felicity
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domenica 16 luglio 2023
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film coraggioso e pieno d’amore
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Brado è un film che ti butta tutto addosso e ti può sputare anche in faccia tutto quello che prova. Un cinema vivissimo che non ha paura di sporcarsi le mani. Ogni personaggio è messo a fuoco dall’efficace sceneggiatura, ma è anche disegnato con le pennellate di un pittore che cerca ogni volta di dargli qualcosa di più: movimento e colore. Per questo è un film liberissimo, che potrebbe volare nella nostra immaginazione e forse anche in quella dei suoi personaggi.
Brado è un film pieno di coraggio, sincero, viscerale, a tratti feroce. Un cinema vivo che pulsa come il cuore di due uomini che lottano tra di loro nonostante l’amore che provano a reprimere.
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Brado è un film che ti butta tutto addosso e ti può sputare anche in faccia tutto quello che prova. Un cinema vivissimo che non ha paura di sporcarsi le mani. Ogni personaggio è messo a fuoco dall’efficace sceneggiatura, ma è anche disegnato con le pennellate di un pittore che cerca ogni volta di dargli qualcosa di più: movimento e colore. Per questo è un film liberissimo, che potrebbe volare nella nostra immaginazione e forse anche in quella dei suoi personaggi.
Brado è un film pieno di coraggio, sincero, viscerale, a tratti feroce. Un cinema vivo che pulsa come il cuore di due uomini che lottano tra di loro nonostante l’amore che provano a reprimere. Un western dei sentimenti che del genere è debitore tra primi piani, dettagli strettissimi e tramonti infuocati. Un film che racconta del peso di responsabilità dei figli nei confronti dei genitori, dei fardelli da portare sulle spalle per se stessi e per gli altri, della ricerca di un’identità propria, libera da vincoli. La storia di due personaggi che hanno trattenuto il fiato troppo a lungo e che si ritrovano in un ultimo respiro condiviso pieno di amore.
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dreamers
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domenica 9 luglio 2023
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perfetto e poi disarcionato
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Brado è un film che da una parte conforta: ma allora qui in Italia siamo ancora capaci di scrivere, recitare, dirigere, illuminare...! dall'altra ti fa venire una gran rabbia: possibile che nessuno gli abbia gridato di fermarsi prima? Sì, perchè per un'ora e quaranta il film galoppa che è uno spettacolo: percorso netto, ostacoli superati con una compostezza solo a tratti vacillante (l'alterco tra padre e figlio raggiungi livelli di decibel che il microfono stesso non regge)... Poi, proprio all'ultimo ostacolo, l'ottimo Kim/Trevor si imbazzarisce e manda il film a gambe all'aria... e parrebbe persino consapevolmente! Immagini nella testa del regista un pensiero del tipo: "Ah, sino a qui ti è piaciuto, vero? bene, e allora mo' ti faccio vedere che ti combino!".
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Brado è un film che da una parte conforta: ma allora qui in Italia siamo ancora capaci di scrivere, recitare, dirigere, illuminare...! dall'altra ti fa venire una gran rabbia: possibile che nessuno gli abbia gridato di fermarsi prima? Sì, perchè per un'ora e quaranta il film galoppa che è uno spettacolo: percorso netto, ostacoli superati con una compostezza solo a tratti vacillante (l'alterco tra padre e figlio raggiungi livelli di decibel che il microfono stesso non regge)... Poi, proprio all'ultimo ostacolo, l'ottimo Kim/Trevor si imbazzarisce e manda il film a gambe all'aria... e parrebbe persino consapevolmente! Immagini nella testa del regista un pensiero del tipo: "Ah, sino a qui ti è piaciuto, vero? bene, e allora mo' ti faccio vedere che ti combino!". Ma perché? Solo un'altra "K", quella di Kubrick, aveva la capacità di uscire indenne da risoluzioni di questo tipo... Alla fine è un ruzzolone che travolge ineevitabilmente tutti, anche lo strepitoso Saul Nanni, sino a lì in sella da vero campione, e fa male a vederlo. Consulenza gratuita: Kim, ti prego, procedi a una seconda versione di Brado (che fa pure figo...): taglia tutto dallo sguardo in macchina del padre commosso dopo l'abbraccio al figlio, sino al codino finale che lì si inserirebbe alla perfezione. Secondo me, diventa un film da candidatura all'Oscar. Dico davvero. Però poi, al ritiro della statuetta, ricordati di Dreamers...
