riccardo tavani
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lunedì 27 gennaio 2014
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la pupilla aperta sulla colpa e il debito
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Il titolo originale greco è η κόρη (I kóri), che è molto simile al greco antico, significa sia figlia, fanciulla che pupilla (d’altronde anche in italiano pupilla è diminutivo di pupa). Questa precisazione ha un importante richiamo filosofico nel dialogo di Platone Alcibiade, il quale diventa sua volta una chiave interpretativa del film. Nel dialogo platonico Socrate dice che la pupilla permette sì di vedere all’occhio, ma da questo non è a sua volta vista. Solo in un caso la pupilla può vedere la propria immagine: quando guarda nell’occhio di un’altra persona che sta di fronte e si vede così riflessa. Subito dopo la sequenza iniziale di ambientazione nel bosco, con il dettaglio delle lame di ascia per il taglio degli alberi, appare e resta per un po’ fissa sullo schermo intero la pupilla in primo piano di Myrto, la figlia quattordicenne protagonista di questa vicenda della Grecia imprigionata nella sua crisi di questi ultimi anni. È come se l’inquadratura dicesse: “Guardate nei miei occhi e vedrete la vostra pupilla, la vostra anima, quella di tutta la nostra terra nel presente”. E lo sguardo di Myrto è subito severo, tagliente, come il filo di lama di quelle asce nel bosco. Lei sta guardando da dietro le sbarre di un cancello fuori della scuola, ma poi si arrampica su esso per avere la vista sgombra, dall’alto sulla sua vittima, Angélos, un ragazzino più piccolo e con il quale lei ha una consuetudine quasi familiare. Angélos, infatti, è il figlio del socio di suo padre in una segheria di legname che affonda, proprio a causa della crisi, dei debiti accumulati e non saldati, della chiusura del credito decretato da parte di un sistema bancario, protagonista in tutto il mondo di scandalosi fallimenti. Myrto, però, pensa che il responsabile primo dei guai nei quali si trova ora suo padre, della messa sotto sequestro della falegnameria sia proprio questo socio. E contro di lui attua quindi la sua vendetta trasversale, sequestrando a sua volta il bambino dentro la segheria sequestrata, con i sigilli e il cartello apposti all’ingresso dalla Finanza. Il luogo viene ad assumere subito il valore simbolico di una situazione che fa proprio delle nuove generazioni le prime vittime, sequestrandone le speranze e le possibilità e segnandone un destino di colpa. Nietzsche, nella Genealogia della morale, nota come la parola tedesca Schuld stia a indicare sia il debito che la colpa, e che a questa concordanza semantica corrisponda una precisa radice storica dei rapporti umani. In origine, infatti, il debito contratto e non corrisposto, ovvero la colpa in tal modo determinata, deve essere pagata attraverso l’espiazione di una pena materiale violenta, crudele. Non a caso Myrto proprio con l’aiuto di un vocabolario cerca di capire le parole e i relativi concetti di debito, insolvenza, dissoluzione che si stanno abbattendo sulla sua vita, senza che lei abbia alcuna colpa, pur dovendola pagare, quasi ereditando geneticamente il debito del padre, della sua patria, ovvero di tutta la terra in cui è nata. L’immagine di Angélos che cerca invano di arrampicarsi, ferendosi, su un muro rugoso ma senza sufficienti appigli, per tentare di fuggire dalla prigione, parla da sola. Il film, però, non riesce a trovare una giusta sintesi drammatica, tra quanto avviene all’interno fra i due adolescenti e l’esterno, ritratto magistralmente con vie e uffici pulsanti di tensione, inquietudine, smarrimento. Questo segna un limite del film, pur tra promettenti pregi.
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angelo umana
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venerdì 7 febbraio 2014
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le conseguenze della crisi economica
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"Le colpe dei padri ricadano sui figli" sembra dire la storia di "The Daughter", sono qui i bambini a subire e interpretare le conseguenze della crisi economica che si vive, non solo in Grecia. Myrto è una ragazza di "quattordici anni, quasi quindici" e della perdita del lavoro di falegname del venerato papà - solo e separato dalla moglie - riiene responsabile il socio che ci lavorava assieme, che gli deve pure molti soldi. Prende in ostaggio il piccolo amico Angelos, figlio di quel socio, e insieme a lui si rinchiude nella falegnameria sequestrata. E' la vicinanza tra i due che avvolge l'attenzione, Myrto agisce da carceriera a volte dolce a volte severa e con pretese da educatrice: "Devi reagire quando ti senti maltrattato".
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"Le colpe dei padri ricadano sui figli" sembra dire la storia di "The Daughter", sono qui i bambini a subire e interpretare le conseguenze della crisi economica che si vive, non solo in Grecia. Myrto è una ragazza di "quattordici anni, quasi quindici" e della perdita del lavoro di falegname del venerato papà - solo e separato dalla moglie - riiene responsabile il socio che ci lavorava assieme, che gli deve pure molti soldi. Prende in ostaggio il piccolo amico Angelos, figlio di quel socio, e insieme a lui si rinchiude nella falegnameria sequestrata. E' la vicinanza tra i due che avvolge l'attenzione, Myrto agisce da carceriera a volte dolce a volte severa e con pretese da educatrice: "Devi reagire quando ti senti maltrattato". Lei sta reagendo, infatti, con quel sequestro di bambino, per rendere giustizia al papà. Un abbraccio accorato della carceriera alla sua vittima sembra il sunto delle conseguenze di errori compiuti molto più "in alto" di loro.
Il quasi esanime e indifeso Angelos vive a suo modo quella detenzione della quale non si rende nemmeno conto, non può intuirne le ragioni. Impiega il tempo esplorando la falegnameria, tra giochi e minacce di Myrto. Disegna un drago che brucia una casa, dice che lo fa perché è un animale cattivo: è un'allegoria all'animale cattivo della politica monetaria europea che ha imposto insopportabili sacrifici a vari paesi, la cui classe dirigente peraltro ha originato quei problemi. Myrto consulta in un libro parole come "debito, responsabilità, estinzione", se ne rende edotta e affronta a suo modo le responsabilità altrui, reagisce.
Dolcissima l'interpretazione di Angelos, incolpevole recluso, bella e impressionante quella di Myrto, con lo sguardo forte e determinato di Savina Alimani. La regia è così scarna da far apparire il film come un documentario della crisi in Grecia, le cose semplicemente accadono, come i numerosi alberi tagliati che si vedono cadere.
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(di angelo umana)
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