Polaroid

Secondo me il problema di questo film non sta nei cliché, nè nella tanto criticata"mancanza di paura" .un horror non deve obbligatoriamente fare paura, come affermano tante persone che personalmente trovo siano poco esperte nel genere in questione...qui il problema è che per il tipo di film rappresentato, si sono presi troppo sul serio.inoltre i personaggi non sono abbastanza caratteristici, sono tutti più o meno anonimi, tranne la protagonista.insomma trovo che ci abbiano messo molto fumo, ma pochissimo arrosto.

"POlaroid"(Lars Klevberg, anche sceneggiatura, da un soggetto-cortometraggio. pare.non troppo diffuso internazionakente a suo tempo. di Blair Butler)si basa non tanto su riflessioni ontologico.gnoseologiche sulla fotografie la sua(eventuale)capacità di cogliere la"realtà"(lo faceva invece, più di mezzo secolo fa, "Blow up"di Michelangelo Antonioni, dove"fotografia"era proprio, letteralmente"scrvivere con la luce"), ma sulla credenza magica, diffusa in culture anche molto lontane e diverse tra loro per cui"farsi fotografare vorrebbe dire farsi rubare l'anima". credenza diffusa già ai primordi di quest'arte-tecnica, poi ancora sentita e tuttora in voga presso talune persone, anche indipendentemente da particoalri "ancoraggi"familiari e culturali; personalmente ho sentito raccontare qualcosa di molto simile e di detto seriamente, alla fine degli anni 1980(1989)a Firenze, dunque non propriamente in qualche borgo sperduto e in ambiente universitario. [+]

"POlaroid"(Lars Klevberg, anche sceneggiatura, da un soggetto-cortometraggio. pare.non troppo diffuso internazionakente a suo tempo. di Blair Butler)si basa non tanto su riflessioni ontologico.gnoseologiche sulla fotografie la sua(eventuale)capacità di cogliere la"realtà"(lo faceva invece, più di mezzo secolo fa, "Blow up"di Michelangelo Antonioni, dove"fotografia"era proprio, letteralmente"scrvivere con la luce"), ma sulla credenza magica, diffusa in culture anche molto lontane e diverse tra loro per cui"farsi fotografare vorrebbe dire farsi rubare l'anima". credenza diffusa già ai primordi di quest'arte-tecnica, poi ancora sentita e tuttora in voga presso talune persone, anche indipendentemente da particoalri "ancoraggi"familiari e culturali; personalmente ho sentito raccontare qualcosa di molto simile e di detto seriamente, alla fine degli anni 1980(1989)a Firenze, dunque non propriamente in qualche borgo sperduto e in ambiente universitario. Due ragazze, qui nel filn, aprono una"Polaroid"(una di loro lavora presso un negozio di robivecchi)e..succede il finimondo, con conseguenze letali per varie persone, ma poi, finalmente(una sorta di rincuorante"happy end"ci vuole, dopo aver traumatizzato spettatori e spettatrici...)si scopre il perché del disastro. Che comunque la fotrografia a sviluppo rapido(un tempo, prima della digitalizzazione della foto)nasconda un"fantasma"era in qualche modo "chiaro", già per chi usava l'ingranaggio un tempo, ma che questo si"materializzi"è altra cosa e avviene qui, in questo, che è un film per adolescenti di un liceo, il che permette di fare un film in qualche modo sulla storia di questa"hogh school"e anche un "horrror"per pre-graduates, ma anche vari personaggi adulti , tra cui lo sceriffo, studente di vari decenni prima, imperonsato da Mitch Pileggi, partecipano a questo film che in quanto tale èp un horror che gioca soprattutto(ma appare ovvio)sull'alternanza luce/oscurirà, coon vari"plays"che richimano l'"entità"e i suoi poteri terribili. Film ben realizzato, cui certo non possiamo chiedere di essere anche"profondo": non sarebbe nelle corede del suo bacino d'utenza prediletto. Madelaine Petsch e Kathryn Prescott sono quasi le "leaders"di questo motive, ma anche la presenza, certo più adulta di Pileggi, interprete che di recente non si è visto moltissimo e in particolare non in film di "genere", contribuiscono alla riuscita dlel'"operina", non disprezzabile, purché, appunto, non le si chieda ciò che non può né vuole dare... El Gato [-]

Il film regala momenti di tensione e l’idea è carina, quindi agli amanti del genere potrebbe anche piacere per una serata senza troppe pretese. Sicuramente però sembra un cortometraggio tirato per le lunghe (non a caso è stato ispirato da un cortometraggio): lunghi momenti di noia, scene ripetitive, finale interminabile e piuttosto confuso. Comunque se non avete di meglio da fare non è così male.

Ormai sono tutti uguali: i soliti adolescenti con protagonista dalla vita tormentata, lo spettro di turno, nessuno gli crede, scopiazzate di scene, indagini e... Finale scontato. Questo film però si lascia guardare pur non essendoci niente di nuovo.
La critica lo ha snobbato. Ma si dimentica dei voti regalati a delle vere e proprie ciofeche nettamente inferiori a questo film.

Bel film lo consiglio

da appassionato di quasi tutti i generi di film, pertanto questi compresi, la sceneggiatura, a mio parere,  poco si distanzia dalla classica saga The Ring, considerando il fatto che  Polaroid non potrebbe avere,  ne'  avra' un seguito , essendo tale come sequel della spaventosa maledizione di Sara Morgan,  questa volta, non con una semplice Videocassetta VHS, ma unicamente con una vecchia, macchina fotografica,  appunto,  una Polaroid. 

Super Movie i Love it

ma non e mai uscito in italia io lo cercato