irretendo
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martedì 8 dicembre 2020
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se questo è cinema....
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Il cinema non è forse quella fabbrica dei sogni dove possiamo immergerci per credere di aver viaggiato per qualche ora al di là della nosta vita quotidiana? Se questo è vero, siamo qui di fronte a un prodotto di alto artigianato dove tutto funziona al meglio - recitazione, scene, fotografia, accompagnamento musicale, montaggio - tranne ciò che dovrebbe essere fondamentale, ovvero una trama che abbia un senso e una coerenza interna. La sceneggiatura sembra scritta da un adolescente in via di fantasie emo che hanno sentito il bisogno di trovare nell'immediato un qualsiasi sfogo: così diviene lecito che nel corso del racconto possa accadere di tutto e il contrario di tutto in totale gratuità, senza che la storia possa minimamente prendere una piega di una qualche legittimità per lo spettatore, né suscitare una tensione qualsiasi.
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Il cinema non è forse quella fabbrica dei sogni dove possiamo immergerci per credere di aver viaggiato per qualche ora al di là della nosta vita quotidiana? Se questo è vero, siamo qui di fronte a un prodotto di alto artigianato dove tutto funziona al meglio - recitazione, scene, fotografia, accompagnamento musicale, montaggio - tranne ciò che dovrebbe essere fondamentale, ovvero una trama che abbia un senso e una coerenza interna. La sceneggiatura sembra scritta da un adolescente in via di fantasie emo che hanno sentito il bisogno di trovare nell'immediato un qualsiasi sfogo: così diviene lecito che nel corso del racconto possa accadere di tutto e il contrario di tutto in totale gratuità, senza che la storia possa minimamente prendere una piega di una qualche legittimità per lo spettatore, né suscitare una tensione qualsiasi. Dario Argento è il modello, certo, ma almeno il nostro aveva il pudore di fornire alla propria cupa immaginazione un filo conduttore al quale legare in maniera incalzante l'attenzione dello spettatore. Alla fine, francamente avrei preferito occupare il mio tempo in un modo migliore, magari guardando un vero film.
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irretendo
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martedì 8 dicembre 2020
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se questo è cinema....
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Il cinema non è forse quella fabbrica dei sogni dove possiamo immergerci per credere di aver viaggiato per qualche ora al di là della nosta vita quotidiana? Se questo è vero, siamo qui di fronte a un prodotto di alto artigianato dove tutto funziona al meglio - recitazione, scene, fotografia, accompagnamento musicale, montaggio - tranne ciò che dovrebbe essere fondamentale, ovvero una trama che abbia un senso e una coerenza interna. La sceneggiatura sembra scritta da un adolescente in via di fantasie emo che hanno sentito il bisogno di trovare nell'immediato un qualsiasi sfogo: così diviene lecito che nel corso del racconto possa accadere di tutto e il contrario di tutto in totale gratuità, senza che la storia possa minimamente prendere una piega di una qualche legittimità per lo spettatore, né suscitare una tensione qualsiasi.
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Il cinema non è forse quella fabbrica dei sogni dove possiamo immergerci per credere di aver viaggiato per qualche ora al di là della nosta vita quotidiana? Se questo è vero, siamo qui di fronte a un prodotto di alto artigianato dove tutto funziona al meglio - recitazione, scene, fotografia, accompagnamento musicale, montaggio - tranne ciò che dovrebbe essere fondamentale, ovvero una trama che abbia un senso e una coerenza interna. La sceneggiatura sembra scritta da un adolescente in via di fantasie emo che hanno sentito il bisogno di trovare nell'immediato un qualsiasi sfogo: così diviene lecito che nel corso del racconto possa accadere di tutto e il contrario di tutto in totale gratuità, senza che la storia possa minimamente prendere una piega di una qualche legittimità per lo spettatore, né suscitare una tensione qualsiasi. Dario Argento è il modello, certo, ma almeno il nostro aveva il pudore di fornire alla propria cupa immaginazione un filo conduttore al quale legare in maniera incalzante l'attenzione dello spettatore. Alla fine, francamente avrei preferito occupare il mio tempo in un modo migliore, magari guardando un vero film.
