robert pocket
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giovedì 2 agosto 2007
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un capolavoro intriso di malinconia e disperazione
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Bellissimo film questo "Frantic", intriso di malinconia e disperazione a cominciare dal bellissimo tema iniziale di un Ennio Morricone ispiratissimo cui fa seguito il volto di un Harrison Ford mai cosi' convincente come nella parte di un medico americano in trasferta a Parigi spaesato e costretto suo malgrado ad affrontare un mondo non suo pur di ritrovare la consorte misteriosamente scomparsa. Ad aiutarlo una giovanissima Emmanuelle Seigner futura signora Polanski il quale e' maestro nel seguire silenziosamente, passo dopo passo, le azioni di routine del protagonista nella sua metodica ricerca (tanto che per tutta la prima parte del film si ha come la sensazione di assistere ad una sorta di "reality").
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Bellissimo film questo "Frantic", intriso di malinconia e disperazione a cominciare dal bellissimo tema iniziale di un Ennio Morricone ispiratissimo cui fa seguito il volto di un Harrison Ford mai cosi' convincente come nella parte di un medico americano in trasferta a Parigi spaesato e costretto suo malgrado ad affrontare un mondo non suo pur di ritrovare la consorte misteriosamente scomparsa. Ad aiutarlo una giovanissima Emmanuelle Seigner futura signora Polanski il quale e' maestro nel seguire silenziosamente, passo dopo passo, le azioni di routine del protagonista nella sua metodica ricerca (tanto che per tutta la prima parte del film si ha come la sensazione di assistere ad una sorta di "reality"). Nella seconda parte invece il regista si concentra di piu' sulla malinconia e sull'emotivita' del protagonista come nel caso della bellissima telefonata tra padre e figlia cosi' struggente e con la voce di Grace Jones che intona "I've Seen That Face Before (Libertango)" di Astor Piazzolla che rieccheggia nelle orecchie subito dopo averla ascoltata pochi minuti prima in terra straniera quasi a voler simboleggiare una sorta di fil-rouge che unisce i due, seppur lontani sia fisicamente (Parigi-San Francisco) che emotivamente (l'angoscia del personaggio di Ford e' amplificata ancor di piu' dalla spensieratezza della figlia ignara e tenuta all'oscuro di tutto) cosi' come "rouge" (rosso) e' anche l'abito che sia la ragazzza che la moglie si ritrovano ad indossare nella scena finale quasi a voler simboleggiare l'affetto che il protagonista prova per entrambe; affetto che se sulle prime sembra alludere all'attrazione fisica, nel finale questo diventa quasi un affetto filiale quando lo stesso Ford prende in braccio la ragazza ormai morente con moglie ritrovata al seguito. Un bellissimo finale per un bellissimo film insomma, stilisticamente perfetto e diretto da colui che dopo averci regalato imperdibili capolavori ("Coltello nell'acqua" "Repulsion", "Cul-de-Sac", "Rosemary's Baby" e "Chinatown") puo' finalmente essere considerato a tutti gli effetti come il vero unico grande erede di Alfred Hitchcock.
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weach
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domenica 6 febbraio 2011
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frantic è frenetico in parte
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definitivo
Parliamo del poliedrico Roman Polanski.di origine polacca ma di cultura francese : è uno dei pochi registi veramente internazionali.
Regista . attore , produttore lascia una traccia di se sempre molto personale dove l’intelligenza , la fantasia , sono tutti proiettati verso la ricerca psicologica dei punti oscuri comuni all’umanità; un tratto satirico, ironico,visionario ,e non lontano dall’esoterico , costituiscono il background di questo eccellente regista.
Definito anche regista maledetto per un certo gusto nell’indagare insistentemente nel “perverso ,torbido,nel magico e noir ; in realtà è regista con una curiosità spiccata verso il non conosciuto ,con una attenzione peculiare per il bello, meglio se sensuale , ed al femminile.
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definitivo
Parliamo del poliedrico Roman Polanski.di origine polacca ma di cultura francese : è uno dei pochi registi veramente internazionali.
