IL RITORNO DI HEMINGWAY AL CINEMA

Di là dal fiume e tra gli alberi diventerà un film.

Pino Farinotti, sabato 30 gennaio 2021 - Focus
Liev Schreiber (Isaac Liev Schreiber) (57 anni) 4 ottobre 1967, San Francisco (California - USA) - Bilancia.

La notizia riguarda Di là dal fiume e tra gli alberi. Il romanzo che Hemingway scrisse nel 1950 diventerà un film. È curiosa la tempistica. Il titolo, dopo essere stato ignorato per decenni, diventerà film due volte in tre anni. Una versione è del 2018, firmata da Martin Campbell, autore del "bondiano" Golden Eye del 1995. Protagonista lo 007 di allora, Pierce Brosnan. La nuova produzione si è affidata alla regista spagnola Paula Ortiz, lo script è dell'inglese Peter Flannery. L'attore americano Liev Schreiber sarà Richard Cantwell, protagonista del romanzo. Il progetto si vale del supporto della regione Veneto. "Hemingway e il cinema" merita un racconto. Anche sa la sintesi non può essere che estrema.

Il rapporto fra cinema e letteratura, è sempre stato stretto e tormentato. Stretto perché non c'è romanzo importante - salvo rare eccezioni per es. Il giovane Holden e Cento anni di solitudine- che non abbia avuto la sua versione cinematografica, tormentato perché le due discipline hanno regole molto diverse. Non c'è dubbio che a guadagnarci sia il cinema. Al romanzo appartengono profondità, introspezione, verità, al cinema spettacolo e happy end. Il lieto fine ha spesso stravolto i contenuti dei romanzi. Che la letteratura, arte nobile, prevalga, è attestato da una verità impietosa: salvo rare anomalie non esistono libri tratti da film ma solo film tratti da libri.
Pino Farinotti

Hemingway è un eroe della contaminazione. Il suo romanzo Avere, non avere stabilisce una sorta di primato della contaminazione. Hollywood ne produsse tre versioni, Acque del sud, Agguato nei Caraibi e Golfo del Messico. Nei primi due assistiamo all'eroe che se ne va con l'innamorata mano nella mano. Solo l'ultima versione rispettò la storia disperata di Harry Morgan che possiede un battello per turisti e che per bisogno finisce per fare il contrabbandiere e per morire. Un altro lieto fine "estorto" è quello delle Nevi del Kilimangiaro, dove lo scrittore Harry Street, alter ego di Hemingway, muore per un infezione dopo aver ricordato i propri fallimenti. Nel film Gregory Peck ricorda tutto ma poi guarisce felicemente, stringendo la mano di Susan Hayward. Lo scrittore era invece riuscito a imporsi con Per chi suona la campana. È la storia di Robert Jordan che combatte in Spagna contro i Franchisti. Jordan rappresentava gli intellettuali del mondo che si sacrificano, morendo, per la causa della libertà. "Morire" era indispensabile e naturale. Quando Hemingway seppe che la produzione pensava di salvare l'eroe con un bell'happy end disse che avrebbe preso uno dei suoi fucili, sarebbe andato alla Paramount e avrebbe cominciato a sparare. Lo presero sul serio e Gary Cooper fece il suo dovere sacrificandosi per salvare i compagni e... Ingrid Bergman.

Importante è Il vecchio e il mare, premio Pulitzer del 1953 e decisivo per l'assegnazione del Nobel a Hemingway l'anno dopo. La vicenda del pescatore Santiago viene rispettata. Il testo fuoricampo comanda, in modo quasi didascalico. Anche il titolo che apre i 49 racconti, La breve vita felice di Francis Macomber diventa un film "rispettoso", Passione selvaggia, di Zoltan Korda, con Gregory Peck. "Addio alle armi", in una di quelle classifiche tanto amate dagli americani diventa uno dei tre libri più letti del novecento, con "Furore" di Steinbeck e "Il grande Gatsby" di Fitzgerald. Ci sono due versioni, una con Gary Cooper, la migliore (1931) e una con Rock Hudson (1958). Ricordabile anche Isole nella corrente (1977), film "corretto" con George C. Scott. Ma se devo attribuire un mio Oscar personale, il titolo è Il sole sorgerà ancora, del 1957. Il regista King trova un ottimo equilibrio fra spettacolo e qualità, anche grazie a tre divi come Tyrone Power, Errol Flynn e Ava Gardner. Due racconti (quasi) perfetti per il cinema sono I gangster, con Burt Lancaster, del 1946, e Contratto per uccidere, del 1964, con Ronald Reagan al suo ultimo ruolo. Dopo ha intrapreso un'altra carriera, con ...discreto successo. Sono molti anche i film sulla vita dello scrittore. Hemingway & Gellhorn del 2012 racconta il momento della guerra di Spagna, vissuto da Hemingway e da Marta Gellhorn, allora sua moglie, anche lei corrispondente di guerra. I protagonisti: Clive Owen e Nicole Kidman. Woody Allen, nel suo Midnight in Paris (guarda la video recensione) (2011) fa incontrare il suo alter ego, Owen Wilson con Hemingway nella Parigi di quegli eroici anni venti. Allen gioca alla sua maniera sul carattere dello scrittore, istrione, imprevedibile. L'attore è Corey Stoll. Ribadisco, siamo alla punta dell'iceberg.

Tornando a "Di là dal fiume e tra gli alberi". È un libro squisitamente "italiano", come lo era "Addio alle armi". L'italianità di Hemingway era profonda. Dai tempi della Grande guerra quando, 19enne, ferito sul fronte del Piave fu ricoverato a Milano. Lo scrittore ha sempre detto: "senza Milano non sarei l'uomo e lo scrittore che sono". Una sua visita importante è del 1948, quando a Stresa venne "abbordato" da un collaboratore di Arnoldo Mondadori che poi, con argomenti forti, lo prese nella sua scuderia sfilandolo alla Einaudi. Veniva spesso da noi Hemingway. Importante è Venezia, dove vive la vicenda di "Di là dal fiume...". Cantwell è un ufficiale di cinquant'anni che si innamora della giovane veneziana Renata. L'uomo è malato di cuore, sa che non vivrà a lungo. Così, decide di vivere fino in fondo quell'amore. Come spesso accade nei suoi romanzi, Hemingway ricorre a un proprio alter ego. Lo scrittore aveva avuto una relazione con la diciannovenne nobile veneziana Adriana Ivancich. Renata le assomiglia davvero...troppo. Così come l'infermiera Agnes, che lo curò a Milano e di cui si era innamorato, possiede molti tratti dell'infermiera Catherine di "Addio alle armi". Poi ci sono le guerre. Hemingway ne aveva vissute tre, la "Grande", la "Civile" spagnola e la seconda come inviato. Così nel nuovo romanzo la combatte per interposta persona. Come molti altri protagonisti delle storie di Hemingway, Cantwell non è un uomo perfetto. E così è la morte l'ultimo riscontro degli errori e dei peccati trascorsi. Era stato così per Robert Jordan in "Per chi suona la campana", per Herry Street delle "Nevi del Kilimangiaro" e per Sam Martin in "Avere e non avere". Hemingway scrisse il romanzo girando il mondo. Lo iniziò a Cortina, lo riguardò a cuba e lo perfezionò a Parigi. Dunque molte affinità, come del resto è naturale. Ce n'è un'altra, importante, suggestiva, riguarda un "collega di Premio Nobel", Thomas Mann, che ambientò nella città lagunare la sua "Morte a Venezia". Gustav von Aschenbach e Richard Cantwell affrontano la morte attraverso un ultimo legame con la giovinezza.

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