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irretendo
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martedì 8 dicembre 2020
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se questo è cinema....
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Il cinema non è forse quella fabbrica dei sogni in cui per qualche ora possiamo immergerci e credere di aver viaggiato? Beh, se questo è vero, siamo di fronte a un prodotto di alto artigianato dove tutto funziona al meglio - recitazione, scene, fotografia, montaggio - tranne ciò che dovrebbe essere fondamentale: una sceneggiatura con un senso compiuto e una sua coerenza interna. Il soggetto sembra scritto da un adolescente in via di fantasie emo, nel quale può succedere di tutto e il contrario di tutto senza alcun filo conduttore se non quello delle libere associazioni di una fantasia cupa ed altrettanto priva di una direzione sensata. Dario Argento è il modello, certo, ma almeno il nostro dava ai suoi prodotti un senso compiuto sul piano della trama, che qui invece si sviluppa nella più completa gratuità.
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Il cinema non è forse quella fabbrica dei sogni in cui per qualche ora possiamo immergerci e credere di aver viaggiato? Beh, se questo è vero, siamo di fronte a un prodotto di alto artigianato dove tutto funziona al meglio - recitazione, scene, fotografia, montaggio - tranne ciò che dovrebbe essere fondamentale: una sceneggiatura con un senso compiuto e una sua coerenza interna. Il soggetto sembra scritto da un adolescente in via di fantasie emo, nel quale può succedere di tutto e il contrario di tutto senza alcun filo conduttore se non quello delle libere associazioni di una fantasia cupa ed altrettanto priva di una direzione sensata. Dario Argento è il modello, certo, ma almeno il nostro dava ai suoi prodotti un senso compiuto sul piano della trama, che qui invece si sviluppa nella più completa gratuità. Francamente avrei voluto occupare il mio tempo in un modo migliore, magari con un vero film.
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toty bottalla
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mercoledì 6 maggio 2020
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argomenti "alti" per un horror complicato!
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Un racconto estenuante: Lento, lungo e improbabile che rende il lavoro di Balaguerò troppo complicato e pesante alla visione, la trama ondeggia tra sacro e profano risultando confusa e inafferrabile con troppi elementi ingarbugliati, un film che non ti prende e non convince, ma poi diciamoci la verità, quanti di noi si andrebbero a cacciare nei guai occulti quando la vita è già così complicata? Saluti!
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elgatoloco
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martedì 5 maggio 2020
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balaguerò sulle orme di argento("inferno")
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Con questo"Musa"(non"La settima", come nella traduzione italiana), Jaume Balaguerò, maestro catalano dell'horror fantastico compie qualche passo indietro. Traendo spunto da una"novela"(romanzo)dell'autore spagnolo José Carlos Somoza, "La dama numero trece"(la signora numero tredici)in questa produzione inter-europea(SPagna, Francia, Belgio, Irlanda e tra Irlanda e GB è l'ambientazione) , il regista catalano ci parla dell'emergere dell'imago"huevo"(uovo)di alchemico -junghiana memoria, delle Muse virate in senso non solo irrazionale(sono fautrici.protrettci delle arti, dunque sono in qualche modo"irrazionali")ma negativo-violento e questa è una trasfromazione radicale rispedtto allo schema"apollineo"(per dirla con Nietzsche), che di per sé, come stravolgimento.
