La 70esima cerimonia di consegna dei David di Donatello ha visto molte conferme, qualche delusione, una piccola sorpresa e alcune prese di posizione contro la situazione tragica in corso a Gaza.
La 70esima cerimonia di consegna dei David di Donatello ha visto molte conferme, qualche delusione, una piccola sorpresa e alcune prese di posizione contro la situazione tragica in corso a Gaza. Vermiglio di Maura Delpero ha conquistato sette David, ovvero la metà di quelli per cui era stato nominato, e i premi ricevuti sono di alto profilo: a cominciare dal Miglior film, la Miglior regia (ed è la prima donna in 70 anni di storia del David a ottenere – finalmente - questo riconoscimento) e la Miglior sceneggiatura originale, per proseguire con il Miglior autore della fotografia (Mikhail Krichman), il miglior produttore (la neonata Cinedora di Francesca Andreoli, Leonardo Gerra Seragnoli, Santiago Fondevila Sanchez e Maura Delpero), il Miglior casting e il Miglior suono.
Questo David ha finalmente sancito un successo femminile importante: a cominciare dai tre premi “pesanti” (anche se su 14 candidature) a L’arte della gioia (con buona pace delle polemiche in quanto serie e non film, benché passato anche in sala), che ha vinto per la Miglior attrice Tecla Insolia, la Miglior attrice non protagonista Valeria Bruni Tedeschi, e la Miglior sceneggiatura non originale di Valeria Golino, Luca Infascelli, Francesca Marciano, Valia Santella e Stefano Sardo. La delusione è semmai per Golino, che non è stata premiata né per il film né per la sua (eccezionale) regia. Tre David (su nove candidature) anche a Gloria!, che ha vinto come Miglior esordio alla regia, Miglior canzone originale (Aria) e Miglior compositore, tutti per la neoregista, attrice e musicista Margherita Vicario (in coppia con Davide Pavanello per canzone e colonna sonora).
Chi ha fatto l’en plein rispetto alle sue quattro candidature, nonostante fossero tutte “tecniche”, è stato a sorpresa Le Déluge di Gianluca Jodice, che ha vinto per le scenografie, i costumi, il trucco e le acconciature: una piccola rivalsa per un film criminalmente sottovalutato. A Berlinguer – La grande ambizione, che aveva ricevuto ben 15 nomination, sono arrivati solo due premi, ma di rilievo: Miglior attore a Elio Germano e Miglior montaggio a Jacopo Quadri. Francesco Di Leva si è aggiudicato il titolo di Miglior attore non protagonista per Familia di Francesco Costabile, mentre a Napoli-New York di Gabriele Salvatores sono toccati il David Giovani e il premio per i Migliori effetti speciali.
A bocca asciutta sono rimasti incredibilmente Parthenope, che a fronte di ben 15 candidature non ha ricevuto neanche un David, così come il bellissimo Il tempo che ci vuole, nonostante avesse ricevuto cinque candidature di peso. A bocca asciutta già in termini di scarse nomination due campioni di incassi di fine 2024, ovvero Diamanti di Ferzan Ozpetek (che però ha ricevuto il David dello spettatore) e Il ragazzo dai pantaloni rosa di Margherita Ferri.
Sul palco i discorsi politici hanno riguardato in primis lo stallo dell’industria cinematografica italiana, a cominciare da Pupi Avati, premiato con un David alla carriera, che ha commentato l’entusiasmo della senatrice Lucia Borgonzoni, Sottosegretario di Stato per la Cultura, per l’iniziativa promozionale Cinema Revolution dichiarando che il settore “ha bisogno di qualcosina di più”. E riferendosi alla sontuosa cerimonia dei David ha commentato: “Qui c’è l’opulenza, mentre le società di produzione piccole e indipendenti stanno facendo una fatica pazzesca”. Infine Avati ha auspicato un incontro al vertice Schlein-Meloni per occuparsi della crisi del cinema italiano.
Quanto alla situazione di Gaza, alla vigilia del macabro sgombero annunciato dal governo Nethanyahu Delpero ha fatto riferimento “ai bambini che stanno morendo vicino a noi”, il cosceneggiatore de L’arte della gioia Stefano Sardo ha dichiarato che “qualcuno sta rubando la gioia e la vita a gente dall’altra parte del mare”, Margherita Vicario ha parlato degli “orrori di cui siamo testimoni ma anche complici”, e Tecla Insolia ha dedicato il suo premio come Miglior attrice “ai corpi liberi e non cancellati delle propria identità, e alle terre libere”. Infine Elio Germano, che seduto in platea aveva sfoggiato una kefiah colorata togliendola solo prima di salire sul palco, ha ricordato che “un palestinese ha la stessa dignità di un israeliano”.