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Un film meravigliosamente libero, vivo e allegramente critico. Cioè cinema!
Alexander Kluge è un Godard meno fortunato, più tagliente e morbidamente ruvido, dove Godard è ruvidamente morbido. Kluge si è sicuramente insinuato a Venezia nell'anno del pasticcio veneziano per rimanere nella memoria di pochi, felici ammiratori. Pare ermetico, citazionista, ma lo sberleffo di Kluge è quello di un citazionista inventivo, senza problemi a mescolare citazioni alte e basse, rabelaisianamente, senza preoccuparsi di riferire l'origine delle improbabili sentenze, che inserite nello sviluppo cinematografico acquistano un senso, anzi molti! Hannelore Hoger è pronta a servire il regista e si muove nel film come una brillante maschera busterkeatoniana. Ratlos! È un omperativo cunematografico!
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