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sabato 1 ottobre 2005
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le samouraï
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NON C’È PIÙ PROFONDA SOLITUDINE DI QUELLA DI UN SAMURAI, SE NON QUELLA DI UNA TIGRE NELLA GIUNGLA... FORSE...
Scrivere di questo film è un’autentica follia, un atto di superbia, di pura tracotanza. L’unica attività concessa da “Le Samouraï” a chiunque abbia un briciolo d’intelligenza è la visione. La visione di una pellicola che, pur rispettando le regole cogenti del noir, travalica ogni indicazione di genere per affermare una vera e propria filosofia del cinema.
Tradotto in italiano con un titolo irripetibile, “Le Samouraï” è il decimo film di Jean-Pierre Melville; l’anno prima, con lo strepitoso “Tutte le ore feriscono... l’ultima uccide” (“Lè deuxième souffle”) ha ottenuto il riconoscimento definitivo da parte di critica e pubblico.
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NON C’È PIÙ PROFONDA SOLITUDINE DI QUELLA DI UN SAMURAI, SE NON QUELLA DI UNA TIGRE NELLA GIUNGLA... FORSE...
Scrivere di questo film è un’autentica follia, un atto di superbia, di pura tracotanza. L’unica attività concessa da “Le Samouraï” a chiunque abbia un briciolo d’intelligenza è la visione. La visione di una pellicola che, pur rispettando le regole cogenti del noir, travalica ogni indicazione di genere per affermare una vera e propria filosofia del cinema.
Tradotto in italiano con un titolo irripetibile, “Le Samouraï” è il decimo film di Jean-Pierre Melville; l’anno prima, con lo strepitoso “Tutte le ore feriscono... l’ultima uccide” (“Lè deuxième souffle”) ha ottenuto il riconoscimento definitivo da parte di critica e pubblico. Adesso può finalmente portare alle estreme conseguenze il suo approccio stilistico. La secchezza narrativa di “Tutte le ore feriscono...” si trasforma in disadorna essenzialità, l’asciuttezza visiva in raggelata astrazione, il codice morale del milieu in regola monastica.
Frank Costello (Jef nell’originale) è un asceta del crimine. Non commette omicidi o esegue delitti: segue un rituale, officia una cerimonia. La sua solitudine è prova di un’assoluta indipendenza, il rigoroso rispetto delle regole il segno paradossale della sua libertà, lo scontro con la morte il teatro della verità. Nel suo sfidare l’ineluttabile Frank Costello afferma l’autonomia morale dell’uomo, un’autonomia che trascende ogni determinazione contingente e accidentale. Voto: 10
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(di michele pietragallo)
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"joss"
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lunedì 16 marzo 2009
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un "noir" stupendo
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Siamo di fronte forse al più bel "noir" (quelli francesi vengono definiti anche "polar") di tutti i tempi. Un killer gelido e spietato (Delon), all'apparenza senza emozioni, si muove nell'atmosfera rarefatta di una Parigi spesso piovosa. Frank Costello è un solitario, vive in una casa di poche pretese, attento però all'abbigliamento (si aggiusta sempre il cappello prima di uscire), ha una donna che ama e della quale si fida. Per muoversi ruba solo vetture di un certo tipo, la Citroen DS, all'epoca un'icona francese. Ha sempre con sè almeno cinquanta chiavi diverse adatte a questa auto. A volte è presuntuoso (quando dice "io non perdo mai, non è mai successo) ma nel contempo è umano, ad esempio quando parla con l'uccellino che tiene in stanza con lui.
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Siamo di fronte forse al più bel "noir" (quelli francesi vengono definiti anche "polar") di tutti i tempi. Un killer gelido e spietato (Delon), all'apparenza senza emozioni, si muove nell'atmosfera rarefatta di una Parigi spesso piovosa. Frank Costello è un solitario, vive in una casa di poche pretese, attento però all'abbigliamento (si aggiusta sempre il cappello prima di uscire), ha una donna che ama e della quale si fida. Per muoversi ruba solo vetture di un certo tipo, la Citroen DS, all'epoca un'icona francese. Ha sempre con sè almeno cinquanta chiavi diverse adatte a questa auto. A volte è presuntuoso (quando dice "io non perdo mai, non è mai successo) ma nel contempo è umano, ad esempio quando parla con l'uccellino che tiene in stanza con lui. Non ha amici, può contare solo sulla sua donna, che lo ama e lo aiuta, fornendogli anche un prezioso alibi. Ma sulla strada trova un commissario tenace (F. Perier), che lo bracca perchè sospetta fin dall'inizio di lui. Appare molto datato il dialogo nella casa fra la compagna di Costello (la moglie di Delon stesso, Nathalie) e il poliziotto, mentre la scena del riconoscimento al commissariato del probabile colpevole è davvero eccezionale (il testimone riferisce dettagli precisissimi, ma questo dopo aver ammesso sconsolato di non possedere spirito d'osservazione!). La caccia all'uomo comincia, Costello viene anche ferito, qualcuno lo ritiene scomodo e capisce allora di essere in un vicolo cieco. Da una parte la polizia, dall'altra i suoi stessi mandanti. Ottiene un altro incarico, che non porterà a termine, andando incontro al suo destino in modo consapevole, conscio di non avere speranze. Melville dirige senza incertezze, Delon è strepitoso e Perier... grande anche lui. La musica malinconica dà un tocco di passionalità a tutto il film, rendendolo unico. Una scena da ricordare (e apprezzare) si vede all'inizio. Costello ha appena preso possesso di una Citroen in una via secondaria di Parigi. Piove, ha l'impermeabile con il bavero alzato e indossa il cappello, si accende una sigaretta e cambia marcia passando il braccio all'interno del volante. Giunto ad un semaforo gli si affianca una macchina sportiva, alla guida c'è una giovane donna, bella, che lo guarda insistentemente sperando di attirare la sua attenzione. Lui la nota, la osserva per un istante ma non accenna neppure ad un sorriso. La ignora completamente e riparte, avvolto dalla pioggia e immerso nei suoi pensieri...
