Where To Invade Next |
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Un film di Michael Moore.
Con Michael Moore, Krista Kiuru, Tim Walker, Johnny Fancelli.
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Titolo originale Where To Invade Next.
Documentario,
Ratings: Kids+13,
durata 119 min.
- USA 2015.
- Nexo Digital
uscita lunedì 9 maggio 2016.
MYMONETRO
Where To Invade Next
valutazione media:
2,59
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'irresistibile leggerezza dell'utopiadi ZararFeedback: 13464 | altri commenti e recensioni di Zarar |
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lunedì 29 febbraio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Mi è piaciuto. Perché chiedere a questo pseudo docu-film quello che non è palesemente nelle intenzioni del regista? Analisi documentate ed esaustive, sociologia scientifica, denunce circostanziate, think tank per la risoluzione di problemi mondiali e chissà che cosa ancora…. Se cercate questo, non è il vostro film, anche se vi farebbe bene. Quello che Moore con la sua straripante personalità dà qui allo spettatore a piene mani, con l’esuberanza che lo rende inconfondibile, ma anche con leggerezza ed ironia, è il piacere perduto e ormai quasi colpevole dell’utopia. In un clima generale di politica-show, dove lo stereotipo è – qui sì - cavalcato con fredda efficienza per raccogliere consensi e nascondere il ‘duro’ dei problemi e della politica (è lo spettacolo in questi giorni negli USA dei Presidential debates, caucuses, primarie e superTusday…) Moore indossa la sua maglietta, brandisce la sua bandiera stelle e strisce e va in cerca con sfacciata innocenza, attraverso modelli/miti di vari paesi reali, del suo Paese delle Meraviglie, dove godere non è un peccato, lavorare non è un’ossessione, studiare è un diritto, mangiare è un piacere, essere donna non è una condanna, sbagliare non è una maledizione per l’eternità, la memoria storica è un dovere, i muri eretti per decenni possono cadere in una notte, e via così. E l’invito finale, all’insegna della favola, è quello all’America di riscoprire in sé la sua parte migliore, senza cercare altrove, come Dorothy nel ‘Mago di Oz’ scopre di aver sempre posseduto le scarpette magiche che avrebbero potuto riportarla a casa… Neppure lo spettatore più ingenuo può farsi illusioni, o scambiare il film per un programma politico, o credere fino in fondo che i modelli esaltati esauriscano una realtà, ma è smagliante la luce, la pienezza vitale, la simpatia, la naturalezza, la bellezza degli sguardi e dei sorrisi che il regista presta alla sua utopia. Non per negare il serio e concreto della politica, ma – troppo necessario - per ridarle un’anima. Il film è meno brillante in alcuni punti, un po’ serioso in altri, ma nel complesso resta, a mio parere, uno dei migliori di Moore. Tre stelle e mezzo.
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