Alberto Moravia
Siamo in Slovacchia, in una sonnolenta cittadina di provincia, negli anni dell'effimero regime cattolico-fascista di monsignor Tiso. I nazisti decretano la confisca a favore dei cosiddetti ariani di tutte le proprietà degli ebrei: il negoziuccio di una certa Rosalia Lautmann, vecchia merciaia sordissima, viene assegnato a Tonio, un modesto falegname per niente razzista ma contagiato anche lui dalla psicosi del saccheggio antisemita. Tonio sarà dunque il “gerente ariano” del misero negozio di bottoni e di fettucce; ma poiché in fondo è un brav'uomo, fingerà di essere il commesso della vecchia ebrea. [...]
di Alberto Moravia, articolo completo (4126 caratteri spazi inclusi) su 1975