100% Depp Doc …
“… io ne scrivo soltanto.”
"Volevo immergermi nel mondo di Modigliani, portare il pubblico nel cuore della storia e fargli vivere la sporcizia, la bellezza, l'orrore, il romanticismo, l'umorismo, tutto nel modo più intimo possibile. In definitiva, volevo raccontare una storia universale di amore, arte e rifiuto in modo che tutti, a prescindere da chi siano, possano trovare qualcosa con cui relazionarsi e connettersi, nell'infinito groviglio che conosciamo solo come vita, come esistenza, il risultato stesso della creazione."
Johnny Depp
“Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella che danza.”
Friedrich Nietzsche
Un film d’arte, fatto con arte, per l’arte - di grande sapienza.
Tanta esperienza personale, tanta vita, tanto cinema in un breve spazio-tempo e tanta storia in un solo film: una capacità di sintesi estrema.
Vedere l’impossibile.
Non riporta in vita un solo autore ma tutto uno stile e uno spazio tempo con uno sguardo personale e comunque storicamente molto centrato.
Riporta il gusto su cui è radicalmente fondata la cultura moderna.
Guardare nella ferita - allargare ancora un po’ l’incrinatura.
L’erosione del pensiero è essenziale e accidentale ad un tempo, radicale impotenza e alto potere … è ciò di cui si fa carico l’artista moderno, ed errando in tale rischio ne trae un diritto imprescrivibile. È esperienza soggettiva e corporea, soggettiva e comune ad un tempo.
La mosca immobile, morta, sulla guancia di Soutine, all’inizio del film, per esempio, può essere letta come una porta verso il surrealismo … la mosca sugli orologi deformati di Dalì segna un arresto del tempo: la complessità del tempo al suo arresto.
La discontinuità nel film di Depp è la discontinuità del tempo, riflessione centrale per le Avanguardie storiche.
Ci vuole onestà e lucidità estrema e coraggio per farlo, non si può restare ai bordi.
“DON'T BE BORED. CREATE.”
È scritto sulle pareti di “A bunch of stuff” mostra d’arte di Mr.Depp, a New York. Un’esortazione per tutti, per riportare equilibrio in un cervello che ha smesso di sentire e che nemmeno se ne accorge.
Di questo parla il film, parafrasando Deleuze, per “non essere indegni di ciò che accade”.
Questa è la purezza dell’arte.
Mantenersi degni.
Poi le visioni della morte personale e della guerra che si uniscono in colui che s’identifica con la storia.
La guerra è fuori e dentro - la morte è fuori e dentro.
Non smettere di guardare.
Solo la memoria dell’infanzia sa lenire il dolore come a richiamare il ciclo al suo esordio … in una scena di puro realismo cinematografico … Esperienza e povertà all’italiana.
“Il carattere distruttivo conosce solo una parola d’ordine: creare spazio; una sola attività: far pulizia. Il suo bisogno di aria fresca e di uno spazio libero è più forte di ogni odio. […].”
Walter Benjamin, Il carattere distruttivo
Saper guardare con severa, profonda leggerezza al proprio continuo fallire. Sapiente nel comunicarlo attraverso la storia del cinema nelle sequenze in bianco e nero che richiamano a Chaplin: “Per ridere davvero, devi essere in grado di prendere il tuo dolore, e giocare con lui!”
Quasi una magia o un sabba per le streghe …
Riccardo Scamarcio/Johnny Depp/Amedeo Modigliani, più bello che mai, dolcemente innamorato di Beatrice - sempre a fuoco - mostra il coraggio di essere se stessi con misura anche nell’eccesso …
Poi le relazioni magnifiche con i personaggi, ognuna speciale e credibile. Prima fra tutte quella con Beatrice Hastings, letterata e poetessa femminista, musa e amante, che mostra la sua fragile, intelligente, indipendenza emotiva: perfetta in se stessa eppure incapace di aiutarlo.
Ancora l’anima di Chaïm Soutine e la volontà politica di Maurice Utrillo, l’amore materno di Rosalie Tobia, l’interesse di Leopold Zborowski e la verità magistrale di Maurice Gagnat.
Il mio personaggio preferito, con il quale mi sono identificata è Soutine … selvaggio e amorevole, completamente immerso nel sogno matto di rendere la vita alle cose … ciò mi ha fatto riflettere e ricordare una poesia di Daichi Zenji:
“Gli oggetti non sensibili lo ascoltano:
Il vento semina disordine nella foresta fredda,
Anche se non c’è nessuno,
Il muro di cinta ha le orecchie.
Lanterne di pietra e colonne tacete per un istante!”
L’arte nella storia, attraversato il pianeta, ripete lo stesso refrain:
“guardare più a fondo - vivere più profondamente.”
“Un'indigenza di nuova specie si è abbattuta sugli uomini, la nostra povertà di esperienza.
È povertà non solo di esperienze private, ma di esperienze umane in genere, è una nuova barbarie.”
Walter Benjamin, Esperienza e povertà.
Mr.Depp come in “Uno, nessuno, centomila” non è più costretto a essere “qualcuno”, può finalmente essere “nessuno” … ed esserci nell’invisibile poiché ogni personaggio ha una evidente, speciale, profonda identificazione con il regista.
L’azione diventa rituale ed in questo trasmette il carattere.
La Maestria del fare, senza fare, facendo, potrebbe dire Jack Sparrow.
Così tanto talento, bellezza e intelligenza e cultura … come aver studiato tutta la vita e in un istante scrollarsi ogni cosa di dosso per viverla … è come averlo sognato … un déjà vu interiore che non smette di sbalordire e ci riporta alla funzione primaria del cinema: entrare nel sogno … c’è più Fellini di quanto forse, lui stesso sappia.
“Un sogno per quanto terribile è una presa di coscienza necessaria … questa è l’ironia, l’umore di Chaplin”… questo è il cinema, davvero contemporaneo di Mr.Depp.
Mancava un film come questo: crudo, intenso, elevato, libero.
Dedicato a Jeff Beck.
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