Mentire tutti i giorni, a tempo pieno.E' il nuovo "lavoro" di Vincent che inspiegabilmente sceglie di nascondere il suo licenziamento alla moglie e ai tre figli per costruirsi una vita fatta di rischi, di bugie, di frodi, di inganni e di raggiri anche agli amici più fidati. Vincent non risparmia nessuno nel suo vortice di menzogne, nemmeno il fidato padre a cui chiede un ingente somma per una casa in affitto per trasferirsi nel suo nuovo posto di lavoro, che ovviamente non esiste.
Vincent non sceglie la vita più semplice e più dignitosa per affrontare questo guaio lavorativo, ma anzi si getta in un famigerato ciclone d'eventi che lo porteranno a sentirsi poi scoperto e senza alibi come un delinquente, cosa che volendo o non volendo nel frattempo è davvero diventato.
Che significato dare a questo Leone d'Oro a Venezia del 2001?La tematica del "fingo di avere ancora un lavoro così continuerò a non far mancare nulla alla mia famiglia" sarà in seguito rirpesa in moltissimi film, come ad esempio nel più recente "Giorni e nuvole" di Soldini. ma qui il lavoro è l'ultima pedina di un gioco quasi macabro e sinistro che l'eccellente protagonista mette in moto COSCIENTE di ciò che sta per fare ma che non sa quando e se potrà smettere. Per tutto il film lo spettatore sospetta qualcosa di terribile, che avvenga l'orripilante colpo di scena di un suicidio o di un omicidio (da brividi la scena in cui Vincent perde la moglie nella neve)ma alla fine niente, niente di niente. Vincent ci suscita paura e terrore in ogni scena, ma alla fine, scoperto da tutti e impossibilitato a negare l'evidenza, sceglierà di restituirsi dal labirinto lavorativo a cui aveva cercato inutilmente la fuga più semplice.
Leggerei questo grido d'aiuto di un protagonista macchinoso e crudele ma che alla fine è pregnante di un gran senso umano, come l'ennesimo appello al mondo sociale del lavoro d'oggi, dove l'alienazione del lavoro, per dirla alla Marx, tocca l'apice della sua consistenza. L'uomo lavora per vivere o vive per lavorare?Lavora perchè ama ciò che fa o solo perchè gli serve per l'appunto un impiego "a tempo pieno"?Vincent è solo l'esempio massimo di quello che siamo un po' tutti almeno in uno stadio della vita, ambiziosi come pochi, desiderosi di accappararsi la posizione migliore nell'azienda, avere per parafrase una delle ultime frasi del film, l'entusiasmo per andare avanti ogni giorno. Quando tutto ciò viene a mancare ci sentiamo degli zeri, dei falliti, non perchè lo siamo realmente, ma perchè il mondo là fuori ce lo fa credere. Quando alla fine il protagonista sceglie di tornare a fare colloqui, a ritornare dentro le regole che per 7 mesi aveva rinnegato, la sua faccia è impassibile, le sue orecche poco attente a ciò che gli viene insegnato: sa solo che si sentirà di nuovo in gabbia in un modo o nell'altro e che mai più nella vita avrà la possibilità di essersi interamente scoperto e conosciuto come in quei mesi di lunghe bugie. Nelle menzogne Vincent aveva costruito la più ideale delle sue verità, il migliore dei mondi possibili, si era inventato una carica come consigliere dell'Onu per l'appunto, non di commesso in un negozio Louis Vuitton o autista di macchine di lusso. La storia di un uomo che si è perso, forse una storia un po' malata, ma senza alcun ombra di dubbio realmente esistita e purtroppo, terminata assai peggio.
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