gabriella
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martedì 25 ottobre 2011
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rivitalizzare le coscienze
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Centochiodi si concludeva con gli abitanti di un paesino alle sponde del Po che attende , ci sono voluti quattro anni di attesa, forse quello che aspettavano era davvero un barcone di clandestini che si rifugia in una chiesa sconsacrata, accolti dal vecchio parroco che aveva appena assistito con dolore all'entrata delle ruspe, allo schiodamento del crocefisso e la rimozione di tutti gli arredi sacri. Una chiesa spogliata da tutti quei simboli cui lui sempre si era inginocchiato, ma riempita di una nuova e viva umanità , e le cose non sono poi così diverse da duemila anni fa. Un bambino che nasce lontano dal suo paese, nascosto alle autorità, una prostituta che aiuta la mamma e si commuove alla nascita della creatura.
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Centochiodi si concludeva con gli abitanti di un paesino alle sponde del Po che attende , ci sono voluti quattro anni di attesa, forse quello che aspettavano era davvero un barcone di clandestini che si rifugia in una chiesa sconsacrata, accolti dal vecchio parroco che aveva appena assistito con dolore all'entrata delle ruspe, allo schiodamento del crocefisso e la rimozione di tutti gli arredi sacri. Una chiesa spogliata da tutti quei simboli cui lui sempre si era inginocchiato, ma riempita di una nuova e viva umanità , e le cose non sono poi così diverse da duemila anni fa. Un bambino che nasce lontano dal suo paese, nascosto alle autorità, una prostituta che aiuta la mamma e si commuove alla nascita della creatura. Certo per quel bambino la vita non sarà facile, senza padre ( annegato in mare), in un paese lontano e ostile, eppure il vecchio parroco celebra questa natività e pian piano prende coscienza del significato del suo sacerdozio, mette in discussione le sue (credute) certezze, la sua fede. Infatti quando si rivolge al crocefisso ammette di sentirsi distante dalla sua sofferenza, forse non si rende conto che è proprio in quel momento a essergli più che mai vicino. E il volto di Gesù crocefisso, inquadrato in primo piano dalla macchina da presa, sembra quasi perdere identità, i lineamenti appaiono distorti e innaturali, il volto del Cristo è nella sofferenza di quella gente venuta in un paese straniero in cerca di un posto migliore, di un futuro da dare ai loro figli. Un film scarno nei dialoghi, ma pieno si significati, un affresco vivo e dignitoso. Forse come ha scritto qualcuno il finale appare un pochino didascalico, però io penso che quando si parla di uomini, di contenuti, uno spunto di riflesssione sia doveroso, e forse, Olmi, dall'alto dei suoi ottantanni, se lo può permettere.
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renato volpone
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martedì 25 ottobre 2011
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un film che accusa
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Se non fai nulla per cambiare la storia, la storia cambierà te. Un grande regista si pone di fronte ai grandi temi sociali della religione e dell'emigrazione e "denuncia", "accusa", con grande garbo, ma anche con decisione. I neri clandestini che si rifugiano nella sua chiesa spogliata costruiscono un villaggio di cartone che durerà il tempo dell'introspezione e poi seguiranno la loro strada. Alcuni torneranno in Africa perchè il futuro è la, qui è il passato. Anche Dio non è presente, e gli uomini si affrontano confrontando i loro credo, ma ...quanta menzogna anche nella pietà. Un film da vedere, che ti lascia sbigottito, stupito, basito, per la cruda e nuda verità.
