Diary of the Dead - Le cronache dei morti viventi |
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Un film di George A. Romero.
Con Michelle Morgan, Joshua Close, Shawn Roberts, Amy Ciupak Lalonde, Joe Dinicol.
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Horror,
durata 95 min.
- USA 2007.
- Minerva Pictures Group
uscita venerdì 30 ottobre 2009.
MYMONETRO
Diary of the Dead - Le cronache dei morti viventi
valutazione media:
3,09
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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un film stancodi iguntFeedback: 21 |
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giovedì 11 marzo 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Romero cade nella trappola di fare una corsa per un terreno tortuoso: i new media e ne esce sconfitto. Il film è...stanco, aggettivo che per me lo descrive più di altri. Non c'è ritmo nè materialmente nè concettualmente, nè nella tecnica. Ben venga voler fare un lavoro sui nuovi sistemi di comunicazione visiva, ma se questi sistemi non si sono riusciti ad interiorizzare si finisce per fare una parodia dei nuovi media. Un pò come accade a quei giornalisti del tg che raccontano di Facebook senza sapere neanche di che si tratta. Il film vuole essere una sorta di documentario, alla [rec], e quindi dovrebbe coinvolgere lo spettatore sul piano della "verità" usando il linguaggio del "reality". Ebbene Romero mette su un "reality" dimostrando di non conoscere il reality, e quindi senza mettere in scena i punti di forza narrativi del reality. Così i protagonisti recitano, nelle scene clou c'è un parodistico accompagnamento musicale, non c'è il dramma reale ma la sua traduzione teatrale (cinematografica), le videocamere sono utilizzate a sproposito (devi scegliere se scappare o riprendere? riprendi. se salvare un amico o riprendere? riprendi. Gli sciacalli che rubano durante la tragedia qui amano essere ripresi, anche quando ti minacciano. etc.) e tutte con iquadrature quasi impeccabili che poco hanno a che fare con la realtà. Come vorrebbe Romero che ci identificassimo nella storia e nell'idea di documentario? non riesce proprio a costruire quella "fiducia" narrativa. Come quando ti propongono una Candid Camera e dopo tre secondi ti accorgi che è fatta a tavolino, come fai a ridere? E' una questione di linguaggio. Il reality, per quanto possa sembrare banale e di bassa cultura è un linguaggio, e se vuoi dire qualcosa devi padroneggiare il linguaggio con il quale lo vuoi dire, anche se lo consideri inferiore.
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