paapla
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lunedì 16 novembre 2009
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almodòvar fa il contrario
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In un paese dove tutto è targettizzato il bellissimo lavoro di Gastón Duprat non trova spazio perché non soddisfa i cinefili abituali e quelli non abituali (i più numerosi). La novità (di oggi) sta nel pubblico che è costretto ad adattarsi al gusto dell'artista. Almodòvar fa il contrario, anche se nell’intervista rilasciata a Fazio a “chetempochefa” ha detto il contrario, spiegando il finale del film Gli abbracci spezzati.
Il film è stato presentato alla II edizione “IL VISUALE”, Università della Calabria, alla presenza di 18 astanti non paganti!
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nancyb
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giovedì 12 novembre 2009
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pessimo
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l'ho visto durante il chieti film festival..è in gara!Ma temo che non lo vvoterà nessuno. Pessimo davvero.Una storia che poteva funzionare ma fatto male con attori pessimi..tranne l'anziano ovviamente
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sassolino
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lunedì 5 ottobre 2009
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il mosaico dell'inconscio
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Nella grigia atmosfera di una qualsiasi provincia argentina svettano palazzi appena sbrecciati, strade semideserte di un vuoto creativo appena palpabile, come la vita in sordina di Jorge Ramirez, infermiere frustrato, che quasi a dare un senso alla sua vita, del tutto priva di una qualsivoglia arte, si prende cura di un anziano ormai vittima dei suoi fantasmi mentali.
Chi è? un ex artista geniale? un uomo che ha perso il conto con la vita? o più semplicemente un anonimo matto capace di mirabili creazioni contemporanee?
Il film, di rigoroso pudore stilistico, non ci svela l'arcano, contribuendo a mantenere un atmosfera di statica sospensione che ammanta la storia in una cornice quasi surreale.
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Nella grigia atmosfera di una qualsiasi provincia argentina svettano palazzi appena sbrecciati, strade semideserte di un vuoto creativo appena palpabile, come la vita in sordina di Jorge Ramirez, infermiere frustrato, che quasi a dare un senso alla sua vita, del tutto priva di una qualsivoglia arte, si prende cura di un anziano ormai vittima dei suoi fantasmi mentali.
Chi è? un ex artista geniale? un uomo che ha perso il conto con la vita? o più semplicemente un anonimo matto capace di mirabili creazioni contemporanee?
Il film, di rigoroso pudore stilistico, non ci svela l'arcano, contribuendo a mantenere un atmosfera di statica sospensione che ammanta la storia in una cornice quasi surreale.
D'altronde l'arte è forse l'elemento più vicino al surrealismo, pennellata inconscia in grado di scardinare la realtà ad ogni colpo di mano, che il povero Jorge, nonostante il suo estremo sforzo non riesce a imprimere, restando al fondo del barile, carico di una piattezza d'animo esemplare.
Eppure l'arte cambia la vita, a Jorge addirittura la stravolge, spingendolo nella scommessa di un nuovo futuro a Roma; al vecchio e bravissimo artista (nemmeno poi tanto vecchio) la tronca, improvvisamente, come si possa interrompere il corso di un fiume, delimitare un confine, con un solo semplice gesto della mano.
Questa è l'arte, astrazione, potenza della follia, fulminea e improvvisa.
Voto 6/7
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coral
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domenica 4 ottobre 2009
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l'opera d'arte sta nel film
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Il film mi è veramente piaciuto. Al di là delle riflessini sull'arte che inevitabilmente provoca, su che cosa può essere cnsiderata arte oppure no, in questo caso il film stesso è l'opera d'arte: l'immagini che si soffermano nei personaggi sembrano quadri da essere appesi, l'uso del suono accuratamene pianificato. Un film divereo e sorprendente.
