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L’audace colpo dei soliti ignoti è in realtà il vero capolavoro e capostipite della commedia all’italiana. Non fatevi ingannare dai luoghi comuni. Quasi tutte le recensioni di critici snob considerano questo sequel de “I soliti ignoti” un film di qualità inferiore rispetto all’opera prima, forse perché nel primo film recitavano due grandi attori come Totò e Mastroianni, che invece erano assenti nel film di Loy. Invece un’analisi attenta dimostra che il primo film fu solo una prova generale, una sorta di “prologo” di quello che fu invece il vero film perfetto e completo della storia della maldestra banda di ladruncoli.
E non a caso il pubblico ha sempre gradito maggiormente questo film di Loy (che viene sempre trasmesso regolarmente in tv da molti anni) rispetto a quello di Monicelli.
Infatti il film di Loy possiede 2 qualità notevoli che mancavano al film di Monicelli: ha un ritmo velocissimo, con una serie continua di gag e battute esilaranti, ed è pervaso da un’atmosfera di allegria e comicità che invece era assente nel primo film. Benché il soggetto dei due film sia praticamente identico: una banda di ladruncoli scalcagnati che cerca di organizzare un colpo magistrale, nel primo film dominavano una cupezza e un pessimismo di fondo (di stampo “neorealista” e post-bellico), ad esempio nelle frequenti scene nel carcere, oppure nella tragica morte di Cosimo travolto da un tram. Estremamente lenta e macchinosa era poi tutta la descrizione del furto nella casa disabitata. Grave difetto del primo film era stato anche l’avere concluso la storia con un esito incompiuto e fallimentare: il furto non era riuscito, il progetto della banda era rimasto incompiuto.
La validità artistica de “l’audace” consiste proprio nell’avere compendiato in modo sarcastico ed efficacissimo le mentalità degli italiani, soprattutto - ma non solo - della fine degli anni ’50, in pieno boom economico. Virgilio, il milanese organizzatore del colpo, all’apparenza sembra preciso, energico, intelligente e dotato di ingenti mezzi (luogo comune del “nordico” ricco). Ma poi si rivelerà null’altro che un “bauscia”, un ladruncolo gradasso e squattrinato che si era fatto anticipare 100.000 lire dalla cugina Floriana, che invece si dimostrerà molto più scaltra di quanto non lascino credere i suoi modi da sprovveduta. E i 4 compari romani, alla fine, riusciranno a portare a termine il colpo, e ad impadronirsi degli 80 milioni del totocalcio, anche se poi restituiranno il maltolto, a causa dei loro scrupoli morali.
Insomma, il film è – come pochi altri - un’autentica e preziosa “miniera filologica” per ricostruire linguaggi, stili di vita, mentalità, dell’Italia del boom economico di fine anni ’50 – inizio anni ‘60. Ed è davvero la pietra miliare della commedia all’italiana, poiché i film successivi prenderanno sempre come modello la sua struttura di dialoghi serrati e battute fulminanti, ad esempio “I mostri”, “Il giovedì”, “Il sorpasso”, “Straziami, ma di baci saziami”, di Dino Risi.
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