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L'ANGELO UBRIACO (GIAPPONE, 1948) diretto da AKIRA KUROSAWA. Interpretato da TAKASHI SHIMURA – TOSHIRO MIFUNE – REISABURO YAMAMOTO – NORIKO SEGONKU – CHOKO LIDA – MICHIYO KOGURE – YOSHIKO KUGA § Alla fine del secondo conflitto mondiale, il gangster Matsunaga, ferito durante il "lavoro", va a farsi curare dal dottor Sanada. Scopre così di aver contratto la tubercolosi ma, troppo orgoglioso per ammetterlo, resiste al dottore che vuole curarlo. Il medico, però, non getta la spugna e, nonostante le reazioni dell'uomo, lo convince finalmente a sottoporlo alla terapia. Nel frattempo, l'assistente del dottore cerca di nascondersi da Okada, il marito appena uscito di prigione (anch'egli appartenente alla cosca di Matsunaga), che la rivorrebbe con sé. Il boss yakuza, saputo della malattia di Matsunaga, decide di liquidarlo e sostituirlo con Okada, nuovamente libero. Matsunaga, deluso e arrabbiato dal benservito del capo, si scontra con il clan. Al centro della storia sta l'ostinazione del dottore nel voler guarire il prossimo. Fu il primo film di Kurosawa girato senza subire particolari pressioni dalle compagne censorie, in vero libero fino a un certo punto da impedimenti esterni, e venne giudicato da una commissione cinematografica giapponese la miglior pellicola del 1948. Girato e distribuito durante l’occupazione alleata in Giappone, riporta alcuni tratti tipici della società e della cultura occidentali: le prostitute del locale (chiamate scherzosamente panpan dai soldati americani stanziati), le capigliature e gli abiti dei malavitosi, il jazz trasudante dal brano musicale Jungle Boogie, interpretato da Shizuko Kasagi. Una fotografia virata al bianconero di seppia ritrae una Tokyo palustre, nauseabonda e ristagnante, quasi a voler simboleggiare l’animo combattuto, contrito e inasprito di Mifune, resistente ai tentativi d’approccio di Shimura (che sarà poi protagonista assoluto di Vivere, 1952, sempre di Kurosawa), professionista della medicina alcolizzato eppure bendisposto malgrado la ruvidezza del carattere. La sceneggiatura, all’apparenza scialba e fiacca ma che in realtà rivela doti meravigliose, scandisce i passaggi della storia attraverso la mente, il corpo martoriato del personaggio gangsteristico, l’innocenza e la delicatezza nel personaggio dell’infermiera e nella brutalità e crudezza del suo compagno delinquenziale. Una colonna sonora ombrosa e cupa dà il tocco finale allo splendore tetro eppure magnifico di questo piccolo, grande capolavoro di psicologia e arte oratoria filmica. Il rapporto fra i due protagonisti, così vicini così distanti, non si può eguagliare facilmente ad altre accoppiate antagonistiche (e soprattutto ambivalenti) di altri film di tutto il cinema mondiale. Mifune fu ingaggiato da Kurosawa dopo che il regista ebbe assistito ad un suo straordinario provino, tanto che ampliò la parte di Matsunaga, inizialmente pensata come ruolo marginale. Ottimi anche il montaggio (curato dal medesimo Kurosawa) e la scenografia di cartone incatramato.
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