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gabriel fun
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domenica 4 ottobre 2009
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i contesti che ruotano attorno a jorghes ricordano
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jorge luis borges e bioy casares: Cronache di busto domecq. ricordano pure scritti sull'arte di caspar david friedric...e molte cose dei primi del novecento. come se lo sceneggiatore avesse ritracciato in contemporaneo le situazioni.
il film è sincero, buono.
vorrebbe riferirsi ad un contesto contemporaneo ma in realtà è un film "romantico", "antico", il contemporaneo è più sottile e crudele oggi.
del film ho grandemente apprezzato la forza espressiva del protagonista, jorge. le sue mani, i suoi gesti sono arte.
comunque grazie al regista per questa particolarissima grande opera.
bravo!
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alessio trerotoli
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venerdì 2 ottobre 2009
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l'arte è nell'opera o nello spettatore?
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Che cos’è l’arte? Per Andy Warhol l’arte è ciò che puoi riuscire ad ottenere da essa, per Pablo Picasso invece l’arte è una bugia che aiuta a realizzare la verità. Marcel Duchamp riteneva invece che l’arte non fosse nell’opera, ma nello spettatore, mentre per Cechov ciò che piace è arte, ciò che non piace non è arte. L’arte è questione di dibattito da secoli; diverse scuole di pensiero, artisti e filosofi hanno dedicato la loro esistenza nel cercare di dare una risposta, e la natura stessa di questo splendido film argentino è nella panoramica che si pone nei confronti dell’arte contemporanea, dove la linea che separa il mondo dell’arte da tutto il resto si è fatta inesorabilmente più sottile.
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Che cos’è l’arte? Per Andy Warhol l’arte è ciò che puoi riuscire ad ottenere da essa, per Pablo Picasso invece l’arte è una bugia che aiuta a realizzare la verità. Marcel Duchamp riteneva invece che l’arte non fosse nell’opera, ma nello spettatore, mentre per Cechov ciò che piace è arte, ciò che non piace non è arte. L’arte è questione di dibattito da secoli; diverse scuole di pensiero, artisti e filosofi hanno dedicato la loro esistenza nel cercare di dare una risposta, e la natura stessa di questo splendido film argentino è nella panoramica che si pone nei confronti dell’arte contemporanea, dove la linea che separa il mondo dell’arte da tutto il resto si è fatta inesorabilmente più sottile.
Jorge Ramirez svolge meccanicamente il suo lavoro di infermiere presso un istituto psichiatrico. Nella monotonia della sua vita irrompe l’anziano Romano, autistico, ma dallo straordinario talento artistico. Chiuso nel suo silenzio, che interrompe soltanto per chiedere le sigarette, Romano disegna dei quadri di grande spessore, che attirano immediatamente l’attenzione del suo infermiere. Jorge decide di appropriarsi dei lavori dell’anziano e di proporli ad una galleria d’arte spacciandosi per l’autore. Senza neanche rendersene conto si ritroverà ad essere un artista di culto, famosissimo e apprezzato in tutto il mondo, ma dovrà sempre continuare a fare i conti con l’ispirazione del suo assistito, a volte assente per ripicca nei confronti dell’infermiere plagiatore, e con l’assidua attenzione che il mondo dell’arte pone su questo nuovo grande artista, i cui silenzi di fronte alle domande dei critici d’arte sono letti come una straordinaria risposta alla crisi della società contemporanea piuttosto che esser visti per quello che sono: l’incapacità di un uomo di esprimere le sensazioni e le emozioni di fronte ad un’arte che non gli appartiene.
Diretto dalla coppia Cohn-Duprat, il film mette in mostra lo straordinario gusto estetico dei suoi autori: interamente girato con una lunga serie di inquadrature fisse, dove ogni sequenza sembra un’opera d’arte, negando in senso assoluto i movimenti di macchina e lasciando allo schermo il compito di porsi come cornice ideale di ogni quadro/inquadratura. Un film ironico ma allo stesso tempo riflessivo e profondo, capace di descrivere con bravura e maestria il difficile contesto dell’arte contemporanea e il paradosso per cui ogni uomo è un potenziale artista. Una delle migliori pellicole in concorso al Festival del Cinema di Roma dello scorso anno.
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