Regista . attore , produttore lascia una traccia di se sempre molto personale dove l’intelligenza , la fantasia , sono tutti proiettati verso la ricerca psicologica dei punti oscuri comuni all’umanità; un tratto satirico, ironico,visionario ,e non lontano dall’esoterico , costituiscono il background di questo eccellente regista.
Definito anche regista maledetto per un certo gusto nell’indagare insistentemente nel “perverso ,torbido,nel magico e noir ; in realtà è regista con una curiosità spiccata verso il non conosciuto ,con una attenzione peculiare per il bello, meglio se sensuale , ed al femminile.,
Dice di se Roman Polanski:”sono ateo, o comunque agnostico, credo in una visione scientifica del mondo, non credo ai fantasmi ,non credo in Dio , non credo alla demonologia sono molto più interessato alla macrobiologia, cerco sempre spiegazioni dell’imprevisto o non conosciuto su di un paino razionale , ho un forte attrazione per il corpo della donna e per la libertà”
Veniamo al nostro film , thriller del 1988 con attori principali Harrison Ford ,alias Dr Richard Walker ed Emmanuelle Seigner ,aliasSandra.
Qualcuno dice di questo film che gli americano non amano o non prendeno troppo o sul serio l’atmosfera europea ed in particolare quella parigina , troppo manierista e formale;altri hanno detto che il finale non è all’altezza delle premesse del film ; altri ancora vedono in Frantic un bel thriller alla Hitchcock;c’è chi ha detto che il film manca che di ritmo e di conseguenza appare più lungo delle suo due ore.
In verità l’unica cosa che mi sento di esternare è una riflessione su Harrison Ford alias Dr Richard Walker , e questo me lo sono domandato più volte : perché vuole con tanto vigore indietro la sua Sandra quando potrebbe avere la bellissima e sensuale ragazza francese?Forse solo una" rigurgito" della cultura perbenista america ?
Siamo al di fuori di introspezioni psicologiche e metafisiche e ci caliamo in una trama da thriller classico, alla Hitchcock, ricco di dettagli e preparazione , con alcune scene , in particolare quelle sui tetti di Parigi , veramente piene di realismo ed intensità.
La capitale francese è protagonista indiscussa del film con il suo modus , i vicoli , gli scorci inconfondibili,con i boulevards.
Con la sua atmosfera plumbea , un ottima colonna sonoro di Ennio Morricone che rende ancora più emotivo e coinvolgente e ritmico il film , questo lavoro cinematografico e sicuramenente prodotto di alto profilo .
Frantic significa frenetico ed il film, a tratti, lo è !!!
Concludendo, un buon giallo internazionale , con un finale non perfetto, sicuramente non all’altezza della struttura del film . Ma diamogli un voto, si , 7 o quatto stelle d’oro piccole ,
Da vedere con piacere , resta negli occhi.
Grazie
Weach illuminati
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[+] buon recensore, ma uomo scadente.
(di virea)
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nathan
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domenica 22 aprile 2007
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ottimo thriller "europeo"
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Uno dei più bei thriller degli anni 80-90,grazie ad una regia sobria,classica,elegante,che ripronone una classica situazione thriller impregnandola di un realismo molto convincente,che (a parte il finale che si tinge di action) non sfocia mai nello spettacolare.Un realismo tale da farci ritenere che la situazione raccontata,soprattutto nella prima parte,sia veramente credibile,grazie anche ad una delle migliori interpretazioni di Harrison Ford,e soprattutto grazie alla sensualità della femme fatale Emmanuelle Seigner,una sorta di Pretty Woman disillusa che accompagna Ford in quello che è il mondo vero,crudo e spietato,con una leggerezza straordinaria.Memorabile la scena del ballo tra i due.Ottima atmosfera e ambientazione,poichè è sempre difficile realizzare un thriller "europeo".
