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Se non per i tramonti esaltati dalla splendida fotografia di film come Australia, qui alla regia non c'è Baz Luhrman, l'outback australiano non è il più affascinante dei paesaggi, meglio una gita in Puglia, e la fotografia in questo caso non esalta, sbiadita e scolorita com'è. Ritmo fiacco, dialoghi piuttosto ovvi sebbene dettati dalla storia stessa, un doppiaggio ben fatto, tutto molto lineare ma con poco mordente e altrettanto poco avvincente. Non c'è nulla di ben caratterizzato né caratterizzate, dai personaggi all'ambientazione. Ho letto qua e là che la pandemia venga affrontata da un punto di vista del dettaglio piuttosto che in larga scala. [+]

Se non per i tramonti esaltati dalla splendida fotografia di film come Australia, qui alla regia non c'è Baz Luhrman, l'outback australiano non è il più affascinante dei paesaggi, meglio una gita in Puglia, e la fotografia in questo caso non esalta, sbiadita e scolorita com'è. Ritmo fiacco, dialoghi piuttosto ovvi sebbene dettati dalla storia stessa, un doppiaggio ben fatto, tutto molto lineare ma con poco mordente e altrettanto poco avvincente. Non c'è nulla di ben caratterizzato né caratterizzate, dai personaggi all'ambientazione. Ho letto qua e là che la pandemia venga affrontata da un punto di vista del dettaglio piuttosto che in larga scala. Io direi piuttosto nello specifico di una famiglia ben presto decimata ma di dettagli, a parte il cambio di pannolini, non ne ho poi visti molti, tanti quanti gli zombi, cioè estremamente pochi. Non posso negare sia una storia sufficientemente triste, con i suoi momenti sufficientemente drammatici, ma il montaggio lento e diluito da un paesaggio già troppo dispersivo rendono tutto molto, anzi troppo noioso. Ho letto anche, in giro per il web, di una sceneggiatura a volte geniale. Un sopravvivente, armato a puntino, con propositi tutt'altro che lusinghieri, che non si accorge dello stato di sofferenza di un prossimo deceduto (il protagonista) mi è sembrato alquanto improbabile. Tant'è che se ne rende conto solo dopo averlo imprigionato ma perché mosso da motivi di gelosia. Sorvolo sull'etica dell'uomo bianco vs aborigeni vs ambiente. Mi è sembrato un furbesco escamotage per sensibilizzare ulteriormente lo spettatore. La regia alla ricerca di introspezione in uno scenario zombesco è cosa già vista, ad esempio in Contagious con il caro Schwarzy, e anche in questo caso se non si può chiamare fallimento, di sicuro è un tentativo mal riuscito. Alcune scene, di fronte ai drammi personali dei vari personaggi, sono state però ben interpretate. Forse con una buona mezz'oretta in meno la pellicola sarebbe riuscita decisamente meglio. In fondo, il precedente cortometraggio omonimo da cui questo film nasce era davvero ben riuscito. Nonostante tutto è un prodotto sufficiente,  più drammatico che horror.

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Se non per i tramonti esaltati dalla splendida fotografia di film come Australia, qui alla regia non c'è Baz Luhrman, l'outback australiano non è il più affascinante dei paesaggi, meglio una gita in Puglia, e la fotografia in questo caso non esalta, sbiadita e scolorita com'è. Ritmo fiacco, dialoghi piuttosto ovvi sebbene dettati dalla storia stessa, un doppiaggio ben fatto, tutto molto lineare ma con poco mordente e altrettanto poco avvincente. Non c'è nulla di ben caratterizzato né caratterizzate, dai personaggi all'ambientazione. Ho letto qua e là che la pandemia venga affrontata da un punto di vista del dettaglio piuttosto che in larga scala. Io direi piuttosto nello specifico di una famiglia ben presto decimata ma di dettagli, a parte il cambio di pannolini, non ne ho poi visti molti, tanti quanti gli zombi, cioè estremamente pochi. [+]

Se non per i tramonti esaltati dalla splendida fotografia di film come Australia, qui alla regia non c'è Baz Luhrman, l'outback australiano non è il più affascinante dei paesaggi, meglio una gita in Puglia, e la fotografia in questo caso non esalta, sbiadita e scolorita com'è. Ritmo fiacco, dialoghi piuttosto ovvi sebbene dettati dalla storia stessa, un doppiaggio ben fatto, tutto molto lineare ma con poco mordente e altrettanto poco avvincente. Non c'è nulla di ben caratterizzato né caratterizzate, dai personaggi all'ambientazione. Ho letto qua e là che la pandemia venga affrontata da un punto di vista del dettaglio piuttosto che in larga scala. Io direi piuttosto nello specifico di una famiglia ben presto decimata ma di dettagli, a parte il cambio di pannolini, non ne ho poi visti molti, tanti quanti gli zombi, cioè estremamente pochi. Non posso negare sia una storia sufficientemente triste, con i suoi momenti sufficientemente drammatici, ma il montaggio lento e diluito da un paesaggio già troppo dispersivo rendono tutto molto, anzi troppo noioso. Ho letto anche, in giro per il web, di una sceneggiatura a volte geniale. Un sopravvivente, armato a puntino, con propositi tutt'altro che lusinghieri, che non si accorge dello stato di sofferenza di un prossimo deceduto (il protagonista) mi è sembrato alquanto improbabile. Tant'è che se ne rende conto solo dopo averlo imprigionato ma perché mosso da motivi di gelosia. Sorvolo sull'etica dell'uomo bianco vs aborigeni vs ambiente. Mi è sembrato un furbesco escamotage per sensibilizzare ulteriormente lo spettatore. La regia alla ricerca di introspezione in uno scenario zombesco è cosa già vista, ad esempio in Contagious con il caro Schwarzy, e anche in questo caso se non si può chiamare fallimento, di sicuro è un tentativo mal riuscito. Alcune scene disseminate qua e là, di fronte ai drammi personali dei vari personaggi, sono state però ben interpretate e poi arriva il finale, melodrammatico ma non pomposo ad alzare il livello fino a quel momento altalenante. Forse con una buona mezz'oretta in meno la pellicola sarebbe riuscita decisamente meglio. In fondo, il precedente cortometraggio omonimo da cui questo film nasce era davvero ben riuscito. Nonostante tutto è un prodotto sufficiente, più drammatico che horror. [-]