lionel92
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mercoledì 3 aprile 2013
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il deludente ritorno di django
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Sono passati 20 anni dai fatti narrati nel film di Corbucci e Django ormai invecchiato,ma non per questo fuori forma,si è ritirato in un convento di Santo Domingo nel quale si fa chiamare Ignacio.La sua pacifica esistenza tuttavia viene scombussolata dalla notizia del rapimento di sua figlia Marisol,la quale è stata rapita dagli uomini del Principe Orlowsky per essere venduta come prostituta insieme ad altre ragazze.La situazione spinge Django a tornare sul piede di guerra per liberare la figlia facendo piazza pulita di chiunque gli si pari davanti.Mediocrissimo seguito del primo "Django" del quale non riprende nè lo stile nè l'efficacia.Solo leggendo la trama si può intuire benissimo che assisteremo più ad un action movie di bassa lega che ad uno spaghetti western.
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Sono passati 20 anni dai fatti narrati nel film di Corbucci e Django ormai invecchiato,ma non per questo fuori forma,si è ritirato in un convento di Santo Domingo nel quale si fa chiamare Ignacio.La sua pacifica esistenza tuttavia viene scombussolata dalla notizia del rapimento di sua figlia Marisol,la quale è stata rapita dagli uomini del Principe Orlowsky per essere venduta come prostituta insieme ad altre ragazze.La situazione spinge Django a tornare sul piede di guerra per liberare la figlia facendo piazza pulita di chiunque gli si pari davanti.Mediocrissimo seguito del primo "Django" del quale non riprende nè lo stile nè l'efficacia.Solo leggendo la trama si può intuire benissimo che assisteremo più ad un action movie di bassa lega che ad uno spaghetti western.Esplosioni,sparatorie e battute a volte sarcastiche e anche scontate rendono questo seguito una brutta copia di Rambo(anche la locandina del film sembra riprendere il personaggio di Stallone).L'interpretazione di Franco Nero è buona ma il contorno è pessimo con azioni che vanno al rilento e incapaci di generare interesse nello spettatore.Ci si annoia dopo pochi minuti
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onufrio
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giovedì 21 febbraio 2013
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django, 20 anni dopo
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Nel 1966 lo lasciammo con le mani praticamente distrutte, a distanza di 20 anni lo ritroviamo in un convento in ottime condizioni fisiche, pronto a tornare alla ribalta per riprendersi la figlia rapita dal "diavolo" Orlowsky. Sfodera la sua scintillante mitragliatrice tenuta sottoterra per tanti anni e ricomincia a sterminare tutti i cattivi e a salvare gli schiavi.
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gianni lucini
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lunedì 23 gennaio 2012
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per gli appassionati è una sorta di tradimento
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Gli appassionati e i cultori del western all’italiana hanno guardato subito con molto sospetto l’idea di dare un seguito vent’anni dopo al leggendario Django di Corbucci. L’impresa parte subito in salita nonostante la disponibilità di Franco Nero a vestire per la seconda volta i panni del pistolero con la bara. Non deve neppure fingere che il tempo non sia passato perché l’ambientazione temporale è collocata esattamente vent’anni dopo la prima impresa. Nello Rossati, che, nel rispetto della antica consuetudine di scegliere nomi d’arte “americani” si firma con lo pseudonimo di Ted Archer cerca di aggiornare personaggio e storia. Così facendo però tradisce i codici di genere del western all’italiana confezionando un bel film d’avventura.
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Gli appassionati e i cultori del western all’italiana hanno guardato subito con molto sospetto l’idea di dare un seguito vent’anni dopo al leggendario Django di Corbucci. L’impresa parte subito in salita nonostante la disponibilità di Franco Nero a vestire per la seconda volta i panni del pistolero con la bara. Non deve neppure fingere che il tempo non sia passato perché l’ambientazione temporale è collocata esattamente vent’anni dopo la prima impresa. Nello Rossati, che, nel rispetto della antica consuetudine di scegliere nomi d’arte “americani” si firma con lo pseudonimo di Ted Archer cerca di aggiornare personaggio e storia. Così facendo però tradisce i codici di genere del western all’italiana confezionando un bel film d’avventura. Il personaggio di Django, con i lunghi capelli come Keoma trattenuti in un codino, assomiglia più al Rambo di Stallone che al Sandokan di Sollima. Non utilizza più la bara per trasportare la sua mitica mitragliatrice ma un carro funebre. Non è confezionato male, anzi offre allo spettatore più di una suggestione, ma non ha né i tempi, né i modi, né le caratteristiche del western all’italiana. In fondo finisce per essere una sorta di tardivo funerale al genere più che un omaggio postumo. Il risultato al botteghino non è esaltante. Avrebbe meritato di più perché la storia tutto sommato funziona e gli attori sono ben assortiti, con un Christopher Connelly a suo agio nei panni del cattivo di turno. Gli appassionati lo considerano una sorta di tradimento, ma se non ci si aspetta la rivitalizzazione di un genere ormai morto, lo si può trovare gradevole e divertente.
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hantarex74
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martedì 14 settembre 2010
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un maccheroni western...
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Col precedente Django non ci sono paragoni, sceneggiatura, storia e regia offrono ben poco.
Franco Nero e Cristopher Connelly sono l'unica cosa che da un minimo di decenza al film.
Peccato perchè poteva essere sfruttata meglio l'icona del pistolero Django che ritorna alla ribalta.
Più che un western un film di avventura!
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gatubella
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giovedì 30 luglio 2009
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la storia...
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é buona, ma io voglio anche dire, che questo regista a lavorato molto in Colombia, dove era stato molto amato, rispetato, a fatto lavorare un sacco di gente, e cisono quelli che hanno aproffitato nel suo momento de lue sue capacitá profesionali, e della sua immaginazzione, en á scritte tante e tanto diverse, voglio dire anche, per la sua biografia, che Lui si era sposato con una Donna della Colombia con qui a due figlie!
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mercoledì 30 gennaio 2008
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pennone
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venerdì 31 agosto 2007
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ma le sue mani?
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Ma le mani di Django mi ricordo che erano state distrutte nel primo film, quando e come sarebbero guarite? Gli altri film su Django prima di Django 2 sono in continuity o no?
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