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fedeleto
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domenica 31 luglio 2011
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frenesia a parigi
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E' una parigi triste quella dove il dottor walker in viaggio con la moglie per il loro anniversario la perde senza un apparente motivo,ed e' invece un eccellente polanski quello che dirige frantic un vero e proprio capolavoro.Dopo l'insuccesso di pirati,polanski (tess,chinatown,repulsion)torna con brach alla sceneggiatura ed il giallo si tinge di salsa hitchcokiana.Il dottor walker ,in viaggio con la moglie a parigi poco dopo essere arrivato all'albergo e rinfrescarsi con una doccia,alla sua uscita non la trova piu' .Cosa e' successo?Perche' c'e' di mezzo una valigia?e forse l'incontro con una ragazza (la bella emmanuelle singer)potra' aiutarlo?troppi i misteri a cui si dovranno trovare delle risposte, e la storia regge eccome grazie all'imprevedibilita' che domina il film.
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E' una parigi triste quella dove il dottor walker in viaggio con la moglie per il loro anniversario la perde senza un apparente motivo,ed e' invece un eccellente polanski quello che dirige frantic un vero e proprio capolavoro.Dopo l'insuccesso di pirati,polanski (tess,chinatown,repulsion)torna con brach alla sceneggiatura ed il giallo si tinge di salsa hitchcokiana.Il dottor walker ,in viaggio con la moglie a parigi poco dopo essere arrivato all'albergo e rinfrescarsi con una doccia,alla sua uscita non la trova piu' .Cosa e' successo?Perche' c'e' di mezzo una valigia?e forse l'incontro con una ragazza (la bella emmanuelle singer)potra' aiutarlo?troppi i misteri a cui si dovranno trovare delle risposte, e la storia regge eccome grazie all'imprevedibilita' che domina il film.Con delle ottime musiche di ennio morricone e scene davvero emozionanti(in primis la scena sul tetto ) polanski firma il suo capolavoro.
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jayan
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mercoledì 9 maggio 2018
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thriller capolavoro di polanski
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Bellissimo e avvincente thriller di Roman Polanski, in stile Hitchcock ma con una sua personale espressione. Un dottore specialista arriva a Parigi con la moglie, alloggia in hotel, la moglie scompare e nessuno sa dire dove sia andata, neanche la polizia. Il dottore, interpretato da un grande Harrison Ford, indaga per conto suo. Sarà una ragazza un po' strana ad aiutarlo e a condurlo in un mondo di ladri, nella Parigi nascosta. Celebre il ballo con lei, con la musica di Liber Tango di Astor Piazzolla che fa da conduttore, insieme alla canzone Strange di Grace Jones e la musica di Morricone, non proprio il meglio. L'attrice che interpreta la ragazza è bella e conturbante.
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Bellissimo e avvincente thriller di Roman Polanski, in stile Hitchcock ma con una sua personale espressione. Un dottore specialista arriva a Parigi con la moglie, alloggia in hotel, la moglie scompare e nessuno sa dire dove sia andata, neanche la polizia. Il dottore, interpretato da un grande Harrison Ford, indaga per conto suo. Sarà una ragazza un po' strana ad aiutarlo e a condurlo in un mondo di ladri, nella Parigi nascosta. Celebre il ballo con lei, con la musica di Liber Tango di Astor Piazzolla che fa da conduttore, insieme alla canzone Strange di Grace Jones e la musica di Morricone, non proprio il meglio. L'attrice che interpreta la ragazza è bella e conturbante. Tutto è nato da uno scambio di valige all'aeroporto. Tutti vogliono il contenuto della valigia in possesso del dottore. Ci sarà un inseguimento finale e... non rivelo il finale. E' un film da vedere e rivedere, uno dei capolavori di questo grande regista. E' molto importante l'aspetto psicologico: il dottore che si vede coinvolto da un mondo che non conosceva, e si vede costretto all'azione, a volte anche rocambolesca.
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elgatoloco
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mercoledì 12 agosto 2015
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polansky "hitchockiano"
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QUesto"Frantic"è htichockiano, per tutti i momenti di attesa, "caricamento", "scaricamento", "ricarica"della tensione, la costruzione del climax, del crescendo drammatico nella ricerca di sé(anche la perdita della moglie rapita, in realtà, rimanda invero a questo, metaforicamente), nell'"altro"da cercare differenziandolo dall'Io e dal Sé, fin dalle scene relative all'arrivo e ancor di più quando nel taxi scoppia una gomma e non è"cambiabile", fin nelle scene più scure(anche sul paino strettamente fotografico)dell'abitazione dello"scomparso"-eliminato Dédé.
