chenille
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martedì 8 febbraio 2005
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vi dico la mia
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Forse non sarà un capolavoro ..ma di certo sono rimasta molto impressionata dalla storia di Ray Charles.Questo film mi ha avvicinata tanto a lui come musicista..Tuttavia essendolo anche io ritengo di aver avuto 1 impatto col film decisamente diverso dalla massa..io comunque ho compatito il suo rimorso per George,suo fratello minore finito tragicamente, ed ho ammirato la figura di sua madre Aretha..una donna davvero ok!Per quanto riguarda Ray..è stato 1 grande..vizi e donne a parte..ma credo che in questo sia simile a tutti gli uomini del pianeta!!! Cercavo materiale su Della Bea sua moglie...non ho trovato proprio nulla e niente altro su Mary Ann Fisher o su Margie Hendricks. The Genius sempre vivo ,ancora una volta soprendente.
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Forse non sarà un capolavoro ..ma di certo sono rimasta molto impressionata dalla storia di Ray Charles.Questo film mi ha avvicinata tanto a lui come musicista..Tuttavia essendolo anche io ritengo di aver avuto 1 impatto col film decisamente diverso dalla massa..io comunque ho compatito il suo rimorso per George,suo fratello minore finito tragicamente, ed ho ammirato la figura di sua madre Aretha..una donna davvero ok!Per quanto riguarda Ray..è stato 1 grande..vizi e donne a parte..ma credo che in questo sia simile a tutti gli uomini del pianeta!!! Cercavo materiale su Della Bea sua moglie...non ho trovato proprio nulla e niente altro su Mary Ann Fisher o su Margie Hendricks. The Genius sempre vivo ,ancora una volta soprendente. PS: Jamie Foxx davvero grandioso!
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emmanouel Δεπα
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mercoledì 22 gennaio 2014
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ritmo coinvolgente
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Un film geniale che ripercorre in maniera esaustiva circa i primi quarant'anni di vita di un artista stratosferico come Ray Charles. Ovviamente per raccontare la sua vita non si poteva non partire dalle sue umili origini e dalle difficolta da cui si è dovuto tirar via. A partire dalla cecità prematura ed alla mancanza di denaro in famiglia (già per questo il cantante merita un film, se paragonato a molti artisti odierni che al contrario non hanno una storia così da poter raccontare). Spostatosi dal suo piccolo villaggio armato di un'eccezionale bravura come stride-pianist tenterà il successo altrove.
Ray Charles "genio" sregolato del business saprà districarsi perfettamente nel mondo in evoluzione degli anni 50-60, sapendo restare sempre sulla cresta dell'onda.
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Un film geniale che ripercorre in maniera esaustiva circa i primi quarant'anni di vita di un artista stratosferico come Ray Charles. Ovviamente per raccontare la sua vita non si poteva non partire dalle sue umili origini e dalle difficolta da cui si è dovuto tirar via. A partire dalla cecità prematura ed alla mancanza di denaro in famiglia (già per questo il cantante merita un film, se paragonato a molti artisti odierni che al contrario non hanno una storia così da poter raccontare). Spostatosi dal suo piccolo villaggio armato di un'eccezionale bravura come stride-pianist tenterà il successo altrove.
Ray Charles "genio" sregolato del business saprà districarsi perfettamente nel mondo in evoluzione degli anni 50-60, sapendo restare sempre sulla cresta dell'onda. Artista in grado di esplorare ogni angolo e genere della musica, che sia jazz, blues, soul, country, sempre però seguito dal suo pianoforte. Nel film è ben raccontata la genesi di alcuni dei suoi brani più famosi come what i'd say, mess around e hit the road jack, e forse questa è la parte più divertente per i suoi fan.
Nel film si parla anche del suo impegno contro il razzismo e si fa un breve riferimento alla vicenda riguardante lo stato della Georgia e la canzone Georgia on my mind.
L'elemento principale che è presente lungo tutto il film è il rapporto e l'ossessione di Ray con la droga, abuso dovuto ad un incidente che lo segnò nel profondo, si nota un parallelo perfetto tra l'ascesa dell'artista e la contemporanea caduta dell'uomo vittima di una dipendenza.
