lucaguar
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mercoledì 20 novembre 2024
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le prove per bad guy sono riuscitissime
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"Coccodrillo" sembra veramente la prova generale del futuro "Bad Guy": stesso attore, stessa brutale violenza, temi toccati molto simili. Difficile dire cose diverse da quelle che si direbbero del film del 2001, ma qualche differenza c'è: la fotografia e i movimenti di macchina sono forse un pochino acerbi rispetto a "Bad guy", la trama leggermente più debole e la messa in scena più rudimentale ma a mio avviso non siamo semplicemente di fronte ad una brutta copia, tutt'altro: qui, al contrario, Kim Ki Duk per certi aspetti riesce anche a mostrare meglio il senso di risentimento e di rabbia del protagonista; la scelta di non esasperare i silenzi del violento Coccodrillo è secondo me migliore che in "Bad Guy", in cui essi sembravano un po' forzati.
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"Coccodrillo" sembra veramente la prova generale del futuro "Bad Guy": stesso attore, stessa brutale violenza, temi toccati molto simili. Difficile dire cose diverse da quelle che si direbbero del film del 2001, ma qualche differenza c'è: la fotografia e i movimenti di macchina sono forse un pochino acerbi rispetto a "Bad guy", la trama leggermente più debole e la messa in scena più rudimentale ma a mio avviso non siamo semplicemente di fronte ad una brutta copia, tutt'altro: qui, al contrario, Kim Ki Duk per certi aspetti riesce anche a mostrare meglio il senso di risentimento e di rabbia del protagonista; la scelta di non esasperare i silenzi del violento Coccodrillo è secondo me migliore che in "Bad Guy", in cui essi sembravano un po' forzati. Inoltre l'amarezza per l'ingiustizia sociale e per l'emarginazione sono dipinte sullo schermo alla perfezione, qui si vede un possibile spiraglio di luce nell'umanità del protagonista, pur immerso (è proprio il caso di dirlo) nel suo mondo famelico, violento e quasi bestiale. Il fiume è sfruttato come supporto alla narrazione, diviene quasi un altro personaggio, in cui i protagonisti si perdono, trovano ristoro, si salvano e infine muoiono, come nella bella scena finale in cui Coccodrillo si ammanetta alla mano della ragazza di cui si è faticosamente innamorato, dopo che l'aveva più volte violentata. Il fiume è il fiume della vita, in cui però affogano molte delle speranze del protagonista, un fiume originariamente puro e incontaminato, "dal quale una volta si vedevano le montagne" come dice il vecchio che fa parte della comunità di Coccodrillo, ma che è stato come contaminato dal peccato, dalla violenza che in realtà è perpetrata dalla società che emargina, che esclude e che suscita risentimento, rabbia, disperazione e che soffoca ogni sentimento umano: forse Kim ki Duk vuole però mostrare che, in realtà, questa contaminazione del "male" avviene in misura maggiore nei più deboli che, paradossalmente, sono come Coccodrillo, violenti e rabbiosi, mentre in altri nelle stesse condizioni si riesce a vedere una purezza d'animo (nel vecchio e nel bambino e in parte nella ragazza) che è la vera forza, la forza dell'umanità e della mansuetudine, della mitezza che non è risentita, che conserva la propria integrità nonostante l'ingiustizia sociale, l'emarginazione e la bruttezza della società. Una purezza che comunque rimane sul fondale dell'anima di ognuno, anche dei più abietti e "cattivi", come appunto nella scena finale, in cui Coccodrillo sembra aver rinunciato alla bestialità della violenza e in cui desidera morire con l'amata. Un film forse per certi aspetti immaturo ma certamente un'opera prima potentissima e ben costruita, che racchiude molti temi cari a Kim ki Duk, che a volte saranno mostrati ancora più compiutamente e mirabilmente ma che in altre opere non saranno trattati al livello di questo "Coccodrillo".
