federico fringuelli
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martedì 26 luglio 2016
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fastidiosissimo
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Dimostrazione che è il nome a premiare: se questo film non l'avesse diretto Anderson nessuno si sarebbe affrettato a difenderlo tanto calorosamente. Io cerco di essere oggettivo, e dico che il film è interessante per la regia non scontata e la fotografia caratteristica, se non per un Sandler inusuale e un sempre ottimo (anche se con una parte minuscola) Hoffman. Per il resto è un disastro: non si puù pretendere di affidarsi alla bravura tecnica per creare un buon film, tutto parte dalla storia... e in questo caso siamo di fronte al nulla. Questo film non parla di nulla. Personaggi confusi, poco sviluppati, rapporti sconnessi, scene inutili e dialoghi imbarazzanti, pause forzate, dubbi non risolti, perfino gli oggetti in questo film arrivano a essere inutili.
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Dimostrazione che è il nome a premiare: se questo film non l'avesse diretto Anderson nessuno si sarebbe affrettato a difenderlo tanto calorosamente. Io cerco di essere oggettivo, e dico che il film è interessante per la regia non scontata e la fotografia caratteristica, se non per un Sandler inusuale e un sempre ottimo (anche se con una parte minuscola) Hoffman. Per il resto è un disastro: non si puù pretendere di affidarsi alla bravura tecnica per creare un buon film, tutto parte dalla storia... e in questo caso siamo di fronte al nulla. Questo film non parla di nulla. Personaggi confusi, poco sviluppati, rapporti sconnessi, scene inutili e dialoghi imbarazzanti, pause forzate, dubbi non risolti, perfino gli oggetti in questo film arrivano a essere inutili. Si parte da una sceneggiatura rotta, in cui non funziona quasi niente,e per quanto lo stile inconfondibile di Anderson (di cui, tra l'altro, adoro tutti gli altri film) sia a effetto, dopo novanta minuti scarsi non si arriva da nessuna parte. Se a questo si aggiunge un sottofondo musicale totalmente inappropriato il risultato è un grandissimo mal di pancia. A metà ho dovuto fare una pausa perchè il film mi stava procurando un vero e proprio fastidio fisico. Non mi capacito di quanti idolatrino quest'opera; non c'è niente di male ad ammettere che anche i grandi sbagliano, e per me in questo caso Anderson ha fatto parecchi errori.
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bisoh
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giovedì 24 luglio 2014
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insolito
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Film strambo è il primo commento che mi viene in mente. Ma strambo non è sempre un termine negativo. A volte (e questa è una di quelle volte) è sinonimo di originale, insolito, diverso da tutto ciò che si vede di norma. Il film non cerca di stupire o commuovere, non punta sulle nostre emozioni, ma vuole farti provare le stesse sensazioni che prova lo strano protagonista Barry. Grazie all'ottima regia capiamo che Barry soffre di solitudine, è introverso e timido, è oppresso dalle sorelle e da chi lo vuole sottomettere, non ama la compagnia e ogni tanto ha degli scoppi d'ira. Tutto questo non lo vediamo ma lo SENTIAMO, lo proviamo sulla pelle, capiamo il suo stato d'animo, riusciamo a metterci nei suoi panni, tutto grazie al regista che vuole offrirci il suo punto di vista del mondo.
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Film strambo è il primo commento che mi viene in mente. Ma strambo non è sempre un termine negativo. A volte (e questa è una di quelle volte) è sinonimo di originale, insolito, diverso da tutto ciò che si vede di norma. Il film non cerca di stupire o commuovere, non punta sulle nostre emozioni, ma vuole farti provare le stesse sensazioni che prova lo strano protagonista Barry. Grazie all'ottima regia capiamo che Barry soffre di solitudine, è introverso e timido, è oppresso dalle sorelle e da chi lo vuole sottomettere, non ama la compagnia e ogni tanto ha degli scoppi d'ira. Tutto questo non lo vediamo ma lo SENTIAMO, lo proviamo sulla pelle, capiamo il suo stato d'animo, riusciamo a metterci nei suoi panni, tutto grazie al regista che vuole offrirci il suo punto di vista del mondo. Come giá detto la regia riesce in qualche modo a trascinarci nella follia del protagonista, che per caso riesce a trovare il rimedio di tutti i suoi "difetti": l'amore per la bella Lena. L'amore è una cosa nuova per lui, riesce a caricarlo di energia e gli permette di fare cose che non avrebbe mai sognato di fare, come lottare contro dei manigoldi, sfidare un criminale, superare tutte le paure e difficoltá. L'amore è la cosa più bella che gli sia capitata, la difenderá con tutti i mezzi e non ci rinuncierá per nulla al mondo. Il messaggio finale a mio parere è quanto sia forte il potere che viene fuori dal vero amore, film molto dolce e romantico, che vi fará passare due ore di follia.
