paolp78
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venerdì 16 agosto 2019
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non soddisfa le aspettative
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Da questo film, incentrato sul personaggio di Sherlock Holmes (che personalmente ho sempre adorato) e diretto dal grande Billy Wilder, mi aspettavo davvero molto, ma invece ne sono rimasto deluso.
Non è la sceneggiatura che ha tradito, come era possibile temere, visto che non è tratta da uno dei romanzi di Sir Arthur Conan Doyle; contrariamente a questo timore, mi è piaciuta molto avendola apprezzata soprattutto nella parte che riguarda la complicata trama investigativa, che si dipana sapientemente nel corso della pellicola.
Il film è carente di personalità, ed in questo la scelta di non affidarsi a star amate dal grande pubblico non ha aiutato (l'unico attore di fama internazionale è Christopher Lee a cui viene lasciato un ruolo minore); inoltre è carente di ritmo, non riuscendo mai a coinvolgere appieno.
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Da questo film, incentrato sul personaggio di Sherlock Holmes (che personalmente ho sempre adorato) e diretto dal grande Billy Wilder, mi aspettavo davvero molto, ma invece ne sono rimasto deluso.
Non è la sceneggiatura che ha tradito, come era possibile temere, visto che non è tratta da uno dei romanzi di Sir Arthur Conan Doyle; contrariamente a questo timore, mi è piaciuta molto avendola apprezzata soprattutto nella parte che riguarda la complicata trama investigativa, che si dipana sapientemente nel corso della pellicola.
Il film è carente di personalità, ed in questo la scelta di non affidarsi a star amate dal grande pubblico non ha aiutato (l'unico attore di fama internazionale è Christopher Lee a cui viene lasciato un ruolo minore); inoltre è carente di ritmo, non riuscendo mai a coinvolgere appieno.
Lo spettatore resta abbastanza indifferente alle sorti dei personaggi, con i quali non entra mai in empatia.
Opera amorfa e sottotono.
Del tutto non riuscita è la parte umoristica, affidata prevalentemente al personaggio del Dottor Watson, che non funziona affatto, ed anzichè fornire intermezzi di allegerimento, finisce per appesantire ulteriormente la narrazione.
Era buona l'idea di calcare la mano sul carattere misogeno di Holmes, ma c'era bisogno di un personaggio femminile più intrigante per meglio sviluppare tale aspetto ed evidenziare i contrasti.
Inutilmente lunga la prima parte, che poteva giustificarsi soltanto se almeno fosse ben riuscita in chiave umoristica, obiettivo che invece viene pienamente fallito.
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elgatoloco
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venerdì 30 novembre 2018
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bella rilettura del grande personaggio
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"The Private Life of Sherlock Holmes"(1970), solo parzialmente ispirato dalle opere di Sir Arthur Conan Doyle, in realtà scritto dallo stesso Billy Wilder, regista, con I.AA.L:Dimaond, su virtù, vizi(la fmosa soluzione 7% ....) del detective più famoso al mondo, l'unico capace di attivare ancora oggi(salvo casi isolati di refrattari, per motivi di bigottismo-ignoranza) l'immaginazio collettivo. Wilder ha qui(come altrove, molte volte)la capacitù di passare e far passare dal registro umoristico a quello "serio", della detectione e della suspense, inventando o meglio ricomponendo storie che in Conan Doyle ci sono , ma nei racconti sono disposte diversamente.