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Con questo"Musa"(non"La settima", come nella traduzione italiana), Jaume Balaguerò, maestro catalano dell'horror fantastico compie qualche passo indietro. Traendo spunto da una"novela"(romanzo)dell'autore spagnolo José Carlos Somoza, "La dama numero trece"(la signora numero tredici)in questa produzione inter-europea(SPagna, Francia, Belgio, Irlanda e tra Irlanda e GB è l'ambientazione) , il regista catalano ci parla dell'emergere dell'imago"huevo"(uovo)di alchemico -junghiana memoria, delle Muse virate in senso non solo irrazionale(sono fautrici.protrettci delle arti, dunque sono in qualche modo"irrazionali")ma negativo-violento e questa è una trasfromazione radicale rispedtto allo schema"apollineo"(per dirla con Nietzsche), che di per sé, come stravolgimento.negazione sarebbe però accettabilee. Il probelma è che, per mantenere viva la tensione, Balaguerò si serve, a tratti ma abbastanza spesso, di"mezzucci"quali pioggia dirompente, continua, luci soffuse o assenti, di horror facile, "à la trançonneuse", di effetti gore facilissimi e qui"casca l'asino", se vogliamo. Horror diseguale, non banale, questo "Musa"(2017)non è da"dannare", ma da relativizzare. L'autore ha realizzato, come sceneggiatore.regista opere ben maggiori, mentre qui, oltre ai difetti rilevatti, dove poi si perde la funzione complessiva dell'opera di Somoza, che mostra il fallimento dell'opera del protagonista, poeta che ha rinunciato alla poesia-ora professore di letteratura in crisi creativa, in contrasto con la sua ispirazione e in lotta infelice con le"Muse", in quanto gli effetti sopravanzano quanto realmente è da osservare, da far emergere realmente, nel contrasto ragione-mera intuizione, sentimento-sensazione, con un autore filmico di sicuro rispetto che in qualche modo sembra prigioniero del"complesso di Dario Argento"che già negli anni 1980 percorreva i mito delle "tre madri"(cfr.soprattutto"Inferno"del 1980), dove le Muse, nella loro delcinazione particolare qui usata, sulle orme dello scrittore Somoza ma direi anche di Argento sono in quache modo più che altro pretesti per mostrare un horror gratuito. C'è poi la compinente del sogno che andrebbe seguita più da vicino, che invece qui si perde per strada...Fra gli/le interpreti, Elliott Cowan, ANa Litaru e Franka Potente risultano comunque efficaci. El Gato
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carloalberto
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venerdì 24 agosto 2018
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ovvero biancaneve e i sette nani
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“Lasciate ogni speranza o voi che entrate”, citazione dall’inferno dantesco declamata nella scena iniziale in un’aula universitaria dal protagonista, Elliot Cowan, che potrebbe ambiguamente risuonare come monito allo spettatore, entrato in sala per vedere un horror, come uno della serie dei REC, o un thriller alla Balagueró come il bellissimo Bed time ed invece, dopo un inizio promettente, tra thriller ed horror, del regista spagnolo ormai specializzatosi in quest’ultimo genere, si trova catapultato in un film che cade rapidamente e rovinosamente nella banalità di un racconto fiabesco in cui le muse sono rappresentate come una sorta di streghe, ognuna dotata di poteri magici diversi ed il protagonista come un principe azzurro, che dovrà liberare se stesso e l’unica musa buona, biancaneve o la fata turchina, da un terribile sortilegio, con un finale annunciato e prevedibile a metà film e suspense limitata a una o due scene.
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“Lasciate ogni speranza o voi che entrate”, citazione dall’inferno dantesco declamata nella scena iniziale in un’aula universitaria dal protagonista, Elliot Cowan, che potrebbe ambiguamente risuonare come monito allo spettatore, entrato in sala per vedere un horror, come uno della serie dei REC, o un thriller alla Balagueró come il bellissimo Bed time ed invece, dopo un inizio promettente, tra thriller ed horror, del regista spagnolo ormai specializzatosi in quest’ultimo genere, si trova catapultato in un film che cade rapidamente e rovinosamente nella banalità di un racconto fiabesco in cui le muse sono rappresentate come una sorta di streghe, ognuna dotata di poteri magici diversi ed il protagonista come un principe azzurro, che dovrà liberare se stesso e l’unica musa buona, biancaneve o la fata turchina, da un terribile sortilegio, con un finale annunciato e prevedibile a metà film e suspense limitata a una o due scene. Balagueró e le sette muse ovvero biancaneve e i sette nani.