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gigno
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giovedì 2 marzo 2023
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la tragedia a tutti costi
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Canovaccio scontato padre figlio, un pizzico di competizione sportiva, e finale super tragico prevedibile fin dall'inizio.
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sergio dal maso
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domenica 22 gennaio 2023
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il senso del dolore
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“Non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola.” Cesare Pavese - Il mestiere di vivere
Brado è il nome di un ranch, o meglio, di un maneggio vecchio e diroccato. Sembra di trovarsi nel far west, invece è una imprecisata provincia italiana, arida e ventosa.
Brado è anche l’animo del proprietario, Renato, un uomo di mezza età solitario e scontroso, incattivito dai fallimenti famigliari. Sia la moglie che i due figli, Tommaso e Viola, se ne sono andati. Lui, testardo e cocciuto quanto indebitato, è rimasto a inseguire il sogno di riscattarsi addestrando un campione di cross-country.
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“Non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola.” Cesare Pavese - Il mestiere di vivere
Brado è il nome di un ranch, o meglio, di un maneggio vecchio e diroccato. Sembra di trovarsi nel far west, invece è una imprecisata provincia italiana, arida e ventosa.
Brado è anche l’animo del proprietario, Renato, un uomo di mezza età solitario e scontroso, incattivito dai fallimenti famigliari. Sia la moglie che i due figli, Tommaso e Viola, se ne sono andati. Lui, testardo e cocciuto quanto indebitato, è rimasto a inseguire il sogno di riscattarsi addestrando un campione di cross-country.
Un’occasione di riscatto, almeno ai suoi occhi, gli si presenta con Trevor, un cavallo magnifico ma indomabile, rifiutato per la sua indocilità da tutti gli allevatori. Disarcionato nel tentativo di cavalcarlo, Renato resta ferito e impossibilitato a continuare a sellarlo. Solo il figlio Tommaso può sostituirlo e preparare il cavallo in tempo per le competizioni ippiche.
Il ritorno di Tommaso al ranch, riluttante ma convinto dalla sorella, sarà l’occasione per entrambi di fare i conti col passato e provare a ricucire un rapporto da troppo tempo lacerato. Affronteranno assieme il dolore, a muso duro, senza risparmiarsi nulla, sputando tutto il veleno e i rancori repressi che avevano dentro.
Brado è un film viscerale, a tratti urlato e feroce, ma vero, assolutamente sincero nelle emozioni come nell’ambientazione: ti restano addosso gli odori della stalla, quello del cuoio della sella, gli schizzi d’acqua e le croste di fango, si sente il respiro dei cavalli.
Centrale è il ruolo di Trevor, attorno al suo addestramento padre e figlio cercano di riconciliarsi.
Se il cavallo brado, indomabile ed imprevedibile, può simboleggiare la vita, mentre Renato cerca malamente di dominarla, di piegarla alla sua volontà e al suo carisma, Tommaso vi si approccia con pazienza e sentimento, cercando pian piano di costruire un legame basato sulla fiducia.
Il rapporto padre-figlio, rispetto alla narrazione canonica che vede il figlio ribelle e il padre saggio che cerca di redimerlo, viene capovolto: Tommaso, lontano dal padre, pur in un difficile equilibrio, ha trovato la serenità, non a caso lavora nell’edilizia acrobatica, Renato invece, lontano dai figli, è diventato sempre più cinico e decrepito, pieno di cicatrici nel corpo e nell’anima. Burbero e spigoloso come Clint Eastwood – azzeccata l’ironica citazione nel corso del film! - non fa nulla che possa compiacere il pubblico, anzi, alcune scene risultano alquanto disturbanti.