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no_data
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mercoledì 21 maggio 2014
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bellissimo
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io l ho trovato bellissimo. fantastico.
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shiningeyes
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giovedì 29 agosto 2013
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commedia alla anderson
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P.T.Anderson si cimenta sulla commedia, ma una commedia diretta da Anderson non si potrà mai rivelare una semplice commedia e non fa certo eccezione “Ubriaco d'amore”.
Il film si avvale della solita tecnica registica di Anderson, fatta di campi lunghi, ravvicinamento di primi piani e piani sequenza; l'originalità sta più nelle situazioni grottesche che si vengono a creare nella storia, rese divertenti da un bravo Adam Sandler in vena, le quali componenti, servono a rendere il film ben più che una semplice storia d'amore.
Come in molti film di Anderson, viene tratta la solitudine dell'uomo, in questo caso del protagonista Barry Egan, frustrato dall'oppressione delle sue sette sorelle e senza una relazione stabile.
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P.T.Anderson si cimenta sulla commedia, ma una commedia diretta da Anderson non si potrà mai rivelare una semplice commedia e non fa certo eccezione “Ubriaco d'amore”.
Il film si avvale della solita tecnica registica di Anderson, fatta di campi lunghi, ravvicinamento di primi piani e piani sequenza; l'originalità sta più nelle situazioni grottesche che si vengono a creare nella storia, rese divertenti da un bravo Adam Sandler in vena, le quali componenti, servono a rendere il film ben più che una semplice storia d'amore.
Come in molti film di Anderson, viene tratta la solitudine dell'uomo, in questo caso del protagonista Barry Egan, frustrato dall'oppressione delle sue sette sorelle e senza una relazione stabile. Proprio nel momento in cui conoscerà la dolcissima Lena (Emily Watson) Barry si riscatterà e supererà le sue crisi isteriche e risolverà anche una spinosa questione venutasi a creare con una sua maldestra telefonata erotica.
Certo che, c'è da dire che “Ubriaco d'amore” è una pellicola un po' sottotono per un astro nascente della regia che solo tre anni prima aveva firmato quel capolavoro di “Magnolia”, senza contare che il finale banale non è certamente un qualcosa da cui ci si aspetta; quello che è certo, è che si tratta dell'usuale dimostrazione di bravura e adattamento nel girare in generi al quanto distanti da quelli che propone; ed in più, dico che la visione del film non risulta malevola, anzi, tutt'altro.
Dimenticatevi le spinose storie di “Magnolia” o la sfacciataggine di “Boogie Nighs”, e rilassatevi in questa curiosissima visione.
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le arti visive – official
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venerdì 23 dicembre 2011
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il grande anderson dirige una r-comedy non banale.
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Barry (Adam Sandler), passivo e goffo, sfocia raramente nella violenza. Mentre viene ingannato da un’agenzia di telefonia erotica, si innamora di un’amica (Emily Watson) di sua sorella (Mary Lynn Rajskub). Divertente ed originale questa prova registica sperimentale di Paul Thomas Anderson, regista in sè davvero sensazionale, in quanto, pur senza avere un soggetto troppo innovativo o interessante, riesce ad intrattenere, divertire ed emozionare grazie proprio alla regia di luci ed ombre, alla colonna sonora tamburellante e nevrotica e all’interpretazione di Adam Sandler, solitamente espressivo come una lampada, qui invece buono nella sua goffezza. Bravi in generale gli attori, che rendono scene passive anche abbastanza divertenti.