Un'altra dipendenza che lo caratterizza nel film è il desiderio continuo di donne, che lui essendo cieco giudica fisicamente toccando il polso, tanto da portarlo al tradimento della moglie ripetutamente.
Sicuramente un buon film, girato con la collaborazione dello stesso Ray Charles che si congratulò con Jamie Foxx per l'interpretazione tenuta. Interpretazione valsa a Jamie un oscar.
Un ottimo prodotto per rendere gloria e un ricordo ad uno dei più grandi ed influenti artisti del secolo scorso.
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luvelio jusa
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mercoledì 19 gennaio 2005
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l'uomo che sfidò la vita per amare la musica
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Il regista Tylor Hackford (Ufficiale e Gentiluomo; L’Avvocato del Diavolo; L’Ultima Eclissi) ha interpretato Ray Charles Robinson, la sua storia, facendone un film che indaga non già nella musica, invero poco bisognosa di ulteriore pubblicità, ma nell’uomo. Ray è prima di tutto la storia di un uomo che faceva l’amore col piano e la guerra con la vita. Un giovane nero senza un futuro, senza padre, nato poverissimo nella Georgia degli anni ’30, gli anni della Depressione che unico pregio ebbe di far da “livella” per gli uomini; come davanti alla morte bianchi e negri erano finalmente, tragicamente, uguali. Per poco.
L’economia mondiale si riprendeva ma ad Albany, dove venne alla luce col destino di lì a sette anni di non vederla mai più, le leggi restavano fortemente discriminanti; ma il razzismo per nulla blando del suo Stato, sembrava nemmeno sfiorarlo.
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Il regista Tylor Hackford (Ufficiale e Gentiluomo; L’Avvocato del Diavolo; L’Ultima Eclissi) ha interpretato Ray Charles Robinson, la sua storia, facendone un film che indaga non già nella musica, invero poco bisognosa di ulteriore pubblicità, ma nell’uomo. Ray è prima di tutto la storia di un uomo che faceva l’amore col piano e la guerra con la vita. Un giovane nero senza un futuro, senza padre, nato poverissimo nella Georgia degli anni ’30, gli anni della Depressione che unico pregio ebbe di far da “livella” per gli uomini; come davanti alla morte bianchi e negri erano finalmente, tragicamente, uguali. Per poco.
L’economia mondiale si riprendeva ma ad Albany, dove venne alla luce col destino di lì a sette anni di non vederla mai più, le leggi restavano fortemente discriminanti; ma il razzismo per nulla blando del suo Stato, sembrava nemmeno sfiorarlo. Il giovane Ray poteva prendere posto sul bus della scuola disponendosi nel lato per i diversi di pelle senza che ciò suscitasse rancori grazie al suo modo di leggere la vita diversamente. Così lo criticarono d’insensibilità alla causa dei diritti dei neri d’America ma dovettero porgere immense scuse quando Ray Charles diventò il primo artista a rifiutare esibizioni in club riservati soltanto ai neri; e quando la lotta ai ghetti dello spettacolo maturò i suoi frutti, la Georgia anni dopo averlo esiliato, dichiarò l’ormai classico “Georgia on My Mind” canzone ufficiale di stato.
Le sequenze giustappongono con equilibrio le performance spettacolari del cantante alle azioni altamente simboliche di un uomo che “è stato molto di più che un musicista del passato” afferma Hackford. “È stato protagonista di una rivoluzione culturale che in America non ha ancora esaurito i suoi effetti.”
Jamie Foxx si è esercitato a lungo nel ruolo difficile di Charles, camminando ore intere con gli occhi bendati, imparando le smorfie di quel sorriso inconfondibile che chiudeva ogni brano e apriva tumulti di mani plaudenti tra pubblici impazziti. La nomination c’è, e l’Oscar non è affatto remoto per questo giovane attore venuto alla ribalta con “Ogni maledetta domenica” di Oliver Stone e capace d’essere protagonista in tutti i sensi nel “Collateral” di Michael Mann, al fianco di un antagonista Tom Cruise.
