ennio
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sabato 12 giugno 2021
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storia e palinsesto già visti
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"Mute" è un film che si lascia guardare e nulla più. Il genere inaugurato da "pulp fiction" ha avuto molte emulazioni anche nell'ultimo decennio, in primis dai fratelli Cohen. Dialoghi serrati e ad alto tasso di volgarità, colori sgargianti e look post-sessantottini, violenza pura e spesso fine a sè stessa. E quel tratto futuristico simile a "Strange days" o "Existenz". Tutto ciò è "Mute", un rassemblement di questo tipo di cinema, ma col difetto primario di non inventare nulla di nuovo e non offrire punte di diamante a livello recitativo e di fantasia narrativa. Tutto sommato si poteva narrare la vicenda gangster-strory senza ricorrere a scenari ambientati nel 2050 che hanno poco impatto sulla storia, di per sè abbastanza banale.
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"Mute" è un film che si lascia guardare e nulla più. Il genere inaugurato da "pulp fiction" ha avuto molte emulazioni anche nell'ultimo decennio, in primis dai fratelli Cohen. Dialoghi serrati e ad alto tasso di volgarità, colori sgargianti e look post-sessantottini, violenza pura e spesso fine a sè stessa. E quel tratto futuristico simile a "Strange days" o "Existenz". Tutto ciò è "Mute", un rassemblement di questo tipo di cinema, ma col difetto primario di non inventare nulla di nuovo e non offrire punte di diamante a livello recitativo e di fantasia narrativa. Tutto sommato si poteva narrare la vicenda gangster-strory senza ricorrere a scenari ambientati nel 2050 che hanno poco impatto sulla storia, di per sè abbastanza banale.
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ennio
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sabato 12 giugno 2021
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storia e palinsesto già visti
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"Mute" è un film che si lascia guardare e nulla più. Il genere inaugurato da "pulp fiction" ha avuto molte emulazioni anche nell'ultimo decennio, in primis dai fratelli Cohen. Dialoghi serrati e ad alto tasso di volgarità, colori sgargianti e look post-sessantottini, violenza pura e spesso fine a sè stessa. E quel tratto futuristico simile a "Strange days" o "Existenz". Tutto ciò è "Mute", un rassemblement di questo tipo di cinema, ma col difetto primario di non inventare nulla di nuovo e non offrire punte di diamante a livello recitativo e di fantasia narrativa. Tutto sommato si poteva narrare la vicenda gangster-strory senza ricorrere a scenari ambientati nel 2050 che hanno poco impatto sulla storia, di per sè abbastanza banale.
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"Mute" è un film che si lascia guardare e nulla più. Il genere inaugurato da "pulp fiction" ha avuto molte emulazioni anche nell'ultimo decennio, in primis dai fratelli Cohen. Dialoghi serrati e ad alto tasso di volgarità, colori sgargianti e look post-sessantottini, violenza pura e spesso fine a sè stessa. E quel tratto futuristico simile a "Strange days" o "Existenz". Tutto ciò è "Mute", un rassemblement di questo tipo di cinema, ma col difetto primario di non inventare nulla di nuovo e non offrire punte di diamante a livello recitativo e di fantasia narrativa. Tutto sommato si poteva narrare la vicenda gangster-strory senza ricorrere a scenari ambientati nel 2050 che hanno poco impatto sulla storia, di per sè abbastanza banale.
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dian71cinema
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sabato 2 maggio 2020
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una berlino in chiave futuristica..
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CERTAMENTE UN FILM PARTICOLARE NON PRETTAMENTE "COMMERCIALE" E ADATTO AD UN PUBBLICO ETEROGENEO. L'ASPETTO ESSENZIALMENTE PIU' APPREZZABILE E' LA SUGGESTIVA AMBIENTAZIONE DOVE LUCI ED OMBRE SI CONFONDONO SAPIENTEMENTE NELLO SFONDO DI IN UNA BERLINO FUTURISTICA MULTIETCNICA E LIBERALE.
GLI ADDETTI AI LAVORI RIVOLGONO L'ATTENZIONE SIA AD UNA VISIONE TECNOLOGICA DEL FUTURO CON BRILLANTI PASSI IN AVANTI..SIA CHE ORDINI DA MANGIARE SERVITO DA DRONI SIA CHE NECESSITI DI UN ARTO ARTIFICIALE NUOVO ED ULTRATECNOLOGICO.. ALL'ESSERE UMANO RAPPRESENTATO CON TUTTI I SUOI LATI OSCURI LE SUE PROMISCUITA' SESSUALI ED IL MALAFFARE CHE NE FA DA CONTORNO.
IN TUTTO CIO' FA DA CONTORNO UNA BUONA INTERPRETAZIONE DEL PROTAGONISTA MUTO E DEI CO-PROTAGONISTI CHIRURGI CHE GIRANO INTORNO ALLA SCENEGGIATURA.
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CERTAMENTE UN FILM PARTICOLARE NON PRETTAMENTE "COMMERCIALE" E ADATTO AD UN PUBBLICO ETEROGENEO. L'ASPETTO ESSENZIALMENTE PIU' APPREZZABILE E' LA SUGGESTIVA AMBIENTAZIONE DOVE LUCI ED OMBRE SI CONFONDONO SAPIENTEMENTE NELLO SFONDO DI IN UNA BERLINO FUTURISTICA MULTIETCNICA E LIBERALE.
