Anselm Kiefer secondo Wim Wenders: un'opera sperimentale e immersiva che porta ai nostri occhi la dimensione emotiva, dolorosa, morale dell'artista. Dal 30 aprile al cinema
di Silvio Danese Quotidiano Nazionale
Si parla per la prima volta di Anselm Kiefer alla fine degli anni '60, quando tra Germania, Italia e Svizzera espone autoritratti, foto e quadri, con il saluto nazista su sfondi di rovine e campagne deprimenti, azione politica senza mediazioni: "Gli americani ci hanno licenziato dalle nostre responsabilità. Ci hanno spedito pacchetti di assistenza e democrazia". Ma i conti "con la nostra identità" non possono essere più rinviati, dice Kiefer incominciando una profonda vocazione della (in)coscienza collettiva attraverso l'arte, a partire dai materiali (piombo, gesso, terra, laterizi,) e dall'espansione dei formati (una sorta di grandezza/distruzione quasi ostile carica di simboli). [...]
di Silvio Danese, articolo completo (5891 caratteri spazi inclusi) su Quotidiano Nazionale 23 aprile 2024