Merito di Hackford è certamente non essere scivolato in una facile e imperdonabile caricatura; di aver saputo rendere con l’ausilio di flash back da horror movie i fantasmi della mente geniale ma prigioniera del buio e dei ricordi della terribile disgrazia toccata al fratellino di Ray. Di aver felicemente reso il valore della madre Aretha Robinson (Sharon Warren all’esordio sul grande schermo), personaggio chiave nella realtà come nel film della vita di Charles. È impossibile trattenere le lacrime di fronte Aretha che abbandona il pietismo e la commiserazione perché consapevole che questi più del buio, spegnerebbero in Ray la voglia di vivere; intralcerebbero per sempre la capacità d’imparare a viverla autonomamente. Ray che a 17 anni attraversa solo il Paese per presentarsi al mondo non lo avrebbe mai fatto senza l’amore coraggioso di Aretha e del quale Hackford non si dimentica mai. Quindi la trama s’infittisce di Amore, di amori, di Soul - di cui fu l’inventore -, di belle donne, e poi di eroina, carcere, diffamazione, disperazione. Di quella musica che tutti sappiamo e che sarà sempre la sua redenzione; del blues, del jazz, R&B, spiritual e rock and roll che per osmosi ipostatica diventano il genere unico e superlativo di Ray Charles. Censurato per aver sposato i canti gospel alla musica del diavolo come si diceva allora del blues e della musica afro americana in genere, Charles puntava ai cuori dei suoi ascoltatori rompendo i soliti target, diventando un severo imprenditore di se stesso e producendo musica d’autore al tempo stesso sofisticata e commerciale.
Come “Hit the Road Jack” insegna. Per dirne una.
Riccardo Corsetto
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eugen
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sabato 27 agosto 2022
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biopic e come tale da valutare
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"Ray"/Taylor Hackford, anche autore del soeggetto con James L. White, autore della sceneggiatura, 2004)viene propostoblico al pub poco dopo la morte del grande pianista-cantante-compositore(Ma una copia in braille a Charles era stata inviata e , pur se con qualche critica limitata ad aclune sequenze, l'artista aveva accettato il film nel suo complesso) , e'il primo biopic su Ray Charles, dunque risente anche di un certo clima creatosi a ridosso della scomparsa del grande musicista, capace di fondere gospel, country, jazz, boogie woogie, creando, pero', proprio in questa"contaminatio"di stili, uno stile assolutamwente prpprio. Decisamente una maniera tipica di suonare , unita alla cecita', non acquisita alla nascita, ma all'eta'di sei anni, a causa di un incidente occorsogli quando si bagnava in un'0improvvisata vasca, nella piantagione in Florida del Nord, dove la madre lavorava come mezzadra.
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"Ray"/Taylor Hackford, anche autore del soeggetto con James L. White, autore della sceneggiatura, 2004)viene propostoblico al pub poco dopo la morte del grande pianista-cantante-compositore(Ma una copia in braille a Charles era stata inviata e , pur se con qualche critica limitata ad aclune sequenze, l'artista aveva accettato il film nel suo complesso) , e'il primo biopic su Ray Charles, dunque risente anche di un certo clima creatosi a ridosso della scomparsa del grande musicista, capace di fondere gospel, country, jazz, boogie woogie, creando, pero', proprio in questa"contaminatio"di stili, uno stile assolutamwente prpprio. Decisamente una maniera tipica di suonare , unita alla cecita', non acquisita alla nascita, ma all'eta'di sei anni, a causa di un incidente occorsogli quando si bagnava in un'0improvvisata vasca, nella piantagione in Florida del Nord, dove la madre lavorava come mezzadra. Formatosi come pianista quasi per caso, Charles, dapprima "arruolato"in una casa discografica"indipendent", passa poi a una mayor e il film racconta anche la dipendenza dalla droga(dopo lo spinello e lo"sniffare cocaina"arriva anche il"buco"), che complica la sua vita, tra l'altro molto combattuta a livello sentimentale. Pur se cronologicamente abbastanza lineare(quasi pedissequo nella parte che va da fine anni 1940 a circa il 1960, con i grandi