sipas
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sabato 12 luglio 2025
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ottimo cinema pensando agli anni 70
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Il film racconta la storia di Pasquale Abatangelo membro dei NAP (nuclei armati proletari) durante il periodo delle rivolte carcerarie tra gli anni 70 e 80 di cui fu uno dei protagonisti.
Documentario sperimentale che porta a dialogare i protagonisti della storia con gli attori che la interpretano in un mix di recitazione, improvvisazioni e interviste condotte dal giornalista Fulvio Bufi.
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Il film racconta la storia di Pasquale Abatangelo membro dei NAP (nuclei armati proletari) durante il periodo delle rivolte carcerarie tra gli anni 70 e 80 di cui fu uno dei protagonisti.
Documentario sperimentale che porta a dialogare i protagonisti della storia con gli attori che la interpretano in un mix di recitazione, improvvisazioni e interviste condotte dal giornalista Fulvio Bufi. Vengono così rivissuti quegli anni di lotta quando lo scontro sociale era ancora presente e le rivendicazioni per i diritti degli ultimi, pur con tutte le contraddizioni e le problematicità, erano portate avanti dentro e fuori dal carcere.
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jasmineberardi
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giovedì 10 luglio 2025
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una testimonianza necessaria
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Alcuni avvenimenti narrati nel libro di Abatangelo vengono messi in scena dal regista con una sceneggiatura che trasmette tanto la clausura e la sofferenza affrontate dai militanti, quanto il senso collettivo che ha caratterizzato i movimenti armati degli anni 70.
É un' opera necessaria, testimonianza diretta di un fenomeno la cui storia é stata strumentalizzata, raccontata da un uomo che ha vissuto in prima persona quel periodo proseguendo la sua militanza dal carcere.
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davide1949
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mercoledì 26 marzo 2025
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un film forte e coraggioso
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Lunedì sera ho visto “Pensando ad Anna”; ho trovato il film molto forte, già per il soggetto che riporta alla mente (per chi come me non è più giovane) un’Italia diversa da quella di oggi, le vicende degli anni ’70, l’ingresso in politica del sottoproletariato, la lotta armata, la reazione brutale dello stato, le rivolte nelle carceri e la vendetta spietata delle strutture istituzionali sui prigionieri politici. Da questo punto di vista, “Pensando ad Anna” è un’autentica testimonianza storica e politica di quegli anni, una storia che la mia generazione ha parzialmente sepolto nella memoria e che i giovani, forse, neppure conoscono.
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Lunedì sera ho visto “Pensando ad Anna”; ho trovato il film molto forte, già per il soggetto che riporta alla mente (per chi come me non è più giovane) un’Italia diversa da quella di oggi, le vicende degli anni ’70, l’ingresso in politica del sottoproletariato, la lotta armata, la reazione brutale dello stato, le rivolte nelle carceri e la vendetta spietata delle strutture istituzionali sui prigionieri politici. Da questo punto di vista, “Pensando ad Anna” è un’autentica testimonianza storica e politica di quegli anni, una storia che la mia generazione ha parzialmente sepolto nella memoria e che i giovani, forse, neppure conoscono.
Ho trovato insolita e altamente coinvolgente la forma del film, in cui il racconto in prima persona di Pasquale Abatangelo coesiste con la ricostruzione scenica degli avvenimenti stessi, una maniera che rimanda all’insegnamento di Brecht (che ho amato da sempre), ma forse anche a coloro che ne hanno ulteriormente sviluppato il metodo. Non essendo un esperto, non posso però individuare l’origine di questo interessante e nuovo linguaggio espressivo.
Un altro merito del film è aver sollevato lo schermo e proposto alla nostra distratta attenzione argomenti “scomodi”: la vita dei detenuti nelle carceri, la violenza delle istituzioni, i mezzi di contenzione, la tortura. Sono tutti temi soggetti a un forte tabù sociale, rimossi quindi dalla nostra esistenza ordinaria e oggi, se sentiamo talvolta parlare della necessità di rispettare i diritti umani fondamentali, siamo soliti pensare a paesi lontani, di cultura molto diversa dalla nostra, e non ci viene in mente che nel mondo “civilizzato”, nel “giardino fiorito” di J. Borrel, nella nostra stessa Italia esistono situazioni in stridente contrasto con quel “buonismo” da sinistra salottiera che i mezzi di comunicazione da anni vorrebbero inculcarci!
