"Giarabub", un avamposto in mezzo al deserto della Cirenaica, è l'ambientazione esotica di un altro film propagandistico di Alessandrini che, dopo il successo di "Luciano Serra Pilota", si riconferma come il miglior rappresentante del cinema fascista italiano.
La storia di una valorosa e sanguinosa resistenza della legione italiana in Africa nel 1941 diviene il pretesto per raccontare ed esaltare il valore nazionalistico italiano. Sebbene l'intento patriottico sia secondario alla descrizione puramente individualistica dei personaggi che a tratti as sumono caratteristiche tipiche e colorite, negli intenti del regista c'è la volontà di mostrare sentimenti e passioni in maniera asciutta e poco formale con tutti i connotati oggettivi e documentaristici. "Giarabub" è la storia di uomini che affrontano una battaglia interiore prima di quella bellica vera e proria.
Il maggiore Castagna interpretato da Carlo Ninchi a cui sta a cuore la sorte del suo reggimento e che non esita un istante a condannare una vile resa, appoggiato dall'ardore dei suoi soldati, ognuno rappresentante idiomatico di una parte d'Italia in cui il pubblico poteva riconoscersi. L'elemento di fragilità umana, dei bisogni, degli affetti dei cari, della nostalgia delle famiglie, dell'ossessivo ascolto dei bollettini radiofonici che si traduce nella cieca illusione di avere congedi temporanei, di una parola di conforto delle famiglie, il tutto nella piena consapevolezza di una fine che non poteva essere evitata per insufficienza di risorse e mezzi.
L'unica donna presente nel film è la prostituta Dolores interpretata da Doris Duranti, si rivela essere l'unico elemento che da una labile sfumatura ad una pellicola a metà tra il documentaristico e la propaganda patriottica; compare poche volte e inizia un percorso di cambiamento che si alimenta anche visivamente nelle forme e nei colori dei vestiti che di volta in volta indossa, fino a redimersi completamente quando fa da assistente ai feriti e indossa un camice bianco.
La fine è un epico tentativo di rivalsa, intrisa di patriottismo e solidarietà soprattutto nella scena in cui il maggiore vuole guardare negli occhi il valore dei suoi uomini tre minuti prima di alzare la bandiera italiana e consacrarsi ai posteri.
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