rivolgimenti a livello di carriera e di vita privata, il film utilizza i flash-backs per mostrare come certe"allucinazioni"dell'artista(l'impressione di trovarsi in un luogo "invaso"dall'acqua anche quando questa non e'presente, non legata ai trips da droga)derivino dall'incidente immediabile ooccorsogli da bambino e segna i momenti caratterizanti la sua vita, con uno stile che talora rischia di essere ripetitivo(pedissequo, appunto)ma in realta'riesce comunque a segnare quello che, invero, era il suo scocpo, ossia offrire di Ray un ritratto attendibile. La muscia fa il resto(registrazioni originali di Charels, dunque una garanzia)ed e', dunque un vero"inno"(pur appunto"combattuto"e"lacerato", come era la vita dell'artista) e l'intepretazione di Jamie Foxx e'stata giustamente apprezzata senza riserve e premiata. Sharon Warren , Kerry Washngton, Regina King e vari/varie altri/e interpreti rendono il film notevole anche proprio sotto questo aspetto, quello dell0interpretazione e della recitazione. El Gato
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andrea magagnato
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domenica 23 gennaio 2005
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ottimo jamie foxx, mediocre il film
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Questo 2005 cinematografico sembra essersi aperto all’insegna delle biografie.
Tra il flop americano di Alexander, sbarcato in Europa in cerca di ricatto, e due dei più attesi film di quest’anno, The Aviator e Neverlan, si inserisce la leggenda di Ray Charles.
Portare la vita e la musica del celebre pianista cieco sul grande schermo è forse il lavoro più facile tra i quattro titoli citati potendo contare e puntare su un protagonista eccezionale e su una vita che ben si presta ad essere “messa in scena” e drammatizzata dall’occhio della cinepresa.
Si tratta di raccontare le imprese e i disagi di un non vedente nero della Florida che con le proprie forze, passioni, talenti e debolezze diventa una leggenda della musica.
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Questo 2005 cinematografico sembra essersi aperto all’insegna delle biografie.
Tra il flop americano di Alexander, sbarcato in Europa in cerca di ricatto, e due dei più attesi film di quest’anno, The Aviator e Neverlan, si inserisce la leggenda di Ray Charles.
Portare la vita e la musica del celebre pianista cieco sul grande schermo è forse il lavoro più facile tra i quattro titoli citati potendo contare e puntare su un protagonista eccezionale e su una vita che ben si presta ad essere “messa in scena” e drammatizzata dall’occhio della cinepresa.
Si tratta di raccontare le imprese e i disagi di un non vedente nero della Florida che con le proprie forze, passioni, talenti e debolezze diventa una leggenda della musica.
Manna dal cielo per un regista medio americano come Taylor Hackford!
Lo capiamo fin dalla prima sequenza che il film non intende prendere una strada diversa da quella della retorica e dello stereotipo piuttosto scialbo.
Ne abbiamo la conferma quando ci troviamo di fronte le “visioni” di Ray , figlie di un passato fatto di sensi di colpa che ci viene prontamente rivelato a suon di flashback…ne siamo disgustati in un finale sciocco e frettoloso.
Vita e musica della “sensazione cieca” (così verrà definito Ray Charles) non hanno tuttavia lo stesso risultato finale.
Se la prima abbiamo detto essere raccontata con totale mancanza di originalità, condita da stucchevoli parentesi, percorsa da dialoghi banalotti e da una facile morale la seconda è resa invece più che dignitosamente.
Il ritmo di Ray Charles pervade intere sequenze che si snodano tra jazz, blues, gospel, country, rock’n’roll. Ritmi che s’intrecciano, si fondono, si scambiano i colori e fungono da “collante” per il montaggio, soprattutto nella parte centrale.
La musica del talento, almeno quella, mantiene tutta la sua bellezza e non manca di essere supportata nel mezzo audiovisivo da una buona fotografia.
Che dire sul sorprendente Jamie Foxx? L’ex tassista di Collateral si trova davanti il ruolo della carriera e non sbaglia un colpo. Davvero impressionante il suo lavoro in quanto a caratterizzazione del personaggio tanto che ne siamo convinti: è Ray Charles.