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luca scialo
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lunedì 21 dicembre 2020
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emarginati sociali che vivono come coccodrilli
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Film d'esordio per Kim Ki-Duk, arrivato al cinema entrando da una porta secondaria. Senza la consueta gavetta e provenendo da un'altra delle sette arti: la pittura. Eppure, la sua carriera ribalterà ogni pregiudizio, grazie alla maniacalità con la quale ha scritto le sue sceneggiature. Per poi dipingerle su pellicola come fossero quadri. Nel suo primo film, affronta una tematica che spesso tornerà nella sua filmografia: gli emarginati sociali. I quali, nella fattispecie, vengono ritratti come fossero dei coccodrilli. I quali vivono sulle rive di un putrido fiume urbano. Protagonisti sono un uomo violento e sgarbato, un anziano che arrabatta roba vecchia e un bambino che vive privato della sua infanzia.
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Film d'esordio per Kim Ki-Duk, arrivato al cinema entrando da una porta secondaria. Senza la consueta gavetta e provenendo da un'altra delle sette arti: la pittura. Eppure, la sua carriera ribalterà ogni pregiudizio, grazie alla maniacalità con la quale ha scritto le sue sceneggiature. Per poi dipingerle su pellicola come fossero quadri. Nel suo primo film, affronta una tematica che spesso tornerà nella sua filmografia: gli emarginati sociali. I quali, nella fattispecie, vengono ritratti come fossero dei coccodrilli. I quali vivono sulle rive di un putrido fiume urbano. Protagonisti sono un uomo violento e sgarbato, un anziano che arrabatta roba vecchia e un bambino che vive privato della sua infanzia. A loro si aggregherà una donna che aveva tentato il suicidio ma era stata salvata da quell'uomo. Il quale però, finirà per renderla una sua schiava sessuale. Tuttavia, la tristezza di quella donna finirà per intenerire anche il suo cuore di pietra.
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greenhatman
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giovedì 20 settembre 2012
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rettili in superficie, umani sul fondo del fiume
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L'esordio cinematografico di Kim ki-duk presenta già alcuni famosi tratti stilistici del maestro coreano. Primo fra tutti una violenza apparentemente gratuita ed esageratamente ostentata, che si rivela poi nella visione di un mondo permeato, in ogni suo aspetto fisico o spirituale, di atti violenti. Coccodrillo è un senza tetto ribelle, che odia il mondo per il destino riservatogli e che si considera una piaga da debellare, uno scherzo della natura. Natura feroce, in cui lui si muove come un animale a caccia di succulente opportunità (siano truffe, stupri o ricatti); del resto nella prima scena ci viene presentato come un vero coccodrillo in posizione d'attacco, pronto ad immergersi fulmineo per cogliere la preda di sorpresa (in questo caso un suicida che alleggerisce del portafoglio).
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L'esordio cinematografico di Kim ki-duk presenta già alcuni famosi tratti stilistici del maestro coreano. Primo fra tutti una violenza apparentemente gratuita ed esageratamente ostentata, che si rivela poi nella visione di un mondo permeato, in ogni suo aspetto fisico o spirituale, di atti violenti. Coccodrillo è un senza tetto ribelle, che odia il mondo per il destino riservatogli e che si considera una piaga da debellare, uno scherzo della natura. Natura feroce, in cui lui si muove come un animale a caccia di succulente opportunità (siano truffe, stupri o ricatti); del resto nella prima scena ci viene presentato come un vero coccodrillo in posizione d'attacco, pronto ad immergersi fulmineo per cogliere la preda di sorpresa (in questo caso un suicida che alleggerisce del portafoglio). Del tutto insensibile ai consigli di un vecchio e alle premure di un bambino con cui vive, egli procede senza meta in un mondo che ci viene continuamente presentato nei suoi aspetti più abietti, con uno stile che rimanda in parte ai documentari del primo Neorealismo italiano (es. "Gente del Po" di