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Barry (Adam Sandler), passivo e goffo, sfocia raramente nella violenza. Mentre viene ingannato da un’agenzia di telefonia erotica, si innamora di un’amica (Emily Watson) di sua sorella (Mary Lynn Rajskub). Divertente ed originale questa prova registica sperimentale di Paul Thomas Anderson, regista in sè davvero sensazionale, in quanto, pur senza avere un soggetto troppo innovativo o interessante, riesce ad intrattenere, divertire ed emozionare grazie proprio alla regia di luci ed ombre, alla colonna sonora tamburellante e nevrotica e all’interpretazione di Adam Sandler, solitamente espressivo come una lampada, qui invece buono nella sua goffezza. Bravi in generale gli attori, che rendono scene passive anche abbastanza divertenti. Bella anche la fotografia, oltre che, come già detto, la straordinaria regia. Incoraggio la visione in lingua originale con sottotitoli. Ancora permane il mistero sul divieto ai minori di 14 anni.
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oblivion7is
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lunedì 3 ottobre 2011
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insolito e piacevole, ben girato.
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Adam Sandler, "attore espressivo come un paracarro" [cit. il Morandini], è qui goffo ed imbranato al limite del ritardo mentale, creando un personaggio strano ma ben delineato e al quale, in un modo o nell'altro, lo spettatore si affeziona. Un personaggio isterico, che quando si arrabbia diventa violento. La pressione lo fa diventare violento e la solitudine lo fa diventare triste. Il contatto con una donna che non sia una delle sue (sette!) sorelle lo rende ridicolo allo stremo nelle sue maniere e nella sua postura, fino a confondere l'ordine delle parole. Ma, nello stesso giorno, arrivano l'amore e l'odio, entrambi reciproci. Quale dei due vincerà e come? Paul Thomas Anderson dirige con stile una frenetica storia d'amore che si svolge nella mente di un protagonista altrettanto malato e assurdo, un personaggio assolutamente diverso dal tipico personaggio interpretato da Sandler che assomiglia di più ad alcuni personaggi interpretati da Dennis Hopper, si potrebbe dire, oscuri, ossessivi e potenti (come dice Roger Ebert, critico cinematografico americano), benché qui con una inevitabile vena comica/sentimentale.
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Adam Sandler, "attore espressivo come un paracarro" [cit. il Morandini], è qui goffo ed imbranato al limite del ritardo mentale, creando un personaggio strano ma ben delineato e al quale, in un modo o nell'altro, lo spettatore si affeziona. Un personaggio isterico, che quando si arrabbia diventa violento. La pressione lo fa diventare violento e la solitudine lo fa diventare triste. Il contatto con una donna che non sia una delle sue (sette!) sorelle lo rende ridicolo allo stremo nelle sue maniere e nella sua postura, fino a confondere l'ordine delle parole. Ma, nello stesso giorno, arrivano l'amore e l'odio, entrambi reciproci. Quale dei due vincerà e come? Paul Thomas Anderson dirige con stile una frenetica storia d'amore che si svolge nella mente di un protagonista altrettanto malato e assurdo, un personaggio assolutamente diverso dal tipico personaggio interpretato da Sandler che assomiglia di più ad alcuni personaggi interpretati da Dennis Hopper, si potrebbe dire, oscuri, ossessivi e potenti (come dice Roger Ebert, critico cinematografico americano), benché qui con una inevitabile vena comica/sentimentale. Il sospetto, come dice sempre il Morandini, è che il tutto sia solamente un esercizio di stile, una sperimentazione registica, che Paul Thomas Anderson abbia fatto il tutto per vedere come reagiscono i critici e il pubblico ad alcune sue scelte, quali tutti i giochi d'ombre o di silhouette (soprattutto in tre scene: quella di Sandler che corre inseguito dai biondi, quella di lui e della Watson che si baciano alle Hawaii e quella di lui che si "scontra" faccia a faccia con il personaggio di Philip Seymour Hoffman, creando un gioco di luci e ombre che ricorda l'illusione del calice e i due visi) o la musica frenetica nella quasi totalità delle scene, sia quelle lente che quelle non lente, tipo di musica che utilizzerà anche per enfatizzare i drammi del suo successivo "Il Petroliere", vero capolavoro del regista. Il messaggio del film non è proprio chiarissimo, ma probabilmente è quello di mostrare come l'amore possa avere un grandissimo potere anche se non soprattutto nelle menti non totalmente stabili senza eccedere per forza nella violenza. Molto bravo Sandler, inaspettatamente, con un'interpretazione che reputo superiore a quella di Tom Hanks in "Forrest Gump" (anche se è un paragone un po' azzardato, visto che il personaggio di Sandler non è esplicitamente ritardato e in alcune scene può sembrare anche solo imbranato) ma molto inferiore a quella di Leo Bill in "The Living and the Dead" (anche questo è un paragone azzardato visto che il personaggio di Bill è quello di un ritardato schizofrenico molto più esasperato di quello di entrambi, ma lo cito perché in una scena, quella di Sandler che corre ansimando, mi è sembrato di riconoscere gli stessi suoni e la stessa enfasi). Deliziosa la Watson e buffi Hoffman e Guzman, simpatica Mary Lynn Rajskub che io (e altri) conoscevo già grazie alla serie televisiva "24". Ripeto, ottima la regia, ma anche la fotografia. Per serate spensierate. Sconsiglio alla metà dei fan di Sandler e alla metà dei fan di Anderson che non l'hanno visto perché è un film molto inusuale per entrambi, un film senza genere vicino sia alla commedia che al dramma, sicuramente sentimentale, abbastanza surreale e con una sottilissima vena thriller. Consigliato.