Golden Globes già ritirato e Oscar telefonato.
Tirando le conclusioni la forza del film risiede nella combinazione tra la presenza scenica di Jamie Foxx e la musica di Ray Charles, tanto che chi cerca cinema rimarrà deluso, chi si accontenta di ritrovare la persona e i ritmi che ama, troverà nella finzione una certa soddisfazione.
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dodo
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lunedì 14 marzo 2005
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bella storia, film mediocre
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Il film parla della vita di Ray Charles, morto soltanto recentemente, e già solo questo basta per riuscire ad attirare l’ attenzione del pubblico e per aspettarsi anche un buon film, tenendo conto proprio della vita difficile dell’ artista afro - americano , divenuto cieco a sette anni, ma anche ad un’ aspetto turbolento della sua esistenza macchiata dall’ abuso delle droghe pesanti. Oltre a questo è da sottolineare il fatto che il film è stato girato da un regista follemente innamorato di Ray (Taylor Hackford) e della sua musica , che è quindi anche un profondo conoscitore dell’ artista e questo è un fatto positivo perché conferisce all’ opera cinematografica un maggiore spessore. Quindi è rappresentata nel film la nota diffidenza di Ray nei confronti di tutte le persone, comprese quelle che gli stavano attorno, diffidenza motivata dalla sua cecità e dal fatto di essere quindi spesso vittima di inganni, ma non solo, sono presenti nel film anche aspetti comici, come quando Ray tastava il polso delle donne per capire se si trovava di fronte ad una particolare bellezza o meno.
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Il film parla della vita di Ray Charles, morto soltanto recentemente, e già solo questo basta per riuscire ad attirare l’ attenzione del pubblico e per aspettarsi anche un buon film, tenendo conto proprio della vita difficile dell’ artista afro - americano , divenuto cieco a sette anni, ma anche ad un’ aspetto turbolento della sua esistenza macchiata dall’ abuso delle droghe pesanti. Oltre a questo è da sottolineare il fatto che il film è stato girato da un regista follemente innamorato di Ray (Taylor Hackford) e della sua musica , che è quindi anche un profondo conoscitore dell’ artista e questo è un fatto positivo perché conferisce all’ opera cinematografica un maggiore spessore. Quindi è rappresentata nel film la nota diffidenza di Ray nei confronti di tutte le persone, comprese quelle che gli stavano attorno, diffidenza motivata dalla sua cecità e dal fatto di essere quindi spesso vittima di inganni, ma non solo, sono presenti nel film anche aspetti comici, come quando Ray tastava il polso delle donne per capire se si trovava di fronte ad una particolare bellezza o meno. Tutti gli aspetti della sua vita vengono riassunti nel film , compresi quelli della sua infanzia difficile, la povertà , la morte del fratello per la quale provava un inguaribile senso di colpa, fino ad arrivare alla disgrazia della cecità alla quale la madre lo addestrò a reagire con coraggio senza richiedere l’ aiuto altrui e senza sopperire alle difficoltà. Questi momenti vengono richiamati dai numerosi flashback operati dal regista, forse troppi , perché spesso, specie all’ inizio, rompono la linearità degli eventi e trasformano il film in un balbettio farraginoso. Poi vi sono da considerare le problematiche di Ray più adulto, l’ iniziale difficoltà nell’ emergere ma soprattutto l’ ostilità da parte di molti afro -americani che contestavano la sua scelta di mischiare il bles (la musica del piacere sfrenato) con il gospel (la musica di Dio) , scelta che comunque rappresentò una delle chiavi del suo successo. Questi temi si fondono poi con altri aspetti della sua vita come la difficoltà di coniugare i doveri di padre e marito con le interminabili tournè che lo sottoponevano ad una vita sfrenata fatta di vizi e abuso di droghe. Viene poi rappresentato nel film l’ aspetto storico e sociale di quel tempo negli USA dove le persone di colore lottavano contro l’ apharteid e per l’ affermazione dei propri diritti, in questo senso viene ricordato l’ impegno di Ray che si rifiutò di suonare nei luoghi razzisti e per questo gli venne proibito di mettere piede in Georgia salvo poi