Mi è rimasta impressa e mi ha fatto riflettere una frase di Abatangelo: “la realtà è oggi ancora peggiore di cinquant’anni fa” e l’ho trovata vera: dov’è oggi la voglia di emancipazione, di liberazione, di riscatto che portava i giovani della mia generazione a confrontarsi, a parlare di politica, a discutere, a litigare, a cercare di capire il mondo per poter poi, magari, trovare il modo di miglioralo? Non ero tra quelli che scelsero la lotta armata (subendo poi la brutale repressione da parte dello stato), ma oggi gli ideali di allora sono crollati e al loro posto non vedo assolutamente nulla.
Il film pone domande alle quali ognuno di dovrebbe provare a rispondere, è molto coraggioso da tutti i punti di vista: soggetto, forma e idee; merita quindi una larghissima diffusione, malgrado nell’aria europea si avvertano già venti che suggeriscono il periodo più oscuro del Ventesimo secolo.
Auguro che le polemiche che il film ha già iniziato a suscitare (e che susciterà certamente anche in seguito) siano sprone alla maggiore diffusione e poi alla riflessione per tutti gli spettatori.
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ost barriera
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lunedì 10 febbraio 2025
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una lettura storica precisa ed emozionante
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Come circolo culturale popolare e ricreativo Ost Barriera (Torino, Piemonte) abbiamo ospitato la proiezione di questo film.
In una sala gremita di oltre un centinaio di persone, con la presenza del regista Tomaso Aramini e di Pasquale Abantangelo.
La quantità di persone giunte per la proiezione mostra già di per sè la grandezza di questo film. Questa pellicola affronta il complesso tema della lotta armata degli anni '70 in Italia attraverso la vicenda del compagno rivoluzionario Pasquale Abangelo che interviene in prima persona nel film con riflessioni storico politiche lucidissime.
Esteticamente il film è pressochè perfetto: dalla fotografia alla tecnica dell'etnografia performativa con cui è girato.
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Come circolo culturale popolare e ricreativo Ost Barriera (Torino, Piemonte) abbiamo ospitato la proiezione di questo film.
In una sala gremita di oltre un centinaio di persone, con la presenza del regista Tomaso Aramini e di Pasquale Abantangelo.
La quantità di persone giunte per la proiezione mostra già di per sè la grandezza di questo film. Questa pellicola affronta il complesso tema della lotta armata degli anni '70 in Italia attraverso la vicenda del compagno rivoluzionario Pasquale Abangelo che interviene in prima persona nel film con riflessioni storico politiche lucidissime.
Esteticamente il film è pressochè perfetto: dalla fotografia alla tecnica dell'etnografia performativa con cui è girato.
Un film consigliatissimo soprattutto alle nuove generazioni che possono in questo modo riflettere su un periodo storico e su una parte della lotta di classe organizzata nel nostro paese che quasi sempre viene bisfrattato, definito banalmente criminale e trattato con una narrazione revisionistica.
Grazie ancora.
Ci teniamo a incollare qui di seguito anche la recensione che ha pubblicato il giornale online Contropiano.org che condividiamo.
"Pochi giorni fa sono andato a Firenze alla Festa dei Popoli, per vedere “Pensando ad Anna“. Avrei tanto tantissimo da scrivere ma condenserò in poche righe.
Non sapevo cosa aspettarmi, perché girare un film con materiale storico e politico del genere non è affatto impresa facile né artisticamente, né politicamente.
Il costante rischio è quello di ricadere nel retorico, o di contro nello sloganistico. E poi mettere in scena con immagini di qualità, attrarre uno spettatore con un buon ritmo è ormai impresa impossibile nel cinema italiano.