Michelangelo Antonioni). L'incidente scatenante s'incarna in una giovane ragazza, intenta a suicidarsi gettandosi dal ponte sotto cui vive Coccodrillo, che ha deciso di salvarla per poter abusare di lei successivamente e ripetutamente. Con lo scorrere dei giorni, però, la nuova arrivata comincia a stravolgere le regole del mondo di Coccodrillo, al punto di renderlo poco a poco più umano, toccandolo con le sue spiccate doti di disegnatrice. Coccodrillo diventa sempre più sensibile (con lei, con il bambino e con il vecchio) e si fa contagiare dalla sue doti artistiche, provando a dipingere di blu un paio di manette e una tartaruga. Un giorno viene a conoscenza dell'oscuro passato della ragazza: ella aveva infatti deciso di suicidarsi per sfuggire a una vita abusi sessuali, a cui era stata costretta da un uomo spregevole e da un gruppo di suoi seguaci. Coccodrillo vede adesso una ragione sensata di vita, vendicare la povera ragazza; il compito si rivela arduo e tortuoso, senza escludere dei sacrifici (il vecchio morirà ucciso da un tirapiedi dell'uomo spregevole). Alla fine, dopo che ulteriori atti di violenza hanno portato alla perpetuazione della vendetta, Coccodrillo e la ragazza si concedono qualcosa che pensavano non potesse appartenere a quel mondo di rettili: un atto sessuale colmo di passione e sentimento. Consumato il gesto d'amore, la ragazza tenterà nuovamente il suicidio e Coccodrillo, ormai rettile solo di nome, si butterà in acqua con lei, andando incontro a un destino accettato perché ormai in pace con se stesso: morire assieme all'amata. L'ultima, suggestiva sequenza vede Coccodrillo ammanettare il suo polso con quello della ragazza e sedersi con lei sul fondale del fiume, sopra un divano che aveva gettato in precedenza.
Kim Ki-Duk, per tutta la sua produzione interessato a mostrare la violenza e l'odio come qualcosa d'incomprensibile ma tristemente evidente, ha deciso di lasciarsi andare e mostrarci una scena degna delle migliori, e al tempo stesso tragiche, storie d'amore. Coccodrillo, come un novello Romeo Montecchi, non può accettare di vivere in un mondo spogliato dell'umanità (incarnata dalla giovane ragazza), e decide di seguirla.
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molenga
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giovedì 2 febbraio 2012
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gli ultimi
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Quattro stelle per il primo film di Kim ki-duk. coccodrillo è il soprannome di un barbone che vive lungo il fiume han a seoul insieme a un vecchio e a un bambino. vero"rifiuto deòlla società", come un animale abbandonato non conosce che violenza e prevaricazione, riservando quella poca poesia che ha in corpo alla solitudine subacquea di certe immersioni nell'inquinatissimo han...tira su due soldi denunciando alla polizia i frequenti suiciodi di coloro che si gettano da un ponte e facendo vendere chewing-gum al bambino; una notte salva una ragazza che dapprima usa solo come sfogo per la sua sessualità ma della quale lentamente s'innamora...il finale è scritto per chi coniosce il regista coreano-specialmente nei suoi film meno "artistici"-, ma il film è un'ottimo esordio, forse un po' troppo grezzo ma avvolto di brutale poesia.
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Quattro stelle per il primo film di Kim ki-duk. coccodrillo è il soprannome di un barbone che vive lungo il fiume han a seoul insieme a un vecchio e a un bambino. vero"rifiuto deòlla società", come un animale abbandonato non conosce che violenza e prevaricazione, riservando quella poca poesia che ha in corpo alla solitudine subacquea di certe immersioni nell'inquinatissimo han...tira su due soldi denunciando alla polizia i frequenti suiciodi di coloro che si gettano da un ponte e facendo vendere chewing-gum al bambino; una notte salva una ragazza che dapprima usa solo come sfogo per la sua sessualità ma della quale lentamente s'innamora...il finale è scritto per chi coniosce il regista coreano-specialmente nei suoi film meno "artistici"-, ma il film è un'ottimo esordio, forse un po' troppo grezzo ma avvolto di brutale poesia.
Cho Jae-Hyun come sempre repellente al punto giusto.
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