Come l’ha giustamente definito Kim Rossi Stuart, Brado è un western esistenzialista, un racconto di formazione, introspettivo ma senza intellettualismi. Parla di sofferenza e di ferite dell’anima in modo semplice e universale, crudo e delicato allo stesso tempo. Proprio per questo arriva al cuore.
Dai film di Clint Eastwood non attinge solo la ruvidezza e la cocciutaggine del protagonista ma anche lo stile della regia, mantenendo sempre, però, una propria cifra stilistica e una coerenza narrativa con i suoi due film precedenti. Il regista romano, fin dall’esordio con Anche libero va bene, segue caparbiamente un suo percorso artistico, molto intimo, con alcune tematiche che si ripetono, come il rapporto genitori-figli. C’è un filo rosso che lega le sue opere, reso esplicito dall’uso degli stessi nomi dei protagonisti in tutti e tre i film.
La storia di Brado, fortemente autobiografica, è dedicata al padre Giacomo. Kim è veramente cresciuto in una fattoria con il padre e i cavalli, e come Tommaso se n’è andato a vivere in città molto presto.
La sincerità e il bisogno quasi catartico di raccontare questa “sua” storia rendono la narrazione e i personaggi credibili, anche grazie, va detto, alla collaborazione con Massimo Gaudioso, uno dei migliori sceneggiatori italiani. La sceneggiatura, tra l’altro, è un adattamento del racconto La lotta, tratto dal libro Le guarigioni, scritto dallo stesso regista.
Come la storia, anche la regia gioca sui contrasti, alternando campi lunghi, con notti stellate e albe al chiaro di luna, a primi piani con sguardi e piccoli gesti, espressivi e funzionali alla narrazione. Indovinata, in questo senso, la fotografia crepuscolare di Matteo Cocco, perfetta per un western decadente.
Se i protagonisti principali sono Renato e Tommaso, anche i personaggi minori sono importanti e ben costruiti, inseriti nel racconto in modo efficace. Il regista ha scelto come interpreti degli esordienti o dei giovani attori poco conosciuti che si sono dimostrati veramente strepitosi. Una ventata di freschezza e spontaneità per il cinema italiano. Dei talenti destinati a fare strada, come Saul Nanni, malinconico e perfettamente affiatato con Kim Rossi Stuart, o Viola Sofia Betti, campionessa di equitazione oltre che attrice, o Federica Pocaterra, anch’essa bravissima.
Anche il finale è brado, durissimo e doloroso, eppure, alla fine, liberatorio sia per Renato che per Tommaso.
Hanno imparato a capirsi, a non aver paura delle proprie fragilità, ad ascoltare il cuore e il respiro dell’altro, attraversando assieme il dolore per esserne, infine, liberi.
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[+] bel film ingiustamente snobbato dai mercati
(di f.p.stone)
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rita
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sabato 21 gennaio 2023
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coraggioso e profondo
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Film interessante , non banale forse per questo uscito dalle sale prestissimo.
Pone dei quesiti, confronta la durezza del padre alla dolcezza del figlio..Dov e' la vera forza ed il vero amore nel staccare la spina o nel stare vicino a chi soffre ..facendosene carico?
Molto particolare i rumori mentre mangiano....e vari omaggi oltre ai grandi.
Da vedere per riflettere.
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giovanni morandi
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sabato 29 ottobre 2022
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un western moderno alla eastwood. giovanni morand
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Una brava critica parla del film come di un western alla Clint Eastwood. Sono parzialmente d'accordo, forse Clint un po' meno...ma il paragone è azzeccato; qui la regia di Rossi Stuart, come in tutti I film del Mitico è asciutta e si limita a raccontare i fatti...ognuno, uscito dalla sala, ci potrà trovare quello che vuole.
Tommaso da molto tempo non vede suo padre Renato (Rossi Stuart) , che vive in un ranch isolato da tutti. In quel ranch, Tommaso è cresciuto insieme alla sorella Viola, ma da giovani adulti se ne sono allontanati, mentre il padre è rimasto lì a gestire una rustica scuola di equitazione, sempre più scorbutico e avulso dalla civiltà.