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Se non fai nulla per cambiare la storia, la storia cambierà te. Un grande regista si pone di fronte ai grandi temi sociali della religione e dell'emigrazione e "denuncia", "accusa", con grande garbo, ma anche con decisione. I neri clandestini che si rifugiano nella sua chiesa spogliata costruiscono un villaggio di cartone che durerà il tempo dell'introspezione e poi seguiranno la loro strada. Alcuni torneranno in Africa perchè il futuro è la, qui è il passato. Anche Dio non è presente, e gli uomini si affrontano confrontando i loro credo, ma ...quanta menzogna anche nella pietà. Un film da vedere, che ti lascia sbigottito, stupito, basito, per la cruda e nuda verità. Un film di silenzi, di primi piani, di colori freddi e di gelo. Ma quanto calore negli occhi dei protagonisti...ognuno con la sua verità, ognuno con la sua forza. Grande film
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riccardo76
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sabato 22 ottobre 2011
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un film semplice con un grande messaggio
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A pochi mesi di distanza dall’ Habemus Papam di Moretti, torna nelle nostre (troppo poche) sale un film che porta a riflettere sulla condizione attuale della Chiesa e sul vuoto di fede e di valori nella società attuale. Il Villaggio di Cartone di Ermanno Olmi offre infatti un’immagine ancora più eloquente della finestra di San Pietro vuota con le tende al vento: cosa può esprimere meglio di una chiesa svuotata di tutto, persino del crocifisso, il profondo vuoto spirituale della nostra società? Emblematica è soprattutto la scena in cui il crocifisso viene calato, simbolo di una fede che sta lentamente crollando.
Il tema poi della fragilità della fede viene accentuato da una riflessione del sacerdote, che afferma di essere stato “in dubbio” nei momenti in cui la chiesa era affollata.
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A pochi mesi di distanza dall’ Habemus Papam di Moretti, torna nelle nostre (troppo poche) sale un film che porta a riflettere sulla condizione attuale della Chiesa e sul vuoto di fede e di valori nella società attuale. Il Villaggio di Cartone di Ermanno Olmi offre infatti un’immagine ancora più eloquente della finestra di San Pietro vuota con le tende al vento: cosa può esprimere meglio di una chiesa svuotata di tutto, persino del crocifisso, il profondo vuoto spirituale della nostra società? Emblematica è soprattutto la scena in cui il crocifisso viene calato, simbolo di una fede che sta lentamente crollando.
Il tema poi della fragilità della fede viene accentuato da una riflessione del sacerdote, che afferma di essere stato “in dubbio” nei momenti in cui la chiesa era affollata. Questo dubbio sembra dunque destinato a prevalere, dal momento che adesso i fedeli non ci sono più.
Tuttavia, qualcosa invece rafforza la fede del parroco, il quale comprende il vero valore della cristianità e la vera funzione della Chiesa: fare del bene al prossimo, arrivando ad affermare che il bene va oltre la fede, poiché lo possono fare anche chi non ne ha.
I clandestini, rifugiati nella chiesa illuminano dunque il sacerdote sulla vera missione ecclesiastica, e permettono al regista di estendere il messaggio di carità a tutta la società moderna, sia ai credenti, che agli atei, comunque doverosi di compiere del bene al prossimo. Un dovere che se non verrà compiuto porterà a dei cambiamenti drastici, poiché come afferma il regista alla fine: “ Se l’uomo non cambierà la Storia, sarà la Storia a cambiare l’uomo”. E su questo aspetto il film si mostra molto eloquente, profetizzando un futuro distopico, dominato da un’eccessiva rabbia nei confronti dei clandestini, che si traduce in una vera e propria guerriglia da parte delle forze dell’ordine e dell’esercito.
Olmi si fa dunque portatore di un messaggio chiaro e semplice, attraverso un film a sua volta semplice, costruito più sulla forza delle immagini che sui dialoghi, i quali sono presenti solo quando strettamente necessari, regalandoci un efficace esempio della potenza del cinema.
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martino76
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venerdì 21 ottobre 2011
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film di critica sociale..me è un polpettone
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Su forte opposizione del suo sacerdote una chiesa viene smantellata dalle Autorità. Subito dopo però viene occupata da dei clandestini che cercano un posto dove nascondersi a causa della loro condizione di illegalità sul territorio italiano.