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ashtray_bliss
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domenica 12 agosto 2018
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le muse di balaguero'.
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Le muse secondo la mitologia Greca che le ha partorite e regalate al mondo erano nove ed erano indissolubilmente legate al mondo dell'arte. Non a caso si è tramandato il detto di musa ispiratrice per qualsivoglia artista, dai pittori ai poeti ai musicisti. Le muse, eteree creature e divinità protettrici dell'arte e degli artisti, venerate al pari dei dodici dei dell'Olimpo nell'antica Grecia hanno continuato per secoli a influenzare e alimentare questo immaginario collettivo che si è espresso in un'ampia gamma di rappresentazioni; da quelle letterarie (da Omero a Shakespeare) a quelle pittoriche e musicali e ora approdano sul grande schermo sotto una luce completamente nuova e originale.
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Le muse secondo la mitologia Greca che le ha partorite e regalate al mondo erano nove ed erano indissolubilmente legate al mondo dell'arte. Non a caso si è tramandato il detto di musa ispiratrice per qualsivoglia artista, dai pittori ai poeti ai musicisti. Le muse, eteree creature e divinità protettrici dell'arte e degli artisti, venerate al pari dei dodici dei dell'Olimpo nell'antica Grecia hanno continuato per secoli a influenzare e alimentare questo immaginario collettivo che si è espresso in un'ampia gamma di rappresentazioni; da quelle letterarie (da Omero a Shakespeare) a quelle pittoriche e musicali e ora approdano sul grande schermo sotto una luce completamente nuova e originale.
Balaguerò decide di adattare il romanzo del cubano Somoza proponendo un affresco delle muse in chiave dark e macabra confezionando un prodotto variegato in costante equilibrio tra il thriller e l'horror metafisico contaminandolo con elementi di dark fantasy (che rievocano i capolavori di Del Toro) mescolati ad un soffuso tono fiabesco, onirico, surreale seppur cupo e talvolta plumbeo e inquietante che aiuta a creare un'atmosfera densa di simbolismi e affascinanti metafore inerenti agli scrittori e poeti, le loro muse ispiratrici e l'inferno che ognuno di noi si porta dentro.
Un film di maniera e stile, il nuovo lavoro del regista spagnolo che affidandosi ad un cast multietnico e scegliendo come location i sempre evocativi, mistici e intriganti panorami irlandesi, avvolti da quel sottile velo di nebbia e decadente romanticismo che li abbraccia e li offusca, crea un ottimo lungometraggio che pur distaccandosi dalla classica rappresentazione delle muse come la tradizione ci ha tramandato riesce a catturare e affascinare lo spettatore. Qui infatti le muse non solo sono sette anzichè nove (e non è un caso, poichè sotto molteplici aspetti il numero sette è simbolo della perfezione) ma hanno abilità e caratteristiche sovrannaturali e poteri oscuri; sono vendicative, opportuniste, crudeli e spietate. Tormentano i loro eletti senza pietà, coloro che le invocano in cerca di ispirazione letteraria, e sono molto più assimilabili a creature occulte come le streghe di fiabesca o Suspiriana memoria (i rimandi al classico capolavoro del maestro nostrano dell'orrore paiono quasi inevitabili).
