mr.rizzus
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giovedì 6 maggio 2021
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capolavoro
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andrea1974
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giovedì 6 maggio 2021
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i bambini ci guardano
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Un film con gli occhi di un bambino, che vede il mondo da una prospettiva tutta da riscoprire. Un bambino bambino, finalmente: un bambino che può permettersi di essere cinico con una nonna che odora di Corea, può permettersi di fare la pipì a letto e misurarsi con le reazioni degli adulti, può permettersi i capricci e gli imputamenti da bambino. Così il bambino può concedersi di non sopportare le litigate dei genitori, può permettersi l'ingingantimento, la deformazione e la trasformazione della realtà. Con gli occhi del bambino la superstizione, la rabdomanzia e la fede degli adulti diventano un mondo magico che non è vero, ma accade.
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Un film con gli occhi di un bambino, che vede il mondo da una prospettiva tutta da riscoprire. Un bambino bambino, finalmente: un bambino che può permettersi di essere cinico con una nonna che odora di Corea, può permettersi di fare la pipì a letto e misurarsi con le reazioni degli adulti, può permettersi i capricci e gli imputamenti da bambino. Così il bambino può concedersi di non sopportare le litigate dei genitori, può permettersi l'ingingantimento, la deformazione e la trasformazione della realtà. Con gli occhi del bambino la superstizione, la rabdomanzia e la fede degli adulti diventano un mondo magico che non è vero, ma accade. E se il sogno americano andrà a fuoco, sarà solamente lui, il bambino, capace di portare tutti a casa, annullando sensi di colpa, frustrazioni, cuori che lacrimano, separazioni, impuntamenti da adulti. Con gli occhi di un bambino la speranza diventa realtà, basta che il sogno non sia una rincorsa solitaria, ma sia piantato nel solco della propria identità e dei propri affetti, del minari.
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sabato 1 maggio 2021
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prenotazione
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Buongiorno vorrei sapere se è necessaria la prenotazione e nel caso come fare. Grazie!
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ghisi
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sabato 1 maggio 2021
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tradizione, progresso e deregulation
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“Minari” è un film dolce e amaro che mostra la demistificazione del sogno americano, le aspirazioni, i sentimenti e le emozioni di una famiglia coreana emigrata negli Stati Uniti in cerca di fortuna.
Siamo negli anni ’80 e dopo dieci anni di lavoro di sessaggio - differenziazione dei pulcini tra maschi e femmine - dalla California Jacob Ly (interpretato da Steven Yeun) si trasferisce, con moglie e figli David e Anne (Alan S. Kim e Noel Cho), in Arkansas dove ha comprato un terreno agricolo comprensivo di una specie di roulotte. Il suo sogno è quello di mettere su una fattoria dove coltivare prodotti coreani. La moglie Monica non sembra essere contenta della scelta.
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“Minari” è un film dolce e amaro che mostra la demistificazione del sogno americano, le aspirazioni, i sentimenti e le emozioni di una famiglia coreana emigrata negli Stati Uniti in cerca di fortuna.
Siamo negli anni ’80 e dopo dieci anni di lavoro di sessaggio - differenziazione dei pulcini tra maschi e femmine - dalla California Jacob Ly (interpretato da Steven Yeun) si trasferisce, con moglie e figli David e Anne (Alan S. Kim e Noel Cho), in Arkansas dove ha comprato un terreno agricolo comprensivo di una specie di roulotte. Il suo sogno è quello di mettere su una fattoria dove coltivare prodotti coreani. La moglie Monica non sembra essere contenta della scelta. L’isolamento della campagna la preoccupa anche per le condizioni di salute del piccolo David al quale hanno riscontrato un soffio al cuore.
Jacob è un entusiasta e un grande lavoratore e si mette all’opera coadiuvato da un anziano e strampalato reduce con manie ossessive religiose (interpretato da Will Patton). Ma ciò non basta contro le disavventure naturali e generali, la mancanza di acqua, la carenza di clienti, l’indebitamento in banca e così via.
Sono gli anni della deregulation, del reaganismo quando i piccoli agricoltori d'America hanno sofferto, schiacciati da un sistema eccessivamente competitivo e non propenso all'assistenza.