Tutto il film, alla cui base vi sono dialoghi ridondanti e retorici, è girato all’interno di una chiesa in un contesto quasi apocalittico con continui effetti sonori di elicotteri e sirene di auto della polizia.
Il messaggio del film è diretto alle Istituzioni e alle sue leggi prive di umanità in tema di immigrazione che fanno diventare gli immigrati dei criminali, rei per il solo fatto di esistere. La chiesa, secondo me, viene chiamata in causa per la sua immobilità di fronte agli abusi dello Stato “tiranno”.
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Su forte opposizione del suo sacerdote una chiesa viene smantellata dalle Autorità. Subito dopo però viene occupata da dei clandestini che cercano un posto dove nascondersi a causa della loro condizione di illegalità sul territorio italiano.
Tutto il film, alla cui base vi sono dialoghi ridondanti e retorici, è girato all’interno di una chiesa in un contesto quasi apocalittico con continui effetti sonori di elicotteri e sirene di auto della polizia.
Il messaggio del film è diretto alle Istituzioni e alle sue leggi prive di umanità in tema di immigrazione che fanno diventare gli immigrati dei criminali, rei per il solo fatto di esistere. La chiesa, secondo me, viene chiamata in causa per la sua immobilità di fronte agli abusi dello Stato “tiranno”.
Il film è veramente noioso, a volte molto vicino alle recitazioni forzate delle commedie teatrali. A mio parere Olmi ha voluto cavalcare l’onda delle ideologie politiche che vogliono la società d’oggi meno intransigente, fatta con meno regole e proiettata verso principi idealistici e quasi visionari.
Più volte nel film si ricorre alla demagogia e a pretestuose esagerazioni per cercare di rafforzare la critica alle odierne leggi in tema di immigrazione: il commissario prospetta al sacerdote pene severe, anche la detenzione in carcere, per aver dato ospitalità a dei clandestini, oppure , per curare un clandestino ferito preferiscono non chiamare un medico per evitare che lo denunci … fatti un po’ lontani dalla realtà
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giacomogabrielli
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giovedì 20 ottobre 2011
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ordinaria quotidianita'. ***
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Dopo Terraferma, il tema dell'immigrazione clandestina torna in questo piacevole film del maestro Olmi. Il regista de Il Mestiere Delle Armi, e più recentemente di documentari dal grande spessore, ci racconta una storia triste, ben confezionata ed interpretata. Classica la regia, che dona purezza e realismo alle immagini, caratterizzate da ottime coreografie dei movimenti. La fotografia è ben fatta, anche se a tratti troppo teatrale. Gli interpreti sono sicuramente il punto forte dell'opera, da un umano Michael Lonsdale al sempreverde Rutger Hauer, da Alessandro Haber ad un'inedita El Hadji Ibrahima Faye. Un film che, come è solito quando si tratta di questo tema, non dà spazio a troppe positività e non risparmia scene ahimè di ordinaria quotidianità.
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Dopo Terraferma, il tema dell'immigrazione clandestina torna in questo piacevole film del maestro Olmi. Il regista de Il Mestiere Delle Armi, e più recentemente di documentari dal grande spessore, ci racconta una storia triste, ben confezionata ed interpretata. Classica la regia, che dona purezza e realismo alle immagini, caratterizzate da ottime coreografie dei movimenti. La fotografia è ben fatta, anche se a tratti troppo teatrale. Gli interpreti sono sicuramente il punto forte dell'opera, da un umano Michael Lonsdale al sempreverde Rutger Hauer, da Alessandro Haber ad un'inedita El Hadji Ibrahima Faye. Un film che, come è solito quando si tratta di questo tema, non dà spazio a troppe positività e non risparmia scene ahimè di ordinaria quotidianità. Bello nel complesso, anche se la prima parte è più scorrevole e "cinematografica" del resto. ORDINARIA QUOTIDIANITA' ***
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stefano73
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martedì 18 ottobre 2011
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pietà e troppa ambizione
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Il maestro Ermanno Olmi a 80 anni, ci offre un film indoor, all'interno di una chiesa.