In questo intrigante contesto seguiamo la storia di un professore universitario, Samuel Solomon, tormentato dai demoni del suo passato e dai sensi di colpa per la morte della sua ragazza, suicidatasi in circostanze misteriose, il quale a un anno di distanza dal tragico evento ha degli incubi ricorrenti riguardo alcune dame in nero (le muse) e una vittima di un rituale magico. Ossessionato da questo incubo si recherà sul posto delle sue visioni e finirà per incontrare e collaborare con Rachel, donna misteriosa dal passato tumultuoso che ha lo stesso incubo ed è decisa a risolvere il mistero del rituale, delle dame e del sogno in comune. Con una serie d'indizi, scoperte, citazioni poetiche e fili conduttori si creerà un fitto intreccio di eventi che coinvolgeranno disparate persone, tutte accomunate dalla passione e invocazione per le muse, le quali si riveleranno coloro che muovono i fili del destino dei protagonisti per ottenere il risultato finale sperato che coinvolge, appunto, Rachel e Samuel.
Innegabilmente Muse, o come da adattamento italiano La 7a Musa, è un film molto atmosferico e gran parte suo fascino nonchè uno dei suoi punti di forza sono l'uso estremamente convincente e riuscito della fotografia, ambientazione e location che lo rendono a pieni meriti un gothic horror di notevole fattura. Eerie & creepy come da tradizione irlandese le ambientazioni rafforzano l'immaginario creato da Balaguerò di luogo non luogo dominato dal mistero, dalla paura verso l'ignoto e dalle venature soprannaturali derivate dalle dame, rigorosamente di nero vestite e velate giusto per ribadire il concetto. Accentuato anche dalla fotografia che accresce la sensazione di assistere ad una fiaba oscura ed essere trasportati in questo mondo dalle sembianze oniriche, strane, surreali e inquietanti. Ma non mancano nemmeno i momenti puramente horror che appagano sicuramente parte degli spettatori; niente scene truculente o particolarmente violente ma il sangue e qualche raccapricciante parentesi non viene certo dimenticata o risparmiata.
Buona anche la sceneggiatura che trasporta i suoi protagonisti un passo alla volta più vicini alla risoluzione del mistero e amalgama bene molteplici ingredienti pur senza fornire tutte le risposte che lo spettatore si aspetta e si pone durante la visione. Particolarmente apprezzabili sono le citazioni poetiche e letterarie e l'idea complessiva di riproporre le muse in chiave oscura e fiabesca, creando questo immaginario fantasy e visionario che si mantiene ancorato nel terreno di film per adulti senza cadere nei clichè e nelle banalità, cosa che conferma anche l'inaspettato, originale e poco edificante finale.
Inciampa tuttavia un poco nella scelta degli attori; dopo un po' di tempo infatti si fatica a dare pieno credito e fiducia a Elliot Cowan (che ha al suo attivo perlopiù ruoli di supporto e mediocri b-movie come Howl, 2015) nei panni del professore tormentato, troppo ingenuo e monoespressivo. Se la cava meglio la Rumena Ana Ularu nel ruolo di Rachel, donna in fuga dalle muse, che riesce a essere adeguatamente convincente nella sua personale battaglia contro le dame. Buono il resto del cast per il tempo concessogli sullo schermo tra cui figura Potente e Lloyd (di Ritorno al Futuro).
Nel complesso si tratta di un thriller di notevole impatto, visivo sopratutto, che ricrea ed evoca ambientazioni e atmosfere dal carattere gotico in modo impeccabile proponendo contemporaneamente una storia intrigante dove mitologia, fantasia, ispirazione artistica e cultura letteraria si incontrano e si fondono formando un prodotto godibile e interessante che appaga totalmente lo spettatore sia per l'apparato tecnico (regia, fotografia, location, musica ed effetti sonori) che narrativo. Voto: 3/5.
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ralphscott
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domenica 5 agosto 2018
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quando la poesia uccide
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Tre stelle e mezza. Balaguerò si conferma un ottimo visionario. Storia originale e ben sceneggiata,ricca di colpi di scena. Una favola nera affascinante,con andamento elittico che porta ad un finale emozionante e crudele. Le Muse sono spietate,subdole e pericolose. Mi hanno evocato le streghe di alcuni film di D.Argento (Suspiria,Inferno).
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