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QUesto"Frantic"è htichockiano, per tutti i momenti di attesa, "caricamento", "scaricamento", "ricarica"della tensione, la costruzione del climax, del crescendo drammatico nella ricerca di sé(anche la perdita della moglie rapita, in realtà, rimanda invero a questo, metaforicamente), nell'"altro"da cercare differenziandolo dall'Io e dal Sé, fin dalle scene relative all'arrivo e ancor di più quando nel taxi scoppia una gomma e non è"cambiabile", fin nelle scene più scure(anche sul paino strettamente fotografico)dell'abitazione dello"scomparso"-eliminato Dédé. Poi entra in scena la Seigner(emmanuelle, all'epoca giovane moglie del grande regista ebreo-polacco), con il suo tocco di vitalità, ma portando nuovo scompiglio. Se un tempo, per dire le cose più brevemente, Polansky cercava il"Mistero"nel paranormale-demoniaco(Rosemay's Baby"), poi più volte nella surrealtà(film anni Settanta-Ottanta), ora è la schisi tra IO e Sé a creare il mistero stesso. Harrison Ford non è Cary Grant, sempre per dirla brevemente, ma non è certo male-banale quale"spaesato"-non imbranato... El Gato
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felicity
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lunedì 31 gennaio 2022
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frantic è hitchcock, ma assorbito e re-immaginato
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In Frantic il debito verso il “maestro del brivido” è chiaro sin dalla sceneggiatura che si presenta come l’incipit del più classico thriller hitchcockiano.
Polanski, con il dr. Edwards, crea un doppione palese di Roger Thornhill (Cary Grant), protagonista di Intrigo internazionale. L’uomo medio, agiato ma non ricco, senza nessuna conoscenza importante, così anonimo da risultare quasi insignificante che si ritrova, fatalmente, invischiato in situazioni che trascendono la sua volontà. L’operazione di Polanski non si ferma all’ossatura narrativa, e il regista decide di rimettere in scena il genio di Hitchcock, ripercorrendo letteralmente e formalmente tutto il cinema del maestro: c’è la doccia di Psycho, il senso di vuoto e vertigine di (ancora una volta) Intrigo internazionale, la ricerca disperata di L’uomo che sapeva troppo, l’espediente narrativo del McGuffin, e ovviamente, l’immancabile cameo registico all’interno del proprio film.
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In Frantic il debito verso il “maestro del brivido” è chiaro sin dalla sceneggiatura che si presenta come l’incipit del più classico thriller hitchcockiano.
Polanski, con il dr. Edwards, crea un doppione palese di Roger Thornhill (Cary Grant), protagonista di Intrigo internazionale. L’uomo medio, agiato ma non ricco, senza nessuna conoscenza importante, così anonimo da risultare quasi insignificante che si ritrova, fatalmente, invischiato in situazioni che trascendono la sua volontà. L’operazione di Polanski non si ferma all’ossatura narrativa, e il regista decide di rimettere in scena il genio di Hitchcock, ripercorrendo letteralmente e formalmente tutto il cinema del maestro: c’è la doccia di Psycho, il senso di vuoto e vertigine di (ancora una volta) Intrigo internazionale, la ricerca disperata di L’uomo che sapeva troppo, l’espediente narrativo del McGuffin, e ovviamente, l’immancabile cameo registico all’interno del proprio film. Ben oltre il semplice vezzo citazionistico, l’esplicito rimando cinematografico crea un ulteriore livello di ossessività, che si somma incredibilmente a quello già presente nel film in sé.
Si potrebbe continuare a lungo esaminando scena per scena Frantic per capire fino a dove si proietti l’ombra del regista inglese, ma si perderebbe la vera essenza della pellicola. Perché l’incredibile lavoro di regia di Polanski si concretizza in un film che supera la somma delle sue parti e, al di là del rimando cinematografico, riesce a vivere di vita propria. Frantic è si Hitchcock, ma assorbito e re-immaginato completamente da Polanski.