Film a bassissimo costo per trasmettere messaggi di pietà troppo ambiziosi.
Film che presenta poche speranze , tanti silenzi e zero sorrisi.
Lentezza nei dialoghi. Potrebbe diventare un gran bel film e scivola in pretese e messaggi troppo impegnati.
Peccato davvero! Comunque DA VEDERE e PENSARE !
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stalker
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domenica 16 ottobre 2011
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il bene è più grande della fede
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Ho visto il film ieri sera. La sala era quasi piena e questo è già un miracolo al giorno d'oggi. Mi ha compito come con pochi mezzi: due ambienti, scenografia scarna, Olmi sia riuscito a ricavare un capolavoro. Certo gran parte del merito va alle musiche: davvero "colonna" sonora di sostegno del film. Poi l'uso magistrale del sonoro: un particolare all'inizio si fatica a capire se si tratta di un temporale o di una guerra quello che sta avvenendo fuori dalla chiesa. Infine le luci. Potrebbe essere un film francescano per la povertà ma è più certosino per la cura dei particolari.
Un film che riconcilia con la fede. che accende il desiderio del bene. Un film dove il prete anziano, pur tra mille dubbi e pensieri, si rivolge con preghiere profonde a Gesù: "Non ti avevo mai visto così vicino".
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Ho visto il film ieri sera. La sala era quasi piena e questo è già un miracolo al giorno d'oggi. Mi ha compito come con pochi mezzi: due ambienti, scenografia scarna, Olmi sia riuscito a ricavare un capolavoro. Certo gran parte del merito va alle musiche: davvero "colonna" sonora di sostegno del film. Poi l'uso magistrale del sonoro: un particolare all'inizio si fatica a capire se si tratta di un temporale o di una guerra quello che sta avvenendo fuori dalla chiesa. Infine le luci. Potrebbe essere un film francescano per la povertà ma è più certosino per la cura dei particolari.
Un film che riconcilia con la fede. che accende il desiderio del bene. Un film dove il prete anziano, pur tra mille dubbi e pensieri, si rivolge con preghiere profonde a Gesù: "Non ti avevo mai visto così vicino". E anche noi, grazie a questo piccolo grande film abbiamo sentito Gesù e l'amore di Dio così concreto e così vicino.
dialoghi scarni. alcune volte si parla solo attraverso l'uso della Scrittura. I rimandi alla vita di Gesù sono continui: la nascita di un bambino senza padre terreno, il sacerdote che canta Adeste Fideles, le capanne dei pastori (il villaggio di cartone nella chiesa), il tradimento di Giuda... tutto accennato, suggerito. Solo Olmi sa raccontare Gesù così. Lo rivedrò volentieri, fa riflettere e per un uomo di fede è un lavoro importante: cos'è la fede, un culto alle statue, un parlare in mezzo ad opere d'arte? una liturgia senza carità, senza accorgersi dell'altro che sta accanto? Una sequenza su tutte: verso il finale. un libro viene gettato a bruciare in un fuoco sotto l'ambone eppure sappiamo che quel libro è Parola e scalda, un fuoco che dice calore e quindi vita, amore e famiglia: come dire l'efficacia dei segni. Grazie maestro.
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chissima
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domenica 16 ottobre 2011
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olmi è una garanzia.
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La carità, l'amore, la solidarietà; il rischio, la speranza, l'opportunismo. La fede. L'umanità.
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lucia g.binetti
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domenica 16 ottobre 2011
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un presepe di cartone
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Sono tante le anime del "villaggio di cartone", quello dei migranti clandestini che si rifugiano in una chiesa. C'è la ragazza, arrabbiata e decisa, che vuole farsi saltare in aria con le bombe sulla pancia, perché è la pancia troppo piena degli "altri” a renderla povera e disperata.
