progresso e della globalizzazione che fanno breccia sopratutto nelle giovani generazioni. In una società in cui il sesso è tabù e il silenzio su qualsiasi questione personale è legge, una varietà infinita di personaggi fanno la fila per poter affrontare ognuno i propri fantasmi, in un ambiente che sentono finalmente scevro dai pregiudizi. La scelta della commedia dà leggerezza ai temi trattati, il ritmo è piacevole, la fotografia restituisce con autenticità il contesto del nord-Africa, con inquadrature immerse in una luce del giorno accecante che esaltano il bianco delle case umili eppure dignitose. Le due canzoni di Mina che ci accompagnano nella pellicola, Le strade vuote e Io sono quel che sono, sono un segno di vicinanza al nostro Paese che non può non far piacere. Consigliato!
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