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theophilus
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lunedì 2 dicembre 2013
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orripilante
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LA VIRGEN DE LOS SICARIOS
Speriamo che non diventi un tormentone, tanto più che il film non lo merita comunque. Quando, durante le giornate del festival di Venezia, nella pagella inserita nel Daily di Film TV ci fuun generoso “1” dato da Goffredo Fofi a La Vergine dei sicari, tirammo un sospiro di sollievo, perché avevamo quasi maturato la convinzione che, qualora fossero mancati del tutto giudizi decisamente negativi, era preferibile non entrare più in una sala cinematografica.
Non abbiamo letto il romanzo autobiografico di Fernando Vallejo da cui è stato tratto il film, ma questo non ci pare che possa spostare i termini del giudizio critico.
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LA VIRGEN DE LOS SICARIOS
Speriamo che non diventi un tormentone, tanto più che il film non lo merita comunque. Quando, durante le giornate del festival di Venezia, nella pagella inserita nel Daily di Film TV ci fuun generoso “1” dato da Goffredo Fofi a La Vergine dei sicari, tirammo un sospiro di sollievo, perché avevamo quasi maturato la convinzione che, qualora fossero mancati del tutto giudizi decisamente negativi, era preferibile non entrare più in una sala cinematografica.
Non abbiamo letto il romanzo autobiografico di Fernando Vallejo da cui è stato tratto il film, ma questo non ci pare che possa spostare i termini del giudizio critico. La preesistenza di un testo straordinario e dal significato ideologico ed estetico omologo non potrebbe che aggravare (se possibile) il giudizio negativo sul film.
Il film di Barbet Schröder parla da sé: il protagonista, lo stesso Vallejo impersonato da un attore che proviene dal teatro, sembra recitare fuori scena l’improbabile ritorno di Ulisse in patria; vediamo un incontro amoroso che sboccia con la stessa naturale e drammatica intensità con la quale una macchina automatica distribuisce pacchetti di sigarette; lo stesso dicasi del macabro rituale degli omicidi compiuti dal pressoché baby-killer, di fronte ai quali il protagonista ha delle reazioni che mostrano una forma di aristocratica ‘atarassia’ (o vogliamo dire, più semplicemente, che ci si può chiedere se abbia un’anima) che lascia perlomeno sbalorditi, il tutto condito con espressioni moralistiche che suonano fesse. Un po’ più risentito il buon Vallejo appare, che diamine!, di fronte alla musica assordante ascoltata dal suo boy friend. Le frasi sul papa? Di un anticlericalismo così scialbo, trito, innocuo e al tempo stesso casuale e posticcio, da fare sbellicare dalle risa (oppure, come preferite, farvi strappare i capelli). Se nella edizione italiana sono state effettivamente tolte, il motivo non deve certamente essere stato quello del timore dell’accusa di vilipendio alla religione. Che dire, che so, della colonna sonora? Sembra, in certi momenti, voler sottolineare lati sentimentali del film che francamente non abbiamo visto, a meno che la svenevolezza di alcuni passaggi non celi l’ironia divertita del musicista. Il tono generale della pellicola travasa nello spettatore (non in tutti, evidentemente) sensazioni di gelo e indifferenza per tutto ciò che è umano, perché questi le sono propri, anche se mostrati in modo banale e non credibile.
Alla fine, il film, oltre che odioso, abbietto e reazionario, suona desolante, stupido, irritante e non credo che basti la tecnica digitale con cui è stato girato a spiegare queste sensazioni. Proprio non ce la facciamo a commentare la Medaglia d’oro della Presidenza del Senato assegnato al film.
Enzo Vignoli
12 ottobre 2010
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giovedì 25 aprile 2024
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crudo. realistico. emozionante.
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Barbet Schroeder presenta un'opera cinematografica cruda e toccante che ci trasporta nel cuore della Medellin dilaniata dalla violenza dei cartelli della droga. "La Vergine dei Sicari" ci offre uno sguardo privo di compromessi sulla disperazione e la brutalità che permeano la vita quotidiana in questa città colombiana, e lo fa attraverso gli occhi di Fernando, uno scrittore tornato nella sua città natale dopo trent'anni di assenza. Il film si apre con la figura di Fernando, interpretato magistralmente da German Jaramillo, che ritorna a Medellin per trovare una realtà totalmente trasformata. La città è diventata il regno del terrore, dove sparatorie e omicidi sono all'ordine del giorno, e la presenza della polizia sembra essere poco più di una chimera.
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Barbet Schroeder presenta un'opera cinematografica cruda e toccante che ci trasporta nel cuore della Medellin dilaniata dalla violenza dei cartelli della droga. "La Vergine dei Sicari" ci offre uno sguardo privo di compromessi sulla disperazione e la brutalità che permeano la vita quotidiana in questa città colombiana, e lo fa attraverso gli occhi di Fernando, uno scrittore tornato nella sua città natale dopo trent'anni di assenza. Il film si apre con la figura di Fernando, interpretato magistralmente da German Jaramillo, che ritorna a Medellin per trovare una realtà totalmente trasformata. La città è diventata il regno del terrore, dove sparatorie e omicidi sono all'ordine del giorno, e la presenza della polizia sembra essere poco più di una chimera. È in questo contesto infernale che Fernando incontra Alexis, un giovane sicario interpretato con una potenza impressionante da Anderson Ballesteros. Ciò che emerge immediatamente è la dualità della relazione tra Fernando e Alexis. Da un lato, c'è la violenza brutale che li circonda, incarnata dalle azioni spietate di Alexis e dai suoi compagni di gang. Dall'altro, c'è una sorta di tenerezza e comprensione che si sviluppa tra i due, una strana forma di amore che fiorisce in mezzo al caos. È questa ambiguità che rende la storia così avvincente e complessa. La regia di Schroeder cattura perfettamente l'atmosfera claustrofobica e opprimente della città, utilizzando sapientemente il video digitale per immergere gli spettatori nella brutalità della vita di strada a Medellin. Ogni scena è permeata da una tensione palpabile, una sensazione di imminente pericolo che tiene incollati gli spettatori allo schermo. Ma ciò che rende veramente "La Vergine dei Sicari" un'opera straordinaria è la sua capacità di toccare temi universali come l'amore, la perdita e la ricerca di significato in mezzo alla disperazione. Nonostante la crudeltà del mondo che li circonda, Fernando e Alexis lottano per trovare un senso di umanità e compassione l'uno nell'altro, una ricerca che li porta alla scoperta di emozioni intense e profonde. In definitiva, "La Vergine dei Sicari" è un film che lascia un'impressione duratura. La sua rappresentazione cruda e realistica della vita a Medellin, unita alla potenza delle performance degli attori principali, lo rende un'esperienza cinematografica indimenticabile. Schroeder ci offre uno sguardo intimo e personale sulla disperazione e il desiderio di speranza che risiedono nel cuore umano, e lo fa in modo tanto toccante quanto inquietante. La sua capacità di trasportare gli spettatori in un mondo così oscuro e sconvolgente, e di farlo con tanta sensibilità e profondità, è semplicemente straordinaria. "La Vergine dei Sicari" è un capolavoro del cinema che merita di essere visto e apprezzato da tutti coloro che cercano una narrazione potente e avvincente. La riflessione sul destino umano, sulle relazioni in contesti estremi e sulla lotta per la sopravvivenza si intreccia in modo magistrale in questa pellicola, regalando al pubblico un'esperienza indimenticabile che continua a suscitare emozioni e riflessioni anche dopo la fine dei titoli di coda.
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