I litigi tra la giovane coppia sono all’ordine del giorno, allora Jacob propone a Monica (interpretata da He-ri Han) di far venire la mamma dalla Corea a vivere con loro.
La nonna Soonja (interpretata da Yuh Jung Youn) si scoprirà essere ben lontana dalla immagine classica del suo ruolo: ha uno spirito imprevedibile. Rimasta vedova molto giovane non ama particolarmente le faccende di casa - «le vere nonne fanno i biscotti, non dicono parolacce e non si mettono le mutande da uomo» reclama il piccolo David - ma le piace giocare a carte.
Il film narra con grande garbo e tenerezza il rapporto particolare che si instaurerà man mano tra nonna e nipote.
Minari è un’erbetta acquatica coreana molto diffusa - una sorta di prezzemolo -che la nonna porta dalla Corea e pianterà vicino a uno stagno.
La contrapposizione tra progresso e tradizione, il ruolo della religione, le speranze, le delusioni, le difficoltà oggettive e la crisi della coppia sono le tematiche trattate in questo film.
Quando Jacob vede Monica triste nel suo isolamento, pensa che dovrebbe avere delle amiche, quindi decide di andare la domenica in chiesa più che altro per la socializzazione, ruolo importante che hanno le chiese specialmente nei territori agricoli.
Le immagini sono molto belle e rappresentano una terra ostile ad essere trattata, la campagna dell’Arkansas, e anche il film è girato vicino a Toulsa in Oklahoma.
Bravissimi tutti gli attori: Yuh Jung Youn nella parte di Soonja ha vinto l’Oscar per la migliore interpretazione di non protagonista, l’abbiamo già vista in un paio di film di Kim Ki-young (“Woman on fire” del 1971 e “Insect Woman” del 1972), Steven Yeun lo avevamo visto recitare la parte dell’amico ricco e viziato nel film “Burning” di Chang-dong Lee del 2018.
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stefano capasso
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mercoledì 28 aprile 2021
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i valori della famiglia
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Anni ’80, dalla California una famiglia coreana si sposta in Arkansas per tentare di fare fortuna con l’agricoltura; Jacob vuole coltivare prodotti coreani per rifornire il mercato degli immigrati. Ma la famiglia, moglie e due figli piccoli non vive bene il trasferimento, soprattutto la moglie preferisce le opportunità che una città può offrire. L’arrivo della madre dalla Corea potrebbe alleviare la sua solitudine, ma la donna, tutt’altro che la tipica nonna, trova soprattutto nel bambino più piccolo un’accoglienza ostile. Il progetto di Jacob sembra fallire e ripartire più volte mentre la crisi con la moglie diviene sempre più profonda.
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Anni ’80, dalla California una famiglia coreana si sposta in Arkansas per tentare di fare fortuna con l’agricoltura; Jacob vuole coltivare prodotti coreani per rifornire il mercato degli immigrati. Ma la famiglia, moglie e due figli piccoli non vive bene il trasferimento, soprattutto la moglie preferisce le opportunità che una città può offrire. L’arrivo della madre dalla Corea potrebbe alleviare la sua solitudine, ma la donna, tutt’altro che la tipica nonna, trova soprattutto nel bambino più piccolo un’accoglienza ostile. Il progetto di Jacob sembra fallire e ripartire più volte mentre la crisi con la moglie diviene sempre più profonda.
Lee Isaac Chung racconta una famiglia in cattività, dove ognuno è alla ricerca della propria realizzazione e fondamentalmente di una collocazione identitaria in una terra che non è ancora propria. La mancanza di collaborazione in questa ricerca porta ad un’ovvia crisi che rischia di far saltare definitivamente il già fragile equilibrio, ma è solo quando la crisi, letteralmente, esplode che i protagonisti ritroveranno ciò che è più importante per loro: l’amore famigliare. Minari è una storia insolita e delicata, intima, capace di commuovere e di far sorridere, che vede nella coppia nonna-nipote, il più grande il più piccolo del nucleo, il punto di interesse attorno al quale ruota la storia e che simbolicamente la rappresenta nel suo andamento.
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