L'albero |
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Un film di Sara Petraglia.
Con Tecla Insolia, Carlotta Gamba, Cristina Pellegrino, Carlo Geltrude.
continua»
Drammatico,
durata 92 min.
- Italia 2024.
- Fandango
uscita giovedì 20 marzo 2025.
MYMONETRO
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Ragazze alla deriva
di Fabio Ferzetti L'Espresso
Due ventenni, la fatica di crescere, un vuoto esistenziale riempito con la cocaina. L'esordio di Sara Petraglia è l'autoritratto di una generazione
Due dei migliori esordi italiani di profondamente, felicemente au -Italia, 92' tobiografici. E fissano sullo schermo con precisione uno snodo decisivo della prima giovinezza. Non sarà un caso ma per ora limitiamoci a constatarlo. Di "Diciannove" e del suo antieroe nevrotico e solitario abbiamo parlato col regista qualche tempo fa. "L'albero" di Sara Petra glia fissa un percorso completamente diverso, quello della dipendenza - chimica, emotiva, affettiva - e della necessità di uscirne per crescere. Ma potrebbe anche intitolarsi "Ventitré", come gli anni di Bianca e Angeli ca (Tecla Insolia e Carlotta Gamba).
Anche qui infatti le protagoniste girano a vuoto, sia pure senza quasi muoversi da una certa scena romana "alternativa", con l'eccezione di una gita a Napoli che è il cuore poetico del film (sempre sulle tracce di Leopardi, curiosamente, altro punto in comune col "Diciannove" di Tortorici). Anche qui toccano il fondo per risalire.
O meglio vanno fino in fondo alla propria deriva per coglierne il senso, i pericoli e il limite.
In quella deriva infatti c'è un terzo incomodo che rischia di prendersi tutta la scena, anche se faticano a rendersene conto: la cocaina. Che non è "vizio", scorciatoia o paradiso artificiale, come si diceva una volta. Ma dipendenza, lingua franca, codice di gruppo in cui perdersi e ritrovarsi. Sempre insieme. Con il senso di infinità, se non di immortalità, tipico dei loro anni.
Anche se Bianca (è lei, formidabile Insolia, la narratrice) non si limita a "farsi" e a vagabondare ma osserva, si interroga, scrive.
Molto bene tra l'altro, come scopriremo quando Angelica trafuga un suo quaderni no. E scrivendo registra il sentimento e il sedimento del tempo, che non è infinito, dunque gratuito, ma vivo, prezioso, sfuggente. E mortale.
Altro conviene non dire perché "L'albero", che deve il suo titolo a un'apparizione quasi totemica, è fatto di slittamenti e ripetizioni, ma soprattutto evita come la peste ogni scorciatoia sociologica. Finendo per disegnare con forza un pugno di figure non necessariamente rappresentative e nemmeno sempre simpatiche, ma mille volte più vive delle troppe caricature spesso servite agli spettatori.
Bianca ha 23 anni e le sembrano già troppi, scrive Sara Petraglia. Anche perché, scelta preziosa in questo film tutto in sottrazione, nel suo mondo non sembra esserci altro. Niente maschi, o quasi, soprattutto niente adulti. Con la luminosa eccezione di una dottoressa (straordi- w naria in poche scene Cristina Pellegrino) che fa una cosa semplice quanto rara oggi. Ascolta.
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