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"The Private Life of Sherlock Holmes"(1970), solo parzialmente ispirato dalle opere di Sir Arthur Conan Doyle, in realtà scritto dallo stesso Billy Wilder, regista, con I.AA.L:Dimaond, su virtù, vizi(la fmosa soluzione 7% ....) del detective più famoso al mondo, l'unico capace di attivare ancora oggi(salvo casi isolati di refrattari, per motivi di bigottismo-ignoranza) l'immaginazio collettivo. Wilder ha qui(come altrove, molte volte)la capacitù di passare e far passare dal registro umoristico a quello "serio", della detectione e della suspense, inventando o meglio ricomponendo storie che in Conan Doyle ci sono , ma nei racconti sono disposte diversamente. C'è anche qualche cenno all'opera completa di Conan Doyle su Holmes(come noto, Doyle scrisse moltissimo, voglio dire testi teatrali, saggi, romanzi, racconti che trattano di temi diversissimi dal famoso detective), quasi una"carrellata"intelligente, ma poi la vicenda realmente inventata da Wilder è da un lato attinente allo"spirito holmesiano", dall'altra autonoma da esso. Nulla da dire, anche a riguardo degli interpreti: Robert Stephens è Holmes, Colin Blakely è invece il dr.Watson, Christopher Lee non è (ovviamente)né Dracula nè Frankenstein, ma il famoso Mycroft Holmes, Genevieve Page è la misteriosa donna il cui ricordo Holmes serberà comunque caro, pur se da"nemica". In più i paesaggi, soprattutto scozzesi, sempre molto ben"azzeccati"e contestualizzati.. . El Gato
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marilla
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sabato 11 febbraio 2012
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elegantemente delizioso
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Wilder è sempre Wilder: elegante ma non paludato, ironico ma non beffardo, venato di malinconia ma mai struggente o piattamente triste. Anche in questo film, dove il plot (uno dei “casi” di Holmes) potrebbe rendere più complicata l’applicazione di tali splendide doti, Wilder conferma di essere un grande. Con una sceneggiatura originale non tratta dalle opere di Doyle (ma talmente convincente che ne è stato tratto un libro a firma congiunta di Michael e Mollie Hardwick), ci propone non solo una raffinata, deliziosa, dolcemente ironica e soprattutto più umana figura del celebre detective (un Holmes consapevole della propria mediocrità musicale, consapevole e amaramente costretto, per fronteggiare lo spleen, a far uso di cocaina – abilmente stemperata da Watson in soluzione al 5%! –consapevole, ma mai totalmente rivelatore nelle cause, del suo difficile, se non impossibile, rapporto con le donne, consapevole del tempo che passa e che lo porterà inevitabilmente alla fine) ma anche una nuova lettura del fido Watson (meno stupido di quanto normalmente ci venga presentato e, pur se non ovviamente autoironico quanto il protagonista, capace di vivacità, di guizzi - con quel garofano rosso sull’orecchio mentre balla un indiavolato french can can paradossalmente reinterpretato dalla musica di Tchaikowsy - , e dotato anche di una certa intraprendenza, in netto contrasto con il rigido ruolo di esecutore dei suoi precedenti omologhi).
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Wilder è sempre Wilder: elegante ma non paludato, ironico ma non beffardo, venato di malinconia ma mai struggente o piattamente triste. Anche in questo film, dove il plot (uno dei “casi” di Holmes) potrebbe rendere più complicata l’applicazione di tali splendide doti, Wilder conferma di essere un grande. Con una sceneggiatura originale non tratta dalle opere di Doyle (ma talmente convincente che ne è stato tratto un libro a firma congiunta di Michael e Mollie Hardwick), ci propone non solo una raffinata, deliziosa, dolcemente ironica e soprattutto più umana figura del celebre detective (un Holmes consapevole della propria mediocrità musicale, consapevole e amaramente costretto, per fronteggiare lo spleen, a far uso di cocaina – abilmente stemperata da Watson in soluzione al 5%! –consapevole, ma mai totalmente rivelatore nelle cause, del suo difficile, se non impossibile, rapporto con le donne, consapevole del tempo che passa e che lo porterà inevitabilmente alla fine) ma anche una nuova lettura del fido Watson (meno stupido di quanto normalmente ci venga presentato e, pur se non ovviamente autoironico quanto il protagonista, capace di vivacità, di guizzi - con quel garofano rosso sull’orecchio mentre balla un indiavolato french can can paradossalmente reinterpretato dalla musica di Tchaikowsy - , e dotato anche di una certa intraprendenza, in netto contrasto con il rigido ruolo di esecutore dei suoi precedenti omologhi). E che dire della padrona di casa, che nello svegliare il povero Watson “incriccato” sul canapé, pensa solo al porridge che si raffredda (quelle horreur!)? Insomma, mi sento di confermare: Wilder non si smentisce mai.
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sixoclock
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giovedì 3 aprile 2008
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sottomarini e dirigibili in epoca vittoriana
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Il film si presenta come una sorta di collana, come se lo spettatore già conoscesse i fatti precedenti e quelli successivi. Wilder ci mostra uno Sherlock Holmes che fugge le donne mettendo in dubbio anche la sua eterosessualità. La pellicola, per la maggiore girata in Scozia, è una sorta di spiegazione dell'invenzione del sottomarino, ma niente di più. Lo spettatore per quasi 2 ore brancola nella nebbia di avvenimenti inspiegabili e senza logica
[+] c'è una spiegazione...
(di stefania)
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nick
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giovedì 31 gennaio 2008
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la vita privata di sherlock holmes
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Il più bel film di Billy Wilder e uno dei migliori in assoluto; una colonna sonora struggente!
E pensare che al cinemma, nel lontano 1970, gli spettatori erano proprio quattro gatti.
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