Sono rimasto sbalordito.
E’ un film meraviglioso, esteticamente perfetto, politicamente interessantissimo, che non sfigura se rapportato sia alla tradizione del cinema più valido, sperimentale e politico italiano degli anni 70, sia se confrontato con il cinema mainstream di casa nostra, quello tanto esaltato dalla critica, quello serioso e drammatico italiano (che non passa mai di moda).
Ed è un film coraggioso politicamente perché esce in questo 2024 nell’italietta che si è riscoperta tutta fascista, sapendo che ne pagherà le conseguenze in termini di distribuzione (e creerà scandali, basti vedere i giornali di questi giorni.. .ma sono i classici scandaletti che durano un attimo).
Ed è coraggioso soprattutto perché è mescola vari stili, partendo da un approccio di etnografia performativa, passando per Brecht ma andando OLTRE. E’ un film, è un documentario, è teatro, ed è fatto bene, benissimo.
Mi sono laureato in cinema, sono comunista e sono l’autore del “famoso” saggio storico sulle rivolte nelle carceri italiane negli anni ’70 quindi non sono di primo pelo rispetto le vicende esposte nel film eppure senza rendermene conto sono stato strappato alla poltrona e trascinato lungo il percorso, mi sono emozionato, ho pianto, ho tifato, ho vissuto l’esperienza totalizzante che soltanto il Cinema con la CI maiuscola può farti vivere.
Complimenti al regista, alle attrici, agli attori, alla distribuzione per questo magnifico film e alla festa dei Popoli per averlo ospitato.
Complimenti a Pasquale per la lucidità, la coerenza e la forza di essere nella scena e di riattraversare gli eventi più brutali e traumatici della sua vita (e in questi tempi di over reactions e trigger warning è davvero una lezione di etica) con l’onestà di chi sa che ogni secondo di sofferenza vissuta può essere oggi esperienza e racconto per chiarire una storia nelle storie e per indicare che un’altra antropologia umana è possibile.
A tutte e tutti noi il dovere di dare una chance al film “Pensando Ad Anna” e dare una chance a noi stesse/stessi di essere migliori di ciò che siamo oggi e riempire di intensità umana il breve tempo concessoci su questa Terra.
Spero che le polemiche pennivendole di oggi diano solo pubblicità a questo film che senza paura di esagerare colloco assieme a Il Terrorista di De Bosio, Todo Modo, Indagine su Un Cittadino Al Di Sopra di Ogni Sospetto di Petri, Le Mani Sulla Città di Rosi, in parte Operación Ogro di Pontecorvo e pochi altri tra i migliori film politici italiani di sempre.
Complimenti e grazie per questo film a tutte/i: a Tomaso Aramini, Peter Zeitlinger, Tiziana De Giacomo, Luca Iervolino, Tiziano Di Sora e soprattutto a Pasquale Abatangelo."
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militant
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martedì 28 gennaio 2025
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pensando ad anna: liberando gli anni 70
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Il duplice sold out delle due proiezioni del film “Pensando ad Anna” svoltesi lo scorso 17 gennaio presso il Nuovo Cinema Aquila di Roma stanno a testimoniare il grande interesse che rivestono ancora oggi gli anni Settanta dal punto di vista storico-politico e dell’approfondimento teorico, soprattutto quando a raccontarli è la vivida testimonianza di Pasquale Abatangelo, storico compagno prima dei NAP e poi delle BR, a lungo detenuto per reati di strada e poi “convertitosi” in militante politico.
L’ottimo film di Tomaso Aramini, utilizzando la straordinaria trovata di mischiare teatro, cinema ed interviste dirette attraverso la pratica dell’etnografia performativa, parte dal libro autobiografico di Pasquale che da appunto il titolo al film, per costruire una narrazione di quegli anni che conduca il protagonista stesso che li ha vissuti a descriverne i tratti salienti, con particolare riguardo alla dura esperienza carceraria che lo vide tra i protagonisti della mobilitazione per l’ottenimento di migliori condizioni di reclusione e a favore di un’amnistia per tutti i detenuti politici.
