PIEDONE LO SBIRRO (IT, 1973) di STENO. Con BUD SPENCER, ADALBERTO MARIA MERLI, RAYMOND PELLEGRIN, MARIO PILAR, JULIETTE MAYNIEL, ANGELO INFANTI, ENZO CANNAVALE Il commissario Rizzo di Napoli, tanto manesco quanto determinato, noto per preferire i pugni alla pistola, è malvisto dal suo superiore appena giunto per i suoi metodi poco ortodossi. Per tenere pulita la metropoli dal crimine, non esita a collaborare con camorristi “buoni” e talvolta è costretto ad entrare in affari sporchi col rischio di venire sospeso dal servizio o di essere perfino arrestato. La situazione si fa davvero critica quando giunge da Tunisi un cargo trasportante droga per il valore di un milione di dollari: ostacolato dai suoi stessi colleghi e messo in difficoltà dalla malavita organizzata partenopea che vende gli stupefacenti ai giovani e si è ormai spaccata in fazione vecchia e fazione nuova, Piedone (come lo chiamano in molti) dovrà combattere da solo una lotta erculea per far valere ancora una volta il potere della legge. 1° film della quadrilogia diretta da Steno nel periodo 1973-80 con protagonista Pedersoli. Poliziesco con accentuazione comica su misura per famiglie, si basa quasi completamente sulla simpatia che suscita il personaggio principale, eroe solitario che malmena da tutte le parti senza mai sparare un colpo d’arma da fuoco nel tentativo di sgominare i veri colpevoli, dotato per altro di un intuito eccezionale che gli consente di capire al volo di chi può fidarsi. Segnò con ogni probabilità il principio della filmografia di B. Spencer senza T. Hill a fasi alterne e costituisce uno degli innumerevoli film in cui il gigante buono più esilarante del cinema europeo recita il ruolo di un tutore della legge. Ha dalla sua un cast con nomi eccellenti che funziona alla grande (il commissario moralista di Merli; l’avvocato di R. Pellegrin; il malvivente dalla mano monca di M. Pilar; l’amica (Mayniel) presso cui Piedone risiede a pensione; Ferdinando ‘o Barone (Infanti), l’arrogante camorrista arricchito; il brigadiere Caputo di Cannavale, presente con un ruolo più rafforzato anche nei tre episodi seguenti), eppure pecca di una costruzione narrativa approssimativa e sgangherata che lo penalizza parecchio, rendendo le gag meno incisive e infiacchendo le numerose scene d’azione, ivi incluse le chilometriche risse dalla violenza svelenita tipiche del repertorio cinematografico della coppia Hill-Spencer. Lo sguardo veritiero su Napoli non si discute, ma neanche l’accorta regia di Steno basta a risollevarlo da una caduta nel convenzionale, e di fatto resta un’opera basata sull’effetto estemporaneo delle sue trovate che può contare quasi esclusivamente sul protagonista, come già ribadito, e, in parte, anche su una vicenda abbastanza interessante. Alquanto suggestiva la celebre colonna sonora di Guido e Maurizio De Angelis.
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