Ed ecco che Parigi, nuova casa per l’esule Polanski, viene trasfigurata dallo sguardo del regista. Tramite una messa in scena perfetta e con l’aiuto delle musiche di Ennio Morricone, la città viene completamente avvolta in un’atmosfera così opprimente da perdere ogni punto di riferimento con l’immaginario classico: non è un caso che, una volta immerso totalmente nel thriller (sconfinando quasi nel noir), l’edificio simbolo della città, la Tour Eiffel, scompaia. Nella Parigi di Polanski, l’appuntamento è ai piedi della Statua della Libertà.
Nella continua commistione, sempre presente nella schizofrenica filmografia di Polanski, tra cinema vita e memoria, il film assume quindi un ruolo fondamentale nella riflessione del regista. Perché Frantic è, a conti fatti, una grandissima dichiarazione d’amore, lontananza e astinenza verso una casa in cui Polanski potrà fare ritorno solo ed esclusivamente attraverso il cinema.
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mtom83
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domenica 13 novembre 2016
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thriller riuscito a metà
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Una coppia appena giunta a Parigi si ritrova al centro di un intrigo internazionale, e il dottore americano Walker (H. Ford) si getta disperatamente alla ricerca della moglie misteriosamente scomparsa, provando a capire cosa le sia successo e perché. Polanski confeziona un film valido a mio avviso a metà. Ottima la prima parte, che lentamente immerge all'interno di un rebus che appare indecifrabile: il senso di straniamento del protagonista, rimasto improvvisamente solo in una città straniera di cui non conosce la lingua amplifica quello dello spettatore, mentre la ricerca della donna sparita si snoda in un sottobosco urbano e notturno che fa da contraltare alla fredda burocrazia a cui chiede aiuto Walker, senza ricevere aiuto.
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Una coppia appena giunta a Parigi si ritrova al centro di un intrigo internazionale, e il dottore americano Walker (H. Ford) si getta disperatamente alla ricerca della moglie misteriosamente scomparsa, provando a capire cosa le sia successo e perché. Polanski confeziona un film valido a mio avviso a metà. Ottima la prima parte, che lentamente immerge all'interno di un rebus che appare indecifrabile: il senso di straniamento del protagonista, rimasto improvvisamente solo in una città straniera di cui non conosce la lingua amplifica quello dello spettatore, mentre la ricerca della donna sparita si snoda in un sottobosco urbano e notturno che fa da contraltare alla fredda burocrazia a cui chiede aiuto Walker, senza ricevere aiuto. Nei panni del protagonista Ford offre una prova convincente, Walker - impacciato e spaventato in un paese straniero - si trova suo malgrado costretto al "fai da te" per risolvere il caso, e il profilo psicologico di un "eroe per caso" risulta convincente e ben studiato. Il dottore americano riceve il maggiore aiuto da Michelle (E. Seigner), giovane francese alla moda e piuttosto sfacciata, che si trova suo malgrado coinvolta nella vicenda; l'interazione tra due personaggi così differenti funziona più che bene. Per la prima ora la regia di Polanski è attenta e meticolosa, non tralasciando niente - neppure oggetti o azioni apparentemente insignificanti - e contribuisce ad aggiungere notevole suspense all'azione (davvero ottima la scena sui tetti di Parigi, forse il vertice di tutta la pellicola) prendendo pienamente spunto da Hitchcock. Purtroppo la seconda ora del film risulta molto meno convincente della prima: una volta svelato l'intrigo questo si trascina in maniera piuttosto scontata e deludente, l'intreccio si appiattisce così come la regia di Polanski perde in meticolosità ed efficacia, fino al punto che alcune scene finiscono per risultare poco credibili o addirittura grottesche (tra tutte l'inseguimento in macchina, davvero poco felice). Anche il finale si perde in maniera abbastanza scontata, senza nessun "colpo di coda" che possa renderlo più memorabile o avvincente.
