Pochi episodi, ciascuno con un tema diverso e con un punto di vista diverso.
Primo episodio: un crimine è provato da immagini, gli investigatori iniziano seguendo metodi tradizionali. Fatti e comportamenti devono avere un significato, quello che darebbero persone adulte. L’ambientazione è nei locali della Polizia, il punto di vista è dell’adulto-investigatore e il modo di ragionare è il razionale-adulto. Il tredicenne arrestato è un criminale come altri.
Secondo episodio: alla ricerca del movente gli investigatori vanno nella scuola della vittima e assassino. L’ambientazione è nella scuola, il punto di vista viene messo in discussione, il modo di ragionale diviene quello dei social-media. Tutto assume significato nuovo. Questo è l’episodio più significativo.
Terzo episodio: il tredicenne omicida viene visitato da una psicologa forense. Il punto di vista è ambiguo, poco credibile per un tredicenne ingenuo o furbo, ma che ora usa un linguaggio forbito, adulto e che cerca di manipolare la psicologa.
Ultimo episodio: l’ambientazione è la casa d’origine, la famiglia i rapporti distrutti e da ricostruire. Solo una decisione imprevista del figlio omicida scatena un esame di coscienza che altrimenti forse non sarebbe mai avvenuto.
La struttura della serie è originale, almeno rispetto ad altre che si muovono noiosamente avanti e indietro nel tempo. Viene scelto l’aspetto tematico, a vantaggio di una recitazione teatrale, fatta di scene lunghe (persino troppo), nelle quali emerge la bravura degli attori (fuori discussione). Purtroppo l’indagine psicologica dell’adolescente arriva a oltrepassare la soglia di credibilità e a omettere l’approfondimento di altri personaggi (soprattutto compagni di classe del tredicenne omicida) quindi della realtà dei social media.
Il linguaggio cinematografico è monotono, fatto spesso da piani sequenza che non aggiungono significati né legano temi o personaggi: restituiscono l’idea di una “fredda progettazione” più che di una evoluzione narrativa. Piani sequenza spesso alternati all’improvviso a scene lunghissime, anche di venti minuti.
In conclusione, l’idea di base è valida, il materiale a disposizione ampio, la recitazione ottima, ma la costruzione cinematografica – sebbene di alto livello, questo lo si percepisce – porta a un risultato che lascia a desiderare.
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