Questo è un film horror! Ma non nel senso che si inscrive in un genere filmico così chiamato, ma nel senso che fa provare il vero e terrificante orrore creato dall'uomo con la guerra indiscriminata odierna, quella che distrugge civili inermi. Il film è la quasi insostenibile radiocronaca della morte, lentissima (varie ore) e straziante, di una bambina palestinese di 6 anni, sola sopravvissuta in un'auto crivellata di colpi sparati da un carroarmato israeliano e attorniata dai cadaveri di tutti i suoi parenti.
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Questo è un film horror! Ma non nel senso che si inscrive in un genere filmico così chiamato, ma nel senso che fa provare il vero e terrificante orrore creato dall'uomo con la guerra indiscriminata odierna, quella che distrugge civili inermi. Il film è la quasi insostenibile radiocronaca della morte, lentissima (varie ore) e straziante, di una bambina palestinese di 6 anni, sola sopravvissuta in un'auto crivellata di colpi sparati da un carroarmato israeliano e attorniata dai cadaveri di tutti i suoi parenti. Le richieste di aiuto della piccola (fatte al telefono del Servizio di emergenza della Mezzaluna Rossa) e la sua agghiacciante consapevolezza di dover morire fra poco paralizzano lo spettatore e lo inchiodano sulla poltrona. E l'audio, avverte il film, è quello reale della bambina, sola nell'auto, circondata da spari assordanti, terrorizzata dalla morte e dal buio che incombono su di lei. Siamo di fronte alla drammatizzazione di una realtà che non ha, non può avere un lieto fine, perché si svolge in un mondo dove vengono uccisi senza rimorso bambini inermi e pure i soccorritori che corrono a salvarli. E per il film il colpevole è uno solo, inequivocabile: l'esercito israeliano e il governo che lo ha inviato, colpevole materiale e morale. La condanna del film è chiara e netta: magari lo fosse altrettanto quella dei paesi e delle istituzioni internazionali che non sono ancora stati in grado di fermare questa ignobile carneficina! E alla fine del film quello che ti resta dentro è la voce disperata della piccola che supplica chi la ascolta di andare a prenderla: una voce che scava dentro di noi un solco profondissimo e incolmabile.
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