L'ULTIMA COSA BELLA
Ho avuto l'onore di assistere ed emozionarmi intensamente alla prima proiezione di questo film al festival Capri Hollywood 2024-25 peraltro insieme a parte del cast che era dal vivo a vedere la proiezione in sala e poi sono stati disponibili a interagire col pubblico per condividere le emozioni e i pensieri scaturiti dalla visione. Un cast straordinario, regia visionaria e attori di prim'ordine, veri fino al midollo. Un film che innanzitutto emoziona profondamente per l'umanità intrinseca che racconta, la fragilità di noi tutti nella nostra vita da bambini fino ad anziani, con uno spaccato particolare sull'adolescenza e la giovinezza che racchiudono le fasi più potenti della vulnerabilità del dolore umano.
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L'ULTIMA COSA BELLA
Ho avuto l'onore di assistere ed emozionarmi intensamente alla prima proiezione di questo film al festival Capri Hollywood 2024-25 peraltro insieme a parte del cast che era dal vivo a vedere la proiezione in sala e poi sono stati disponibili a interagire col pubblico per condividere le emozioni e i pensieri scaturiti dalla visione. Un cast straordinario, regia visionaria e attori di prim'ordine, veri fino al midollo. Un film che innanzitutto emoziona profondamente per l'umanità intrinseca che racconta, la fragilità di noi tutti nella nostra vita da bambini fino ad anziani, con uno spaccato particolare sull'adolescenza e la giovinezza che racchiudono le fasi più potenti della vulnerabilità del dolore umano. Un film che penetra la sofferenza umana senza caratterizzarlo come storia di vita particolare o drammatica ma come condizione esistenziale che può riguardarci tutti. La fragilità adolescenziale attuale narrata attraverso il corpo degli attori, le loro espressioni più toccanti, la potente ambivalenza tra la voglia di vivere appieno (eros) e la paura di non esistere o di smettere di esistere o non esistere per gli altri e quindi ancheper sé (thanatos). Scena madre il ballo sballo per dimenticare il dolore, in cui l'attrice protagonista è inquadrata dall'altro e rappresenta in modo principe il bisogno di allontanarsi dalla propria sofferenza emotiva perdendosi nel gruppo e nella musica in una movenza non espressiva ma che mira a spersonalizzarsi. L'anziano descritto nella sua caratterizzazione che gli restituisce identità e dignità e toglie l'anonimato e la vergogna. Ma soprattutto fil rouge è la COMPASSIONE, l'empatia verso la propria umanità fragile che è anche quella di tutti noi e in cui il regista desidera che ognuno di noi si rispecchi per sentirla nell'anima e nel corpo; la disponibilità a cambiare prospettiva di sguardo e vedere in modo più acuto le proprie emozioni e i propri desideri e i propri limiti e risorse per provare a perdonarci la nostra vulnerabilità prima ancora di essere perdonati. Una compassione che segue le citazioni del cattolicesimo, ma che in realtà è molto più ampia e buddista nel senso di accettazione universale, che accompagna e lascia scorrere, che non cambia magicamente la realtà ma consente di poterla assistere con coraggio lasciando la speranza nel cuore, anche di fronte alla tragicità. Infine ma significativa la rappresentazione piena socioculturale napoletana, diversa dai soliti cliché perché popolare ma senza criminalità, eppure che sa raccontare in modo chiaro, diretto e al contempo raffinato la contraddizione napoletana tra leggerezza e apparente ignoranza e la celata profondità filosofica esistenzialista, che si esprime attraverso il simbolismo religioso e di tradizioni che rappresenta il sentire fine dell'umanità. Un film che sa parlare a tutti, che può essere faro per gli adolescenti nel loro bisogno di essere compresi nella loro dignità e profonda sensibilità celata da un'apparente superficialità e necessità di sentire un modello che sappia parlare alla propria umanità. Un film in cui rispecchiarsi nelle proprie fatiche di storia di vita e sentirci paradossalmente più forti sapendo toccare le proprie ferite e le parti deluse di noi (il sé bambino che torna e osserva). Un film in cui ritrovare la speranza di poter affrontare i propri fantasmi per vivere pienamente una vita umana e condivisa. - Silvia Montinaro
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(di enzo orabona)
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