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Il duplice sold out delle due proiezioni del film “Pensando ad Anna” svoltesi lo scorso 17 gennaio presso il Nuovo Cinema Aquila di Roma stanno a testimoniare il grande interesse che rivestono ancora oggi gli anni Settanta dal punto di vista storico-politico e dell’approfondimento teorico, soprattutto quando a raccontarli è la vivida testimonianza di Pasquale Abatangelo, storico compagno prima dei NAP e poi delle BR, a lungo detenuto per reati di strada e poi “convertitosi” in militante politico.
L’ottimo film di Tomaso Aramini, utilizzando la straordinaria trovata di mischiare teatro, cinema ed interviste dirette attraverso la pratica dell’etnografia performativa, parte dal libro autobiografico di Pasquale che da appunto il titolo al film, per costruire una narrazione di quegli anni che conduca il protagonista stesso che li ha vissuti a descriverne i tratti salienti, con particolare riguardo alla dura esperienza carceraria che lo vide tra i protagonisti della mobilitazione per l’ottenimento di migliori condizioni di reclusione e a favore di un’amnistia per tutti i detenuti politici.
L’esperimento meta-teatrale e meta-cinematografico è arricchito dal ruolo di Fulvio Bufi, giornalista del Corriere della Sera, che a più riprese incalza il protagonista su tutti i momenti più controversi della sua esperienza politico-militante, cercando aporie e contraddizioni nel suo agire, senza riuscire però a poter disconoscere il suo essere un convinto militante rivoluzionario.
Il docu-film si dipana dunque attraverso numerosi flash-back descritti dal protagonista, cominciando la sua narrazione con il Pasquale che provenendo da un contesto estremamente difficile diventa “delinquente” comune e dedito a rapine o piccoli furti e che a causa di esse viene più volte arrestato e successivamente rilasciato; successivamente lo vede “convertito” alla militanza politica con “Lotta continua”, gruppo della sinistra extra-parlamentare che conduceva un importante lavoro sui proletari in carcere e poi dopo fasi di conflitto dentro e fuori al carcere, abbracciare la lotta armata prima con i Nap e poi con le BR.
Centrale all’interno del film è la relazione sentimental-esistenziale che si sviluppa nel corso di decenni tra Pasquale e Anna, la sua storica compagna di vita e la madre di suo figlio, che lo supporta in tutte le sue scelte e ne condivide le scelte politiche e di militanza, accettando una lunga lontananza, appena attenuata dalle visite in carcere, perché consapevole del ruolo che Pasquale ha scelto per sé. Un rapporto il loro che come viene dimostrato durante tutto il corso del docu-film va molto al di là del semplice amore e li porta a trascorrere insieme tutta la vita, fino alla malattia di Anna che ne determina la prematura scomparsa.
Dopo le due proiezioni un interessante dibattito ha messo a confronto il regista, Pasquale e il giornalista Bufi con la platea, che ha così potuto esporre delle questioni volte ad comprendere meglio alcuni elementi del film, ma anche a stimolare importanti riflessioni su questo decennio così tanto bistrattato ma che ha comunque determinato una grande avanzamento dei diritti politico-sociali nel nostro paese.
Il film sarà in replica il 29 gennaio alle ore 21, sempre al cinema Aquila.
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martedì 28 gennaio 2025
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pensando ad anna: liberando gli anni 70 dalla damnatio memoriae
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Il duplice sold out delle due proiezioni del film ?Pensando ad Anna? svoltesi lo scorso 17 gennaio presso il Nuovo Cinema Aquila di Roma stanno a testimoniare il grande interesse che rivestono ancora oggi gli anni Settanta dal punto di vista storico-politico e dell?approfondimento teorico, soprattutto quando a raccontarli ? la vivida testimonianza di Pasquale Abatangelo, storico compagno prima dei NAP e poi delle BR, a lungo detenuto per reati di strada e poi ?convertitosi? in militante politico.
