L’arte della difesa personale (The Art of Self-Defense) vede Jesse Eisenberg, non nuovo a ruoli da ‘sfigato’, come nostra guida in questo mondo di insicurezza, rabbia sublimata e violenza catartica.
Mentre la peculiare e spiazzante narrazione procede, L’arte della difesa personale – che ricorda in qualche modo i lavori del greco Yorgos Lanthimos per il suo essere ambientato ‘fuori dal tempo’ – diventa via via più cupo e inquietante. Tra i personaggi eccentrici e l’umorismo impassibile, quasi non ci si accorge quando il film svolta in un vicolo molto buio.
Non è esattamente una storia horror, ma i segreti che cela scivolano dalla malinconia al macabro prima che lo si capisca. Man mano che la posta in gioco diventa più alta e mortale, Casey inizia a mettere in discussione l’autorità del Sensei.
Il regista e sceneggiatore Riley Stearns si dimostra un abile creatore di momenti parodistici / satirici e un talento da tenere d’occhio. La scena di apertura di L’arte della difesa personale è uno trovata perfettamente costruita, che apre al meglio la strada per quello che verrà. Mescolare un taglio comico del genere con l’accumulo tipico del thriller è stato sicuramente un azzardo, e non tutti i momenti del film sono così altrettanto ben bilanciati, ma il cast è più che all’altezza del compito di trovare sollievo in scene di brutale violenza o rabbiose meditazioni.
In particolare, Jesse Eisenberg lavora duramente per limare i molti cambiamenti di tono cui assistiamo, particolarmente appropriati al momento storico che sta vivendo l’America (e non solo), con toni accesi e rabbia che appaiono fattori imprescindibili in ogni tipo di discorso, con minacce apparentemente vuote che possono essere difficili da separare da un vero pericolo. Durante la sua odissea / presa di coscienza, l’apparentemente Casey rimane però credibile ed empatico, nonostante la sua vacillante emozionalità, e ci sono momenti in cui il suo viaggio nel ‘folle mondo del karate’ si percepisce sorprendentemente partecipato.
Molti degli elementi più idiosincratici del film possono risultare familiari (anche comuni) a chi è pratico di cinema indipendente, eppure, mescolando dialoghi intenzionalmente imbarazzanti e molto diretti, personaggi insoliti, un design di produzione sporco e la violenza schietta, L’arte della difesa personale finisce per diventare qualcosa di unico – un pugno nello stomaco della società tanto esilarante quanto durissimo e amaro.
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