Frantic |
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Un film di Roman Polanski.
Con Harrison Ford, Yorgo Voyagis, Betty Buckley, Alan Ladd (II), Dominique Pinon, Alexandra Stewart.
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Titolo originale Frantic.
Giallo,
durata 120 min.
- USA, Francia 1988.
MYMONETRO
Frantic
valutazione media:
3,38
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un capolavoro intriso di malinconia e disperazionedi Robert PocketFeedback: 0 |
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giovedì 2 agosto 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Bellissimo film questo "Frantic", intriso di malinconia e disperazione a cominciare dal bellissimo tema iniziale di un Ennio Morricone ispiratissimo cui fa seguito il volto di un Harrison Ford mai cosi' convincente come nella parte di un medico americano in trasferta a Parigi spaesato e costretto suo malgrado ad affrontare un mondo non suo pur di ritrovare la consorte misteriosamente scomparsa. Ad aiutarlo una giovanissima Emmanuelle Seigner futura signora Polanski il quale e' maestro nel seguire silenziosamente, passo dopo passo, le azioni di routine del protagonista nella sua metodica ricerca (tanto che per tutta la prima parte del film si ha come la sensazione di assistere ad una sorta di "reality"). Nella seconda parte invece il regista si concentra di piu' sulla malinconia e sull'emotivita' del protagonista come nel caso della bellissima telefonata tra padre e figlia cosi' struggente e con la voce di Grace Jones che intona "I've Seen That Face Before (Libertango)" di Astor Piazzolla che rieccheggia nelle orecchie subito dopo averla ascoltata pochi minuti prima in terra straniera quasi a voler simboleggiare una sorta di fil-rouge che unisce i due, seppur lontani sia fisicamente (Parigi-San Francisco) che emotivamente (l'angoscia del personaggio di Ford e' amplificata ancor di piu' dalla spensieratezza della figlia ignara e tenuta all'oscuro di tutto) cosi' come "rouge" (rosso) e' anche l'abito che sia la ragazzza che la moglie si ritrovano ad indossare nella scena finale quasi a voler simboleggiare l'affetto che il protagonista prova per entrambe; affetto che se sulle prime sembra alludere all'attrazione fisica, nel finale questo diventa quasi un affetto filiale quando lo stesso Ford prende in braccio la ragazza ormai morente con moglie ritrovata al seguito. Un bellissimo finale per un bellissimo film insomma, stilisticamente perfetto e diretto da colui che dopo averci regalato imperdibili capolavori ("Coltello nell'acqua" "Repulsion", "Cul-de-Sac", "Rosemary's Baby" e "Chinatown") puo' finalmente essere considerato a tutti gli effetti come il vero unico grande erede di Alfred Hitchcock.
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