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Quei migranti che arrivano dal passato
di Antonio Dipollina La Repubblica
Sono migranti del tempo, vengono da epoche lontane e quindi è venuto naturale chiamarli Beforeigners. Titolo di una fiction nord-europea che porta il marchio sontuoso della Hbo. È la serie più bizzarra in circolazione ed è sulla Rai, o meglio sulla piattaforma RaiPlay - da ieri la seconda stagione. L' insolito, come definizione, non rende l' idea. Alla base c' è la potente allegoria sullo straniero - arrivano dei vichinghi, o uomini della pietra, o tipi del tardo Ottocento in città, all' improvviso, e subito si ritrovano trattati come i migranti normali. Non solo, in una manifestazione c' è un fesso che si mette a urlare: "La Norvegia ai contemporanei". Ma una volta smaltite metafore e affini siamo dentro un vero crime-thriller con tanto di polizia norvegese a indagare casi allucinanti. A quel punto, siccome si può pescare nella Storia, in questa seconda stagione sbuca dalle acque - è da lì che arrivano i cosiddetti discronici - anche Jack lo Squartatore, o qualcuno che lo richiama parecchio. La miscela è esplosiva - e può essere respingente, ovvio.
L' integrazione è un tema vero, tanto che la protagonista è una antica ragazza vikinga (avercene) che si è educata al ruolo di detective di prim' ordine nella polizia di Oslo. Come detto è tutto folle, sicuramente insolito, con snodi di racconto nei quali succede di trovare un antico re diventato oggi uno youtuber di successo, che rivuole il trono. A raccontarlo sembra una cosa di pazzi furiosi. E invece. I due creatori sono gli stessi di quel gioiello di alcuni anni fa che si chiamava Lilyhammer (con Little Steven mafioso tra le nevi). Più vari effetti perversi, tipo iniziare a familiarizzare con attori norvegesi, vedi una certa Ragnhild Gudbrandsen che era capo dei Servizi segreti nella fondamentale Occupied (da Jo Nesbø, su Netflix).
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