Human Traffic

ambientato nel Galles degli anni 90 tra fredde ambientazioni esterne sotto la perenne minaccia della pioggia e tipici pub britannici riempiti dai più cult sound dell'epoca, si snoda intorno alle storie di cinque ragazzi uniti soprattutto da una schietta e dichiarata passione per le droghe. C'è chi lascia il lavoro e chi se ne lamenta, c'è chi nn ha mai fatto nulla nella vita, ma tutti aspettano il venerdì sera sinceramente votati all'assunzione di molteplici droghe naturali e sintetiche. Sarebbe un film inutile se non centrasse in pieno il suo obiettivo che è di raccontare, semplicemente, senza ipocrisie o esaltazioni, dire davvero tutte le verite. Aggira così il giudizio stereotipato e di indiscrimanata condanna della società in generale nei confronti della "generazione" e regala più di qualche sincero sorriso a chi si rivede in certe situazioni da notte inoltrata. Non mancano neanche spiccioli ma concreti spiragli di lucida riflessione sul mondo della notte, sulla paranoia da post sballo (nn poteva mancare nel gruppo quello che dopo la festa si ripromette di smettere) e sul mondo di chi nn più adolescente e non ancora adulto è perennemente in bilico tra il costruirsi un futuro e il lasciarsi andare al vivere attimo per attimo