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cenox
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martedì 13 settembre 2011
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pessimo film, malgrado il buon cast
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Come si fa a chiamare questo film capolavoro?? E' tutto un susseguirsi di situazioni non-sense, lacunose e lunghissime, dialoghi scarni e scene imbarazzanti per il cast che le ha girate. In questi casi mi chiedo veramente come certi attori possano accettare parti senza nemmeno leggere il copione, perchè è solo per il cachet che un attore può farlo (magari quando ancora non son conosciuti dal pubbico). Ma per questo film si sta parlando di attori del calibro di Sandler, della Watson e di Seymour Hoffman, che mica non erano già noti allora...Quindi resto davvero perplesso. La trama racconta di un giovane imprenditore (Sandler), che succube delle sue sette sorelle, vive con la costante paura di tutto e tutti, specie del rapporto umano, e spesso è preda dei suoi furiosi sfoghi che si tramutano in lacrime e violenza.
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Come si fa a chiamare questo film capolavoro?? E' tutto un susseguirsi di situazioni non-sense, lacunose e lunghissime, dialoghi scarni e scene imbarazzanti per il cast che le ha girate. In questi casi mi chiedo veramente come certi attori possano accettare parti senza nemmeno leggere il copione, perchè è solo per il cachet che un attore può farlo (magari quando ancora non son conosciuti dal pubbico). Ma per questo film si sta parlando di attori del calibro di Sandler, della Watson e di Seymour Hoffman, che mica non erano già noti allora...Quindi resto davvero perplesso. La trama racconta di un giovane imprenditore (Sandler), che succube delle sue sette sorelle, vive con la costante paura di tutto e tutti, specie del rapporto umano, e spesso è preda dei suoi furiosi sfoghi che si tramutano in lacrime e violenza. Quando conoscerà una ragazza interessata a lui, interpretata dalla Watson (non si capisce da dove possa venire l'interesse..) cercherà di controllarsi e di risolvere i suoi problemi.
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vallyambro91
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giovedì 12 maggio 2011
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ma per favore...
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Banale.Scontato.Patetico...assolutamente il peggior film di P.T.Anderson.
Se vi sono piaciuti quei capolavori che sono "Magnolia" e "Boogie Nights" non guardate questo film che rischierebbe di farvi
venire seri dubbi sulle capacità del regista. Molto meglio il sottovalutato "Sydney".
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sweet1970
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domenica 20 marzo 2011
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mal di testa
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Dopo 1 ora di film, mi è venuto un mal di testa atroce, forse a causa della musica di sottofondo!
Aiuto
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luca r.
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martedì 21 settembre 2010
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bello ma nn bellissimo
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fare un film dopo mgnolia e difficile!!dopo la perfezione che si puo fare!!il regista intelligentemente sceglie di fare un film minimale semplice,una commedia silenziosa ma commovente e ci riesce!!nonostante il film nn sia un capolavoro ha alcune chicche per cui vale la pena vederlo!!questo e il tratto dei grandi...anche quando fanno qualcosa di minore vale sempre la pena vederlo o sentirlo!!buon film di un bravissimo regista
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