GLI ADDETTI AI LAVORI RIVOLGONO L'ATTENZIONE SIA AD UNA VISIONE TECNOLOGICA DEL FUTURO CON BRILLANTI PASSI IN AVANTI..SIA CHE ORDINI DA MANGIARE SERVITO DA DRONI SIA CHE NECESSITI DI UN ARTO ARTIFICIALE NUOVO ED ULTRATECNOLOGICO.. ALL'ESSERE UMANO RAPPRESENTATO CON TUTTI I SUOI LATI OSCURI LE SUE PROMISCUITA' SESSUALI ED IL MALAFFARE CHE NE FA DA CONTORNO.
IN TUTTO CIO' FA DA CONTORNO UNA BUONA INTERPRETAZIONE DEL PROTAGONISTA MUTO E DEI CO-PROTAGONISTI CHIRURGI CHE GIRANO INTORNO ALLA SCENEGGIATURA.. CHE SEPPUR MOLTO DIFFERENTE NEL DETTAGLIO MI RICORDA UNA ISPIRAZIONE AMERICANA NELLO STILE "TARANTINO". LA PRIMA PARTE E' UN PO' LENTA E PUO' RISULTARE UN PO' STUCCHEVOLE..FORTUNATAMENTE NELLA SECONDA PARTE IL FILM PRENDE MAGGIOR RITMO PER TERMINARE IN UN FINALE DOVE I BUONI SENTIMENTI HANNO UN SUO RUOLO.
VOTO 7.5
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lucio di loreto
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giovedì 4 aprile 2019
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scifi noir ambizioso che non arriva a destinazione
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Una serie di omaggi ad altre pellicole underground, sia passate che recenti, dal Blade Runner originale a quello di Villeneuve, da Atto di Forza a Il Quinto Elemento fino alla Coruscant dell’Attacco dei Cloni, al carcere dei reclusi di Counter Part e (ovviamente) al Moon di Bowie Jr, da cui Duncan Jones prende spunto per girare una sorta di seguito, con la storia del clone tornato dalla luna interpretato da Sam Rockwell: tutto questo è Mute!! L’ambientazione, si può capire, è dunque attraente e claustrofobica, e mette lo spettatore in attesa di qualunque tipo di emozione: omicidio, sparizione, lotte e segreti più oscuri!! Anche la scelta di luci e colori è impeccabile, il viola e blu dominanti nei lungometraggi sui generis e anche sui fumetti che ispirarono il capolavoro di Ridley Scott; così come i personaggi del film, tra cui spiccano i due chirurghi “macchiette” Paul Rudd e Justin Thereaux e l’algido Alexander Skarsgard, il protagonista amish muto dall’infanzia e alla disperata ricerca della sua amata, scomparsa in circostanze sospette.
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Una serie di omaggi ad altre pellicole underground, sia passate che recenti, dal Blade Runner originale a quello di Villeneuve, da Atto di Forza a Il Quinto Elemento fino alla Coruscant dell’Attacco dei Cloni, al carcere dei reclusi di Counter Part e (ovviamente) al Moon di Bowie Jr, da cui Duncan Jones prende spunto per girare una sorta di seguito, con la storia del clone tornato dalla luna interpretato da Sam Rockwell: tutto questo è Mute!! L’ambientazione, si può capire, è dunque attraente e claustrofobica, e mette lo spettatore in attesa di qualunque tipo di emozione: omicidio, sparizione, lotte e segreti più oscuri!! Anche la scelta di luci e colori è impeccabile, il viola e blu dominanti nei lungometraggi sui generis e anche sui fumetti che ispirarono il capolavoro di Ridley Scott; così come i personaggi del film, tra cui spiccano i due chirurghi “macchiette” Paul Rudd e Justin Thereaux e l’algido Alexander Skarsgard, il protagonista amish muto dall’infanzia e alla disperata ricerca della sua amata, scomparsa in circostanze sospette. La location è la sempre seducente e stuzzicante Berlino, questa volta a metà 21mo secolo ricca di macchine volanti, futuristica e tecnologica ma mai così triste, infelice e infame! Purtroppo la trama lascia a desiderare, non aiutata assolutamente da dialoghi limitati all’ironia nera da parte dei soggetti in questione; una sceneggiatura talmente soporifera da attendere un’interminabile ora e quasi venti minuti prima di cominciare a rivelare storia, intrighi e segreti nascosti. Di noir alla fine non c’è tanto, gli intrecci che hanno caratterizzato la storia del genere sono pochi e senza fondo, i giri loschi in cui i personaggi sono sempre coinvolti sono ripetitivi, così come il racconto degli uomini, a tal punto da portare il “Leo” di Skarsgard, più sofferente che impavido, ad esaurire il suo interesse. Diverso è il discorso sul sadico Cactus, sanguinario bisturi al servizio della mafia dei tempi a venire, che cerca in tutti i modi di evaporare fuori dalla città a fianco della sua bambina. I minuti con lui non annoiano, specialmente quando arriverà a “confondersi” col protagonista senza però perdere la propria e interessante polarità. Pochissime idee per un film troppo lungo che si adagia sulle somiglianze del passato, i troppi versi delle quali finiscono per annoiare chi assiste e non portano a nessun risultato!!
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(di no_data)
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