elgatoloco
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martedì 2 novembre 2021
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notevole film"fantastico"
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Ir"Post mortem"(Peter Bergendy, che ha anche scritto il fim , che è an che film TV, 2020, nulla a che vedere con il bel film cileno di 10 anni prima)troviamo un fotografo, che era rimastro feirto nella prima guerra mondiale e dopo quell'avento era diventato un professionista, peraltro in un periodo segnato dall'epidemia di influenza "spagnol", come noto molto pericolosa. Spinto da una ragazzina orfana a recarsi un un paesino ungherese vino al suo, fotograferà i morti e il loro parenti, assistendo anche a uno "show" incredibile di fantasmi .I due cambieranno luogo, non prima di aver incontrato varie sorprese, anche "naturalmente"legate alla loro ricerca, che per l'uomo è anche l'0uncio modo per sostentarsi.
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Ir"Post mortem"(Peter Bergendy, che ha anche scritto il fim , che è an che film TV, 2020, nulla a che vedere con il bel film cileno di 10 anni prima)troviamo un fotografo, che era rimastro feirto nella prima guerra mondiale e dopo quell'avento era diventato un professionista, peraltro in un periodo segnato dall'epidemia di influenza "spagnol", come noto molto pericolosa. Spinto da una ragazzina orfana a recarsi un un paesino ungherese vino al suo, fotograferà i morti e il loro parenti, assistendo anche a uno "show" incredibile di fantasmi .I due cambieranno luogo, non prima di aver incontrato varie sorprese, anche "naturalmente"legate alla loro ricerca, che per l'uomo è anche l'0uncio modo per sostentarsi.. Decisamente un film che lavora, anche con un inizio(solo l'inizio, però)che percorre la strada del falso docufilm o simili, mostrando all'inaizio le segquenze belliche, che poi però gioca sulle dimensione dell'allusione e della metafora, le uniche due figure retoriche che servano per trattare filmicamente il tema dei"fantasmi", intesi sia come fantasmi mentali sia però soprattutto con ciò che intendiamo in senso comune come"fantasmi", ciè apparizioni, manifestazioni dei morti,. Naturalmente i fantasmi si vedono, fanno"ballare", nel senso di muoversi sconsideratamente i ivi e gli oggetti che questi fantalmnete maneggiano, ma ciò che è più interessante è ciò che non si vede/non si può vedre, perché il regista ce lo fa ituire, non vedere...)e dunque quanto noi associamo con i fantasmi, anche a partire dal nostro bagagio di letture, di conoscenze, di sorprese che aspettiamo e di altre che invece vorremmo evitare, anche in ogni modo. IN altri termini, si può parlare di"fantasma filmico", ma quando il cosideetto.supposto-presunto"fantasma filmico" inercetta, nel senso di trattare direttamente il tema dei fantasmi, allora o si vedono banalità , come quelle di certi vecchi film degli anni 1950-196o oppure si enmtra in quella dimensione, in parte"nascosta", che vorremmo/non vorremmo vedere e che evitiamo-cerchaimo di evitare pur avendo un gran voglia di intcontrare, possibilmente al cinena, dunque con la separatezza garantita rispetto al"reale". Si pottebbe obiettare e qualcuno lo ha fatto, che il film ci racconta poco, non ci fa"vedere molto", ma il cinema è quanto si vede come ciò che semoplicemente si intuisce.... Notevoli anche gli(le intrepreti. forse Jancso è lontano, ma ci si può senz'altro accontentare... El Gato
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(di claudio a.m.)
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carloalberto
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martedì 2 novembre 2021
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un horror lasciato a metà
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Ambientazione storicamente credibile, alla fine della guerra del 15-18 nella campagna ungherese, atmosfera macabra, ricreata realisticamente attraverso il lavoro di un fotografo dei morti, pratica comune nell’ottocento ed ancora in uso agli inizi del novecento, suspense mantenuta nella prima parte, con alternanza di scene di vita quotidiana interrotte dall’irruzione di qualche evento soprannaturale. Tutta la costruzione faticosamente messa in piedi da Péter Bergendy cade improvvisamente, sprofondando come la casa nel film, in un mare di banalità, e l’horror, non sottraendosi al destino di molti prodotti contemporanei dello stesso genere, decade nel fantasy harrypottiano, grazie soprattutto alla somiglianza dei mostri con i mangiamorte, perdendo di credibilità anche per la improbabile recitazione della protagonista bambina, che sorride dalla prima all’ultima sequenza come se stesse partecipando ad un programma televisivo.
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Ambientazione storicamente credibile, alla fine della guerra del 15-18 nella campagna ungherese, atmosfera macabra, ricreata realisticamente attraverso il lavoro di un fotografo dei morti, pratica comune nell’ottocento ed ancora in uso agli inizi del novecento, suspense mantenuta nella prima parte, con alternanza di scene di vita quotidiana interrotte dall’irruzione di qualche evento soprannaturale. Tutta la costruzione faticosamente messa in piedi da Péter Bergendy cade improvvisamente, sprofondando come la casa nel film, in un mare di banalità, e l’horror, non sottraendosi al destino di molti prodotti contemporanei dello stesso genere, decade nel fantasy harrypottiano, grazie soprattutto alla somiglianza dei mostri con i mangiamorte, perdendo di credibilità anche per la improbabile recitazione della protagonista bambina, che sorride dalla prima all’ultima sequenza come se stesse partecipando ad un programma televisivo.
Il crescendo di effetti speciali da baraccone digitale, con i poveri contadini che svolazzano grottescamente nel piccolo borgo strattonati qua e là come pupazzi dagli spiriti maligni, è inversamente proporzionale alla tensione, che diminuisce pian piano fino a scomparire del tutto nel finale fiabesco con i due eroi a cavallo mentre vanno a salvare un altro paesino infestato.
Povera la trama, basata sull’incontro di due anime gemelle che hanno vissuto la stessa esperienza, sebbene per cause diverse, l’uno sopravvissuto allo scoppio di una granata sul campo di battaglia, l’altra alla morte dopo essere stata partorita, dotate entrambe, per questo motivo, della capacità di entrare in contatto con le diaboliche creature venute dall’aldilà a portare lo scompiglio nel piccolo borgo rurale.
Forzata l’allegoria moraleggiante della favola, per cui i malvagi sono soltanto creature non comprese, perché nessuno si adopera, come invece fanno, per vocazione e destino, i due protagonisti, di raccoglierne, con dagherrotipi, magnetofoni e foto trappole, le oscure ragioni che li hanno condotti a distruggere mezzo paese e a decimarne la popolazione.
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