il ripensamento da parte del governo dello Stato stesso nel 1974, quando il celebre brano di Ray Charles “Georgia in my mind” divenne un vero e proprio inno. Fatta luce sulla trama e l’ evoluzione del film c’ è da dire che molte parti rimangono inaccessibili emotivamente proprio a causa delle scelte non proprio azzeccate del regista, infatti come detto l’ uso eccessivo di flashback, la presenza di troppe scene di breve durata e la velocità con cui si sviluppano gli eventi lasciano spiazzato lo spettatore e non premiano la scorribilità del film che a tratti risulta addirittura noioso. Da segnalare la grande interpretazione di Jamie Fox resta comunque un film da vedere anche se il regista non è proprio all’ altezza…
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dodo
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martedì 15 marzo 2005
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il film non rende ray
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Il film parla della vita di Ray Charles, morto soltanto recentemente, e già solo questo basterebbe per riuscire ad attirare l’ attenzione del pubblico e per aspettarsi anche un buon film, (tenendo conto proprio della vita difficile dell’ artista afro - americano , divenuto cieco a sette anni, ma anche ad un’ aspetto turbolento della sua esistenza macchiata dall’ abuso delle droghe pesanti). Oltre a questo è da sottolineare il fatto che il film è stato girato da un regista follemente innamorato di Ray (Taylor Hackford) e della sua musica , e questo farebbe pensare ad un’ analisi accurata e profonda della vita di Ray. Così non è, perché se è vero che la storia del pianista merita di essere narrata, invece la riproduzione di Taylor Hackford lascia alquanto perplessi.
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Il film parla della vita di Ray Charles, morto soltanto recentemente, e già solo questo basterebbe per riuscire ad attirare l’ attenzione del pubblico e per aspettarsi anche un buon film, (tenendo conto proprio della vita difficile dell’ artista afro - americano , divenuto cieco a sette anni, ma anche ad un’ aspetto turbolento della sua esistenza macchiata dall’ abuso delle droghe pesanti). Oltre a questo è da sottolineare il fatto che il film è stato girato da un regista follemente innamorato di Ray (Taylor Hackford) e della sua musica , e questo farebbe pensare ad un’ analisi accurata e profonda della vita di Ray. Così non è, perché se è vero che la storia del pianista merita di essere narrata, invece la riproduzione di Taylor Hackford lascia alquanto perplessi. Infatti il regista trasforma l’ emozionante avventura di Ray in un Kolossal superficiale e frettoloso, visto che il film è un susseguirsi rapido di immagini e momenti così scarni da non permettere quasi mai un’ accesso concitato alla vicenda. Insomma il film non emoziona, sarà perché il regista fa un uso fitto di flashback che hanno la sola conseguenza di lasciare spiazzato lo spettatore, sarà che nel film trionfano i dialoghi stupidi a discapito dei momenti di riflessione che dovrebbero farla da padrona. La scelta che pregiudica un buon esito del film, sta forse nell’ aver presentato troppe scene di brevissima durata. Questa scelta conferisce al film una narrazione frenetica, che non si sofferma sui tanti eventi che meriterebbero di essere analizzati, bensì li sfiora appena. Il film si presenta quindi come un vortice, e conclusosi, non lascia tracce di sé. Non è in questo modo che vogliamo ricordare la splendida storia dell’ artista scomparso, che a differenza del film, ci ha lasciato un patrimonio indimenticabile.
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luigi
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domenica 6 febbraio 2005
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forse poco realistico
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il film da un punto di vista tecnico è ben fatto, è contenutisticamente che lascia un pò a desiserare; la storia appare proiettata verso un orizzonfe fantomatico, la biografia è poco rappresentata; è come se si siano scelti i momenti di Ray da "NARRARE"....perchè non si parla di Ray a sanremo??molti sono i quesiti sollevabili..é comunque un gran bel film...
[+] sanremo e ray
(di chenille)
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