Ciao Ni' |
|
|||||||||
Un film di Paolo Poeti.
Con Renato Zero, Renzo Rinaldi, Nerina Montagnani, Victoria Zinny, Rita Di Lernia.
continua»
Commedia musicale,
durata 92 min.
- Italia 1979.
MYMONETRO
Ciao Ni'
valutazione media:
3,20
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
|
||||||||||
|
||||||||||
|
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Zero cantante-di(v)o e filmaker. Ma con autoironiadi StefanoAndreoliFeedback: 200 | altri commenti e recensioni di StefanoAndreoli |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
lunedì 19 gennaio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Girato in 16mm mettendo assieme le riprese di un concerto del 1978 a quelle realizzate negli studi della Dear in soli nove giorni, Ciao nì riuscì a incassare nelle prime settimane di programmazione più di Superman e complessivamente quasi un miliardo di lire. Ma la cifra che davvero sorprende di Ciao nì è lo spirito ironico, divertito, a tratti persino dissacrante. Zero, affermatosi grazie all’arte tutta italica di mostrarsi conturbante per rivelarsi consolatorio, nel film recita sé stesso con leggerezza, senza autocompiacimenti, giocando a smontare il proprio personaggio in una serie di quadri che non mancano di gusto compositivo e di senso della messa in scena. Nel finale Zero scopre, davanti allo specchio, che è il suo doppio a volerlo uccidere, l’immagine riflessa della normalità ad averne abbastanza di trucchi e travestimenti. In realtà il contrasto non è tanto giocato tra un’anima normalizzatrice e una trasgressiva, ma tra la dimensione privata (Renato Fiacchini che si sente schiacciato dal peso del successo di Renato Zero) e quella pubblica (Renato Zero, che non può sottrarsi all’amore dei fan, persone comuni come Fiacchini, che cercano in Zero l’evasione dalla quotidianità). Il cantante romano – forse per l’unica volta nella sua carriera - non si prende troppo sul serio, più che lanciare messaggi gioca con essi. Vista la scarsità del budget, il regista Poeti, lo scenografo Uberto Bertacca e il direttore della fotografia Sergio Salvati hanno fatto di necessità virtù, inventandosi soluzioni di solido mestiere. Da un lato il kitsch degli interni arabeggianti del «carrozzone», le tinte pastello e le tonalità di bianco degli arredi mettono in risalto i colori sfavillanti degli abiti di Zero e allo stesso tempo, con una certa essenzialità, cercano di evocare un’atmosfera favolistica. Dall’altro l’ironia degli ottimi caratteristi (Carlo Monni, Enzo Rinaldi, Nerina Montagnani, Guerrino Crivello), sorretti da dialoghi quasi mai sotto la soglia della decenza. Efficace (anche in senso economico) l’uso teatrale dello spazio nei tre quadri in cui Zero rievoca il proprio passato: la macchina da presa con una panoramica o con una carrellata in avanti, sposta l’inquadratura da Zero ad una tenda che svela un secondo profilmico, dove si svolge la scena del flash-back e nella quale poi entra in campo lo stesso Zero riportando il tempo al presente della storia. Il limite invece di Ciao nì, il suo peccato (non) originale, risiede proprio nel suo «movente» produttivo, cioè l’aver giocato al ribasso adattando il film a canzoni già incise, anziché tentare di realizzare una vera e propria opera pop con le parti musicali composte in funzione della storia. Le sequenze-concerto, pur tecnicamente buone, sono esteticamente «televisive», svelano la loro natura «fenomenica» che mal si amalgama con quella (ironicamente) «noumenica» dello «Zero a pezzi»: un film dunque, sospeso in una sorta di ambiguità stilistica che sembra involontariamente riflettere quella identitaria del suo protagonista.
[+] lascia un commento a stefanoandreoli »
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ultimi commenti e recensioni di StefanoAndreoli:
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||