Ma poi il film si risolve in una teoria di statue di carne che si sostituiscono pian piano alle statue di coccio o di cartapesta che vengono tolte dalla chiesa oramai sconsacrata. La Pietà della donna china sul suo uomo ferito e morente; la Natività di una ragazza madre rimasta sola ma accudita da un’altra donna, una Maddalena amorevole e coraggiosa.
E poi il Presepe vivente nella chiesa sconsacrata, quello dei migranti accampati nel loro villaggio di cartone che fuggono dalla legge che li vuole clandestini.
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Sono tante le anime del "villaggio di cartone", quello dei migranti clandestini che si rifugiano in una chiesa. C'è la ragazza, arrabbiata e decisa, che vuole farsi saltare in aria con le bombe sulla pancia, perché è la pancia troppo piena degli "altri” a renderla povera e disperata.
Ma poi il film si risolve in una teoria di statue di carne che si sostituiscono pian piano alle statue di coccio o di cartapesta che vengono tolte dalla chiesa oramai sconsacrata. La Pietà della donna china sul suo uomo ferito e morente; la Natività di una ragazza madre rimasta sola ma accudita da un’altra donna, una Maddalena amorevole e coraggiosa.
E poi il Presepe vivente nella chiesa sconsacrata, quello dei migranti accampati nel loro villaggio di cartone che fuggono dalla legge che li vuole clandestini.
L’anziano, stanco prete scopre finalmente in loro il senso del suo sacerdozio e dice, a chi gli rimprovera di aver ospitato in chiesa quella gente, che l’ha fatto “proprio perché è una chiesa”.
Ma c’è anche chi torna in Africa, deluso e perseguitato dalla legge italiana che, a torto o a ragione, non fa sconti alla disperazione.
Film denso, poco parlato, cupo, ricco di simboli e immagini mute. Anche un televisore rotto parla, o un quaderno smangiato dal mare che è ciò che resta del viaggio interrotto di chi non ce l’ha fatta.
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nalipa
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venerdì 14 ottobre 2011
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all'interno di una chiesa....
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sconsacrata, priva di ogni simbolo (immagini, statue e orpelli vari) - un gruppo di clandestini si rifugia.
Il vecchio prete (strepitoso Michael Lonsdale)li accoglie e non esita in più occasioni a denunciare la propria precarietà riguardo la Fede.
Sin dalla prima scena in cui si vede un crocifisso schiodato dalla parete e alcune icone sacre impolverate, il regista riesce a ridare forza e potenza al simbolo, nonostante ai nostri giorni i simboli sembrano aver perso ogni significato.
Tutto il film é il pensiero che,credo, Olmi abbia voluto condividere con i suoi spettatori riguardo ciò che buona parte dell'umanità sta vivendo.
Ho sentito qualche giovane dire che ha trovato il film noioso e un pò antico.
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sconsacrata, priva di ogni simbolo (immagini, statue e orpelli vari) - un gruppo di clandestini si rifugia.
Il vecchio prete (strepitoso Michael Lonsdale)li accoglie e non esita in più occasioni a denunciare la propria precarietà riguardo la Fede.
Sin dalla prima scena in cui si vede un crocifisso schiodato dalla parete e alcune icone sacre impolverate, il regista riesce a ridare forza e potenza al simbolo, nonostante ai nostri giorni i simboli sembrano aver perso ogni significato.
Tutto il film é il pensiero che,credo, Olmi abbia voluto condividere con i suoi spettatori riguardo ciò che buona parte dell'umanità sta vivendo.
Ho sentito qualche giovane dire che ha trovato il film noioso e un pò antico.
Mi sembra, invece, un film molto moderno - lento si, ma ciò che viene detto non poteva che essere detto così!
Immagino che "Il villaggio di cartone" é un film di quelli che entreranno nella storia del Cinema con la "c" maiuscola.
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