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Una brava critica parla del film come di un western alla Clint Eastwood. Sono parzialmente d'accordo, forse Clint un po' meno...ma il paragone è azzeccato; qui la regia di Rossi Stuart, come in tutti I film del Mitico è asciutta e si limita a raccontare i fatti...ognuno, uscito dalla sala, ci potrà trovare quello che vuole.
Tommaso da molto tempo non vede suo padre Renato (Rossi Stuart) , che vive in un ranch isolato da tutti. In quel ranch, Tommaso è cresciuto insieme alla sorella Viola, ma da giovani adulti se ne sono allontanati, mentre il padre è rimasto lì a gestire una rustica scuola di equitazione, sempre più scorbutico e avulso dalla civiltà. La madre di Tommaso ha, da tempo, lasciato la famiglia per circondarsi di fidanzati improbabili, e Renato ha cresciuto i due figli con l'intento di farli diventare "più forti di lui". Ora Tommaso viene richiamato al ranch per aiutare il padre a domare un "cavallo matto" che Renato considera ben più di un quadrupede : é il suo veicolo di riscatto.
Ma per il figlio quel cavallo è solo un'altra delle "follie" di un padre/padrone, sempre burbero e dispotico.
Brado è il nome del ranch di Renato, ma potrebbe essere anche il soprannome di Kim Rossi Stuart, regista e cosceneggiatore (qui con Massimo Gaudioso): quella qualità indomabile è sempre stata un suo pregio come artista, perché gli impedisce di appiattirsi sui luoghi comuni di tanto cinema italiano.
Tutto il cast è all'altezza delle ambizioni di Rossi Stuart: a cominciare da Saul Nanni (il cui nome appare nei titoli di testa prima di quello del regista-attore), sempre credibile nel ruolo sofferto di Tommaso.
Rossi Stuart regista e protagonista, forse in un ruolo difficile e, anche la storia che racconta a molti può sembrare addirittura noiosa, invece è intensa e Stuart mostra la sua grande professionalità anche di artore- d'altra parte già nota nel film di Vallanzasca, gli Angeli del Male-(non me ne vogliano i suoi colleghi, forse più ricercati, vedi, ad esempio il bravo Favino, sempre sugli scudi, Accorsi, Castellitto, Santamaria, Germano ed altri), per me, è un artista "a tutto tondo", molto raro- se non unico nel suo genere- un capitale umano, non sempre apprezzato, dell'attuale panorama cinematografico italiano.
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athos
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mercoledì 26 ottobre 2022
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noioso
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Un film noioso a cui manca una minima profondità.
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cardclau
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sabato 22 ottobre 2022
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un edipo re in tono assai minore
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Il film di Kim Rossi Stuart BRADO è stato definito un western alla Clint Eastwood. A mio parere non è un western, non ci sono gli indiani, e Clint Eastwood non c’entra per niente. È vero, ci sono i cavalli, ma non basta. L’impressione è che tratti invece di un argomento estremamente frequente, che è la relazione tra genitori e figli. Sempre appassionante, ma in questo caso più particolare rappresentato dal genitore, il padre, che non ha mai voluto che il figlio possa superarlo. Quando Edipo Re padre riceve il vaticinio dall’indovino che suo figlio lo supererà, chiama il cacciatore per fare portare il figlio nel bosco e colà ucciderlo.