L?ottimo film di Tomaso Aramini, utilizzando la straordinaria trovata di mischiare teatro, cinema ed interviste dirette attraverso la pratica dell?etnografia performativa, parte dal libro autobiografico di Pasquale che da appunto il titolo al film, per costruire una narrazione di quegli anni che conduca il protagonista stesso che li ha vissuti a descriverne i tratti salienti, con particolare riguardo alla dura esperienza carceraria che lo vide tra i protagonisti della mobilitazione per l?ottenimento di migliori condizioni di reclusione e a favore di un?amnistia per tutti i detenuti politici.
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Il duplice sold out delle due proiezioni del film ?Pensando ad Anna? svoltesi lo scorso 17 gennaio presso il Nuovo Cinema Aquila di Roma stanno a testimoniare il grande interesse che rivestono ancora oggi gli anni Settanta dal punto di vista storico-politico e dell?approfondimento teorico, soprattutto quando a raccontarli ? la vivida testimonianza di Pasquale Abatangelo, storico compagno prima dei NAP e poi delle BR, a lungo detenuto per reati di strada e poi ?convertitosi? in militante politico.
L?ottimo film di Tomaso Aramini, utilizzando la straordinaria trovata di mischiare teatro, cinema ed interviste dirette attraverso la pratica dell?etnografia performativa, parte dal libro autobiografico di Pasquale che da appunto il titolo al film, per costruire una narrazione di quegli anni che conduca il protagonista stesso che li ha vissuti a descriverne i tratti salienti, con particolare riguardo alla dura esperienza carceraria che lo vide tra i protagonisti della mobilitazione per l?ottenimento di migliori condizioni di reclusione e a favore di un?amnistia per tutti i detenuti politici.
L?esperimento meta-teatrale e meta-cinematografico ? arricchito dal ruolo di Fulvio Bufi, giornalista del Corriere della Sera, che a pi? riprese incalza il protagonista su tutti i momenti pi? controversi della sua esperienza politico-militante, cercando aporie e contraddizioni nel suo agire, senza riuscire per? a poter disconoscere il suo essere un convinto militante rivoluzionario.
Il docu-film si dipana dunque attraverso numerosi flash-back descritti dal protagonista, cominciando la sua narrazione con il Pasquale che provenendo da un contesto estremamente difficile diventa ?delinquente? comune e dedito a rapine o piccoli furti e che a causa di esse viene pi? volte arrestato e successivamente rilasciato; successivamente lo vede ?convertito? alla militanza politica con ?Lotta continua?, gruppo della sinistra extra-parlamentare che conduceva un importante lavoro sui proletari in carcere e poi dopo fasi di conflitto dentro e fuori al carcere, abbracciare la lotta armata prima con i Nap e poi con le BR.
Centrale all?interno del film ? la relazione sentimental-esistenziale che si sviluppa nel corso di decenni tra Pasquale e Anna, la sua storica compagna di vita e la madre di suo figlio, che lo supporta in tutte le sue scelte e ne condivide le scelte politiche e di militanza, accettando una lunga lontananza, appena attenuata dalle visite in carcere, perch? consapevole del ruolo che Pasquale ha scelto per s?. Un rapporto il loro che come viene dimostrato durante tutto il corso del docu-film va molto al di l? del semplice amore e li porta a trascorrere insieme tutta la vita, fino alla malattia di Anna che ne determina la prematura scomparsa.
Dopo le due proiezioni un interessante dibattito ha messo a confronto il regista, Pasquale e il giornalista Bufi con la platea, che ha cos? potuto esporre delle questioni volte ad comprendere meglio alcuni elementi del film, ma anche a stimolare importanti riflessioni su questo decennio cos? tanto bistrattato ma che ha comunque determinato una grande avanzamento dei diritti politico-sociali nel nostro paese.
Il film sar? in replica il 29 gennaio alle ore 21, sempre al cinema Aquila.
