Winx il film - Il segreto del regno perduto

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Un film di Iginio Straffi. Animazione, durata 85 min. - Italia 2007. - 01 Distribution uscita venerdì 30 novembre 2007. MYMONETRO Winx il film - Il segreto del regno perduto * * - - - valutazione media: 2,26 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Le Wìnx arrivano al cinema. Con ali e tacchi alti

di Loredana Lipperini Il Venerdì di Repubblica

Le fatine che hanno conquistato il mondo ora combattono il male anche sul grande schermo. Ma, con quel look patinato, non rischiano di spingere in direzione «velina» le bambine che stravedono per loro? Ecco cosa risponde chi le ha create
Ricordate la frase che riassume l'intera filosofia di Spider-Man, nel film omonimo? Quella che diceva «a un grande potere corrisponde una grande responsabilità»? Bene, ne esiste una versione lievemente diversa nel primo, attesissimo film delle Winx, Il segreto del regno perduto, da oggi nei cinema. La pronuncia Stella, la fatina più vip del gruppo, quella maggiormente ossessionata dall'aspetto fisico, quella, insomma, che primeggia in narcisismo fra le fatine più «trendy e cool del panorama internazionale». Per essere precisi, la versione di Stella è: «A un grande potere corrisponde una grande popolarità».
Un dettaglio, magari, nella storia che il film racconta: ovvero, la lotta della fatina Bloom contro lo stesso potente nemico che indusse al sacrificio la sua famiglia. Nella battaglia contro il Male e nel percorso per riportare in vita i genitori, Bloom sarà affiancata dalle sue cinque amiche e dai rispettivi fidanzati, in un trionfo di poteri fatati e buoni sentimenti. Eppure è proprio quella frase a rappresentare bene il Winx-universo: perché al di là dei grandi numeri e dell'orgoglio nostrano per il prodotto che ha sbaragliato la concorrenza (130 Paesi conquistati in tre anni, brand numero uno in Italia ed Europa per notorietà, seicento licenziatari nel mondo, giro d'affari da 1,5 miliardi di euro) forse vale la pena di ragionare su cosa trasmettano davvero Bloom e compagne alla loro enorme platea di bambine.
Stando alle dichiarazioni dei produttori, le Winx sono «modelli ispirazíonali» per milioni di bambine dai cinque ai dodici anni, che le adorano, seguono il giornalino e il sito, usano zaini, abiti, gioielli con il logo delle fatine. E, come loro, fra un combattimento con il Male e l'altro, sospirano sui ragazzi, hanno telefonini cellulari rosa e trolley con i cuoricini. Funziona, certo. Stravende, certissimo. E ha nobili intenti, assicura Iginio Straffi, ideatore delle fatine, regista e sceneggiatore del film, fondatore e amministratore delegato di Rainbow, l'invidiatissima azienda del Winx Club.
«Il primo motore per la nascita delle Winx» racconta Straffi «fu una constatazione, alla fine degli armi Novanta. Mi resi conto che i cartoni animati che venivano proposti nelle fiere erano tutti rivolti ai maschi: Pokémons, Digimon, Dragon Ball. Allora mi è venuto in mente di realizzare una storia dove la lotta fra Bene e Male si identificasse in due scuole per apprendiste fate e streghe. Oltretutto, era nell'aria il successo di Harry Potter, che dimostrava quanto l'ambientazione magica piacesse ai bambini. In un contesto classico, dunque, noi trasmettiamo valori positivi: la solidarietà contro il cinismo e l'arrivismo. Le nostre storie sono quelle in cui (onesto vince e chi pensava di trionfare usando una scorciatoia viene sconfitto. Certo, abbiamo fatto i nostri studi e abbiamo usato un look patinato per attrarre le bambine».
Ma è necessario che esistano prodotti per maschi e per femmine? Per anni l'animazione si è rivolta indistintamente al due sessi.
«Beh, i prodotti neutri ci sono ancora: Disney, in molti casi, continua a proporli. Ma noi pensiamo che la lotta col mostro non sia il massimo per le bambine, che vogliono qualcosa di più romantico. Per i maschi, che pure sono fra il nostro pubblico, abbiamo inserito nella storia gli Specialisti, i cavalieri di Fonterossa. Certo, il merchandising è diverso. Non confondiamo le idee producendo bambole e spade. Ci limitiamo alle bambole».
Veniamo al look. Lei lo ha definito patinato: ma il tacco a spillo, il vitino di vespa e le autoreggenti non rischiano di fuorviare l'immagine femminileperuna bambina?
«Abbiamo fatto ricerche che dimostrano come le bambine non abbiano la stessa percezione del proprio corpo delle adolescenti. Io stesso ho incontrato una bambina bionda, grassottella e con gli occhiali convinta di essere identica a Stella. E poi anche Cenerentola era bella. Anche Barbie lo è. Per fare colpo sulle bambine, le eroine devono avere un bell'aspetto. Come tutte le principesse delle favole».
Tranne Fiona, in Shrek
«Ma Shrek è più per gli adulti che per i bambini».
Puntare sul look non spinge le bambine a porre l'aspetto fisico tra i valori principali?
«Ma dietro il look c'è un messaggio positivo: le fatine devono impegnarsi per essere in pace con se stesse e gli altri. C'è la tolleranza razziale, visto che sirene, ninfe e creature fantastiche sono la personificazione di altre culture, e tutte convivono pacificamente. Per quanto riguarda l'aspetto, esistono studi americani che dimostrano che, se le Winx fossero state bruttine, non sarebbero state il fenomeno che sono».
li giornalino delle Winx allega anche trucchi in regalo...
«È successo una volta. In un altro caso abbiamo allegato il lucidalabbra. In genere offriamo astucci, occhiali da sole, agende».
... E consigli di bellezza.
«Nella rubrica di Stella, che è la fatina più attenta alla moda e alla cura del proprio aspetto. Anche nel film ha questo atteggiamento. Ma è una scema simpatica».
Oggi le tweens non sono più le ragazzine delle medie, ma quelle delle elementari.
«Vero, vero. Siamo rimasti sconvolti già cinque anni fa, scoprendo che le bambine di otto anni guardavano Mtv e quelle di dieci erano fra il pubblico di Csi. Non dipende da noi, ma ci facciamo i conte».
luce di tutto questo, come commenterebbe la frase di Spider-Man, «a grande potere corrisponde grande responsabilità»?
«La sottoscrivo. Se chi detiene il potere non è incosciente, deve prendersi le proprie responsabilità». Da Il Venerdì di Repubblica, 30 novembre 2007

di Loredana Lipperini, 30 novembre 2007

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