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alessandra verdino
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martedì 30 gennaio 2007
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un uccellino: la solitudine
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E' incredibile la bellezza di questo film. Una bellezza che lascia davvero senza fiato.
Quando il cinema d'autore si unisce ad una superba interpretazione (penso sia inutile parlare della bravura di Delon, una bravura, a mio parere, persino sottovalutata, se si considera l'incredibile curriculum di questo grande attore), ecco, improvvisamente, uno spettacolo davvero da manuale.
E qui si tratta di un cinema veramente serio, che offre sensazioni inimitabili.
Quale è il sentimento che affiora in noi dopo questa proiezione? Innanzi tutto, una sensazione di estrema partecipazione a questa storia.
Si tratta quasi di cinema muto, talmente è intensa la recitazione, direi plastica, del protagonista.
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E' incredibile la bellezza di questo film. Una bellezza che lascia davvero senza fiato.
Quando il cinema d'autore si unisce ad una superba interpretazione (penso sia inutile parlare della bravura di Delon, una bravura, a mio parere, persino sottovalutata, se si considera l'incredibile curriculum di questo grande attore), ecco, improvvisamente, uno spettacolo davvero da manuale.
E qui si tratta di un cinema veramente serio, che offre sensazioni inimitabili.
Quale è il sentimento che affiora in noi dopo questa proiezione? Innanzi tutto, una sensazione di estrema partecipazione a questa storia.
Si tratta quasi di cinema muto, talmente è intensa la recitazione, direi plastica, del protagonista.
Ma i protagonisti, in realtà, sono due: Frank Costello ed il suo uccellino.
Ed ecco affiorare il tema della solitudine, un tema costante delle interpretazioni di Delon.
Questo spietato killer ha, come tutti, un volto umano: l'amore per l'unico vero compagno della sua vita, anzi, direi, del suo modo disperato di vivere: un piccolo animale rinchiuso in una gabbia, che lo sa allietare e che gli fa pesare un pò di meno la sua estrema solitudine.
Ed è l'amore per questo animale che, più volte, lo salva, facendogli capire da dove arriva veramente il pericolo.
Deluso da tutto quanto, dall'animo veramente sporco degli uomini e dalla vita disperata che conduce, lo sceglie come suo unico e vero amico.
Anche lui, come il suo canarino, è un animale chiuso in una gabbia.
E si tratta di una gabbia intrisa di sofferenza, di una disperazione tanto forte che culminerà con un vero gesto d'onore.
L'ambientazione è scarna, come la sua anima: porte scrostate, periferie tristissime, a cui fa da contrapposizione un modo particolare di vestire, di aggiustarsi sempre il cappello. E' solo, ma ama se stesso, e lo dimostra con il suo abbigliamento sempre a puntino.
Una vera parabola sulla solitudine, sulla difficoltà di fidarsi degli altri e sul modo di cercare, inutilmente, dei punti fermi a cui aggrapparsi.
Un film tristissimo, come è triste, tante volte, la vita.
Veramente superbo.
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luca scialò
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martedì 6 settembre 2011
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un killer con la faccia d'angelo
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Frank Costello, nell'ambiente della mala chiamato Faccia d'angelo per il suo viso apparentemente pulito e innocente, è un sicario che agisce a Parigi. Dopo aver ucciso un pezzo grosso, si ritrova la polizia alle calcagna nonché i suoi stessi mandanti che vorrebbero farlo fuori dopo aver avuto da lui ciò che volevano.
Un Poliziesco inconsueto, dove azione e sparatorie lasciano spazio a un film pacato, quasi silenzioso, addirittura romantico. A renderlo tale la bellezza e lo charme di Alain Delon, capace di rendere presentabile e affascinante anche il più spietato killer.
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