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pavel
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venerdì 8 novembre 2024
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un film coraggioso e a suo modo unico
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Io sono stato a Firenze al Cinema La Compagnia in occasione della Festa dei Popoli e ho visto "Pensando ad Anna".
Non sapevo cosa aspettarmi, perchè girare un film su quel materiale storico non è affatto impresa facile nè artisticamente, nè politicamente.
Il costante rischio è quello di ricadere nel retorico o di contro nello sloganistico.
E poi per un film "impegnato" mettere in scena con immagini di qualità, attrarre uno spettatore con un buon ritmo è ormai impresa impossibile nel cinema italiano.
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Io sono stato a Firenze al Cinema La Compagnia in occasione della Festa dei Popoli e ho visto "Pensando ad Anna".
Non sapevo cosa aspettarmi, perchè girare un film su quel materiale storico non è affatto impresa facile nè artisticamente, nè politicamente.
Il costante rischio è quello di ricadere nel retorico o di contro nello sloganistico.
E poi per un film "impegnato" mettere in scena con immagini di qualità, attrarre uno spettatore con un buon ritmo è ormai impresa impossibile nel cinema italiano.
E devo dire: sono rimasto sbalordito.
E' un film meraviglioso, esteticamente e politicamente interessantissimo, che non sfigura se rapportato sia alla tradizione del cinema italiano sperimentale e quello politico degli anni 70, sia se confrontato con il cinema "drammatico" d'autore. Va dato innanzi tutto credito a questo film di essere un film coraggioso. In Italia, in questa amara terra che nel 2024 si è riscoperta tutta fascista nell'animo, girare un film che parla storia delle carceri, di tortura, di lotta di classe è praticamente una missione impossibile (gli anni 70 in Italia non hanno avuto ancora ad oggi alcun processo di storicizzazione). "Pensando ad Anna" riesce in questa missione, con franchezza, profondità e chiarezza di immagini e linguaggi, sapendo che potrebbe pagare pegni in termini di distribuzione.
È un film stilisticamente inaudito, che in qualche modo partendo da un approccio di etnografia performativa, passando per Brecht, e persino verso un certo Augusto Tretti va ben oltre.
E' un film, e' un documentario, e' teatro.
Ed è fatto bene, benissimo.
Senza nemmeno rendermene conto sono stato strappato alla poltrona e trascinato lungo il percorso, mi sono emozionato, ho pianto... Insomma ho vissuto l'esperienza totalizzante che soltanto il Cinema con la C maiuscola può farti vivere.
Complimenti a Pasquale Abatangelo per la lucidità, la coerenza e la forza di essere nella scena e di riattraversare gli eventi più brutali e traumatici della sua vita (e in questi tempi di "over trigger warning" per quasiasi cosa, è davvero una lezione di etica) con l'onestà di chi sa che ogni secondo di sofferenza vissuta può essere oggi esperienza e racconto per chiarire una storia nelle storie.
Credo che noi tutti abbiamo il dovere di dare una chance al film "Pensando Ad Anna" e dare una chance a noi stesse/stessi di essere aperti di mentalità e confrontarci con la Storia e con le storie narrate nel film.
Senza paura di esagerare colloco assieme a Il Terrorista di De Bosio, Todo Modo, Indagine su Un Cittadino Al Di Sopra di Ogni Sospetto di Petri, Le Mani Sulla Città di Rosi, Operación Ogro di Pontecorvo e pochi altri tra i migliori film politici italiani di sempre.
Complimenti e grazie per questo film a tutte/i: a Tomaso Aramini, Peter Zeitlinger, Tiziana De Giacomo, Luca Iervolino, Tiziano Di Sora e soprattutto a Pasquale Abatangelo.
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osorione
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giovedì 7 novembre 2024
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opera meta cinematografica
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Ciao a tutti pensando ad un film da vedere questo è sicuramente un opera da vedere e da condividere più possibile per le nuove generazioni per far sì che capiscano quanto era difficile la vita in quel periodo storico italiano !!!! OPERA NECESSARIA !!!!!
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