Forse il film più sottovalutato degli ultimi venti anni, Manhunter è un autentico capolavoro, probabilmente il miglior Mann di sempre. Se la trama si svolge in maniera piuttosto lineare, e la scieneggiatura segue il modello abbastanza consolidato del duello tra cacciatore e preda, lo stile è assolutamente spiazzante, e riesce a generare un esasperato clima di violenza e di tensione, nonostante nessun omicidio venga mai esplicitamente mostrato.
Il film è separato in due metà perfette, ed è nella seconda, quella incentrata sull'assassino, che il regista da il meglio di sè, riuscendo a trasmettere emozioni profonde concentrandole in poche sequenze: la storia d'amore tra "Dente di Fata" e la donna cieca occupa pochissimi minuti, ma raggiunge un'intensità straordinaria, e il duello finale, sulle note di "In a gadda da vida", è da antologia.
Un cinema autentico e senza fronzoli, in cui l'azione e il sangue lasciano il passo ai personaggi e alle loro fobie, nonché uno dei rari casi in cui l'esasperazione stilistica è perfettemente funzionale allo svolgimento narrativo.
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