Brado

Emiliano Morreale

Kim Rossi Stuart ha diretto nell'arco di 15 anni tre film, sempre coraggiosi e non banali. Forse il migliore resta l'esordio, il ritratto di ragazzino di Anche libero va bene, ma pure il successivo Tommaso, dalle venature più autobiografiche, era stato sottovalutato da pubblico e critica. Nel caso dell'ultimo Brado siamo in atmosfere quasi americane, da Midwest, con la storia di un uomo in là negli anni (lo stesso Rossi Stuart), mai ripresosi dall'abbandono della moglie (Bobulova), che da anni alleva cavalli in mezzo al nulla, ridotto quasi a un barbone, mentre aspetta finalmente di sfondare nel mondo delle corse. Lo raggiunge il figlio (Saul Nanni), operaio sensibile e diligente, che lui riesce a convincere a preparare il nuovo cavallo, apparentemente indomabile, che gli è stato regalato. Il rapporto padre-figlio è sempre stato difficile: l'uomo ha mortificato a lungo il ragazzo pretendendo di dominare il destino degli altri e sacrificando tutto alla propria foga di sognatore. L'andamento del film lascia spiazzati. Dapprima la presentazione dei personaggi sembra ingessata, con passaggi meccanici (il padre maledetto, i flashback, certi dialoghi esplicativi); poi, nella preparazione della gara, ci si lascia prendere dal rapporto tra i due, dalle atmosfere, da quest'aria insolita; infine ci si incarta tra lungaggini ed eccessi patetici e retorici. Rimane, però, quella sincerità di fondo, quell'onestà che costituisce il pregio maggiore del Rossi Stuart regista. Bello il personaggio della giovane istruttrice di cavalli (Viola Sofia Betti), e molto divertente il cameo del produttore Carlo Degli Esposti.
Da Film TV, N. 42, 18 ottobre 2022


di Emiliano Morreale, 18 ottobre 2022