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Il film di Kim Rossi Stuart BRADO è stato definito un western alla Clint Eastwood. A mio parere non è un western, non ci sono gli indiani, e Clint Eastwood non c’entra per niente. È vero, ci sono i cavalli, ma non basta. L’impressione è che tratti invece di un argomento estremamente frequente, che è la relazione tra genitori e figli. Sempre appassionante, ma in questo caso più particolare rappresentato dal genitore, il padre, che non ha mai voluto che il figlio possa superarlo. Quando Edipo Re padre riceve il vaticinio dall’indovino che suo figlio lo supererà, chiama il cacciatore per fare portare il figlio nel bosco e colà ucciderlo. C’è anche la versione femminile, rappresentata dall’antichissima favola di Biancaneve. Ma tutto finisce qua: siamo di fronte a una versione caricaturale, impoverita, di un padre ancestrale che conosce più o meno una cinquantina di vocaboli, e che infarcisce il suo parlare con i tipici improperi a sfondo sessuale o fecale. Sempre arrabbiato, pronto a interrompere la relazione, tranne due brevissimi momenti di “tenerezza”. Ma non facciamoci trarre in inganno: in una relazione sado-masochistica il pericolo maggiore è che uno dei due contendenti abbandoni la relazione. E le donne? All’inizio del film la madre, forse l’ex del padre, cerca nel figlio un alleato contro l’altro genitore, invece di tenerlo fuori della contesa. E la compagnetta del figlio, che non sa assolutamente cosa voglia vivere. C’è da essere stupiti che il figlio sia così saggio con un padre così sghiandato e una madre così inconsistente.
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irene
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sabato 22 ottobre 2022
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sincero, crudo, dolcissimo
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Si dice che certi film ti restano addosso ed è verissimo. E il bello è che te ne accorgi subito, appena uscita dal cinema, come me ieri. Di “Brado” ti restano addosso le croste di fango, il respiro dei cavalli, l’odoro di stalla; i cieli puliti di campagna e quelli stellati di notti limpidissime. Ma più di tutto ti resta addosso questo rapporto padre/figlio che niente risparmia e si risparmia, questi due esseri umani che si sputano addosso il passato, azzannano il presente e cercano di restare attaccati al futuro.
Film bellissimo, crudo, aspro, crudele e dolcissimo; non un western de noantri, no (“Guardalo lì, il Clint Eastwood dei poveri”), ma una storia al tempo stesso luminosa e triste, un racconto di crescita, un riappropriarsi di qualcosa che si è dimenticato, filmato da Kim Rossi Stuart con grande maestria, fra scene notturne e cavalli lanciati al galoppo in giornate piene di sole, fra scontri verbali e gare sportive, tutto realizzato con uno stile così personale da avvilupparti nella sua rete, qui com’era successo nel suo film d’esordio, “Anche libero va bene”.
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Si dice che certi film ti restano addosso ed è verissimo. E il bello è che te ne accorgi subito, appena uscita dal cinema, come me ieri. Di “Brado” ti restano addosso le croste di fango, il respiro dei cavalli, l’odoro di stalla; i cieli puliti di campagna e quelli stellati di notti limpidissime. Ma più di tutto ti resta addosso questo rapporto padre/figlio che niente risparmia e si risparmia, questi due esseri umani che si sputano addosso il passato, azzannano il presente e cercano di restare attaccati al futuro.
Film bellissimo, crudo, aspro, crudele e dolcissimo; non un western de noantri, no (“Guardalo lì, il Clint Eastwood dei poveri”), ma una storia al tempo stesso luminosa e triste, un racconto di crescita, un riappropriarsi di qualcosa che si è dimenticato, filmato da Kim Rossi Stuart con grande maestria, fra scene notturne e cavalli lanciati al galoppo in giornate piene di sole, fra scontri verbali e gare sportive, tutto realizzato con uno stile così personale da avvilupparti nella sua rete, qui com’era successo nel suo film d’esordio, “Anche libero va bene”. E ovviamente Kim è un attore meraviglioso, c’è bisogno di dirlo? Che trova in Saul Nanni, il giovane attore che interpreta suo figlio, una controparte eccellente.
E’ cinema italiano di prim’ordine, è al cinema e lì va visto. Andateci per favore.
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alesabri
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sabato 22 ottobre 2022
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un film viscerale e sincero
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Bellissimo film , vibrante ed emozionante , drammatico e intenso . Ottima interpretazione di Kim Rossi Stuart e Saul Nanni , perfetti nel ruolo sofferto di padre e figlio. Mi è' piaciuto tantissimo
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