“Walesa - L’uomo della speranza”del più grande regista polacco Andrzej Wajda, con una straordinaria interpretazione di Robert Wieckiewicz nei panni del leader sindacale.
Wieckiewicz deve aver passato svariate settimane a studiare documentazione video ritraente Walesa, poiché ne riesce a riprodurre perfettamente le movenze, la gesticolazione, il modo di parlare e lo stesso timbro di voce. Vi è quasi una osmosi fra i documentari che punteggiano lo scorrimento dell’opera e la parte recitata: Wieckiewicz è Lech Walesa. La stessa tecnica filmica di ripresa e la pellicola utilizzata fanno sì che lo spettatore posi l’occhio su immagini di repertorio dell’epoca e scene attoriali, senza soluzione di continuità e senza una marcata differenza.
Splendida anche l’attrice Agnieszka Grochowska che ricopre il ruolo della moglie di Lech, Danuta, la quale incarna mirabilmente il brocardo “dietro ad un grande uomo v’è sempre una grande donna”.
La storia dell’inizio della liberazione del Popolo polacco dalla tirannide comunista e sovietica è percorsa lungo il solco tracciato dalla intervista rilasciata da Lech Walesa alla valorosa giornalista fiorentina Oriana Fallaci (la bravissima Maria Rosaria Omaggio che, per tale interpretazione, ha ricevuto nel 2013, al Festival internazionale del Cinema di Venezia, il Premio Francesco Pasinetti, menzione speciale), dialogo fedelmente riportato nel suo libro postumo “Intervista col potere”: la rivolta degli operai dei cantieri navali di Danzica nel dicembre 1970; la messa celebrata il 2 giugno 1979 dal Giovanni Paolo II (da poco eletto Pontefice) a Varsavia davanti ad un milione di fedeli; l’organizzazione dello sciopero e della occupazione dei cantieri di Danzica, nell’agosto del 1980, da parte del nuovo sindacato libero dalla oppressione bolscevica Solidarnosc; il colpo di Stato militare ad opera del generale Jaruzelski (recentemente deceduto) nel dicembre 1981; la morte nel novembre 1982 di Breznev; il riconoscimento a Walesa del Premio Nobel per la Pace nel 1983, ritirato, però, dalla consorte (umiliata al suo rientro dalle guardie rosse) per evitare che il marito non potesse più tornare in Patria; l’avvento della glasnost e della perestroika di Gorbacef nel 1986; la caduta del Muro di Berlino il 9 novembre 1989, con la conseguenziale fine del dispotico e dittatoriale socialismo reale nell’est europeo; e, al termine, il commovente discorso pronunziato da Walesa nel 1989 dinanzi il Congresso degli Stati Uniti D’America.
Lavoro di alto pregio didattico e didascalico, istruttivo, appassionato ed emozionante, che sarebbe doveroso mostrare al più alto numero di scolaresche.
Fabrizio Giulimondi
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antonio montefalcone
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lunedì 9 giugno 2014
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un film istruttivo per le nuove generazioni
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Sono pienamente d'accordo con le tue parole. L'ultimo film di Wajda - tra l'altro l'ennesimo tassello di un mosaico filmografico sulla storia del popolo polacco e non solo, è molto interessante e, come dici tu, apprezzabile nel suo nobile intento divulgativo, utile a livello didattico per le nuove generazioni. Molto fedele in modo cronachistico alla catena degli eventi (che tu hai ben riassunto), l'opera è un ricco e didascalico repertorio di immagini del recente passato europeo. Una pellicola appassionata e istruttiva, da vedere. A presto Fabrizio Giulimondi.
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