Irene Bignardi
«La mia carriera è cominciata con un falso, l'invasione dei marziani'. Sarei dovuto -andare in prigione. Non devo lamentarmi: sono finito a Hollywood». Così parlò Orson Welles, sommo regista, eternamente votato, grazie al suo film di debutto, Quarto potere, come il massimo regista della storia del cinema, grande esperto di meravigliose falsïficazioni. Di falsi se ne intendeva, il grande Orson, capace di ricucire per necessità, come fece in Otello, i più incredibili paesaggi in un unico paesaggio shakespeariano, e protagonista di altre più avventurose e più improbabili imprese produttive: e F for Fake, del 1975 (questo è il titolo originale del suo genialissimo film-saggio), è un'esercitazione ironica e allegramente cinica sul vero e sul falso in arte, sui falsi (quadri) che sono belli come quelli veri e viceversa, sul valore venale dell'arte, sulle belle donne (la sua compagna Oja Kodar, che si presta allegramente a mettere a disposizione la sua bellezza per «allumer» più che sedurre un vecchio Pablo Picasso), sui venditori di fumo e di cose che non possiedono. [...]
di Irene Bignardi, articolo completo (2041 caratteri spazi inclusi) su 2008