In definitiva "Frantic" resta comunque un film discreto, un buon thriller basato su un soggetto iniziale molto accattivante e intenso oltre che realizzato con molta cura, che si perde un po' a lungo andare. Il film a mio avviso poteva essere chiuso decisamente prima, magari con un finale più studiato e meno banale.
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rmarci 05
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martedì 25 giugno 2019
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r. polanski ed il suo omaggio ad alfred hitchcock
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Roman Polanski omaggia Alfred Hithcock, di cui è studioso ed ammiratore, confezionando un thriller convincente che deve molto (forse quasi tutto) a film come Intrigo Internazionale, Vertigo e L'uomo che sapeva troppo. E' proprio qui che risiede il principale difetto del film: oltre ad utilizzare una struttura narrativa piuttosto convenzionale, Polanski prende spunto dai grandi classici sopracitati facendo vivere la pellicola essenzialmente di questo citazionismo limitandosi a realizzare un thriller quasi "nostalgico", senza che si distingua il suo inconfondibile stile.
Un'operazione indubbiamente svolta con sapienza ed accuratezza, elementi riscontrabili nella fotografia minuziosa, nella caratterizzazione del personaggio dell'ottimo H.
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Roman Polanski omaggia Alfred Hithcock, di cui è studioso ed ammiratore, confezionando un thriller convincente che deve molto (forse quasi tutto) a film come Intrigo Internazionale, Vertigo e L'uomo che sapeva troppo. E' proprio qui che risiede il principale difetto del film: oltre ad utilizzare una struttura narrativa piuttosto convenzionale, Polanski prende spunto dai grandi classici sopracitati facendo vivere la pellicola essenzialmente di questo citazionismo limitandosi a realizzare un thriller quasi "nostalgico", senza che si distingua il suo inconfondibile stile.
Un'operazione indubbiamente svolta con sapienza ed accuratezza, elementi riscontrabili nella fotografia minuziosa, nella caratterizzazione del personaggio dell'ottimo H. Ford e nello sviluppo della vicenda, raccontata dal punto di vista di un uomo comune schiacciato in un intrigo politico macchinoso e complesso che va al di là della sua conoscenza. Dunque un film che rimanda al "Maestro del Brivido" anche nelle tematiche, con l'aggiunta, data l'esperienza del regista in Francia, di una sottesa critica all'ostile società parigina, che causa al protagonista un senso di spaesamento. In conclusione, un buon film, notevole nella realizzazione e sicuramente ricco di suspense, ma eccessivamente citazionista e convenzionale.
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martina badamon
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sabato 28 luglio 2007
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thriller al rallentatore
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Premetto che forse non percepisco a dovere la portata innovativa dei film del passato,ma questo thriller era moviolistico e appesantito.
Il protagonista,il "sagomato" Harrison Ford,è apparso dinamico solo nella scena finale,quando si sgretola in un pianto di non pervenuta intensità emotiva;la Seigner addirittura imbarazzante,spremuta in abitini di pelle suggestivi stile-tubetto della maionese,ma ingloriosa nelle scene d'azione,che la vedono sempre goffa e inopportuna,e disgraziatamente ridicola quando improvvisa un ballo(presunto sexy)addosso a Ford;i servizi segreti francesi e la cellula terroristica islamica non perdono un minuto per cozzare l'un l'altro come fossimo alle "birilliadi"...
Regia svampita e sceneggiatura soporifera.
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Premetto che forse non percepisco a dovere la portata innovativa dei film del passato,ma questo thriller era moviolistico e appesantito.
Il protagonista,il "sagomato" Harrison Ford,è apparso dinamico solo nella scena finale,quando si sgretola in un pianto di non pervenuta intensità emotiva;la Seigner addirittura imbarazzante,spremuta in abitini di pelle suggestivi stile-tubetto della maionese,ma ingloriosa nelle scene d'azione,che la vedono sempre goffa e inopportuna,e disgraziatamente ridicola quando improvvisa un ballo(presunto sexy)addosso a Ford;i servizi segreti francesi e la cellula terroristica islamica non perdono un minuto per cozzare l'un l'altro come fossimo alle "birilliadi"...
Regia svampita e sceneggiatura soporifera.
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[+] il film l'hai visto?
(di stef)
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