lukka
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lunedì 4 gennaio 2021
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un film controcorrente fatto di gesti e azioni in un epoca in cui prevalgono urla e provocazioni
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La lupa è temuta dalle donne perché con la sua bellezza attira i loro mariti ma è anche motivo di gioia e sofferenza per gli uomini del luogo che ne sono attratti e forse anche consapevoli che lei può portare alla perdizione e il disfacimento dello spirito. Ma non è l’unica protagonista del film forse, un altro protagonista importante è il paesaggio nel quale è inserita questa storia. Molto bella infatti la fotografia che ci trasmette una visione della terra, della vita nei campi, con le sue musiche e i suoi silenzi estivi, i rumori e gli umori della gente del luogo che mal sopporta questa donna. La scelta del bianco e nero che mi ha ricordato nelle atmosfere e nella rappresentazione del paesaggio meridionale ad esempio Salvatore Giuliano di Francesco Rosi o certi paesaggi che si possono vedere in Sedotta e Abbandonata.
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La lupa è temuta dalle donne perché con la sua bellezza attira i loro mariti ma è anche motivo di gioia e sofferenza per gli uomini del luogo che ne sono attratti e forse anche consapevoli che lei può portare alla perdizione e il disfacimento dello spirito. Ma non è l’unica protagonista del film forse, un altro protagonista importante è il paesaggio nel quale è inserita questa storia. Molto bella infatti la fotografia che ci trasmette una visione della terra, della vita nei campi, con le sue musiche e i suoi silenzi estivi, i rumori e gli umori della gente del luogo che mal sopporta questa donna. La scelta del bianco e nero che mi ha ricordato nelle atmosfere e nella rappresentazione del paesaggio meridionale ad esempio Salvatore Giuliano di Francesco Rosi o certi paesaggi che si possono vedere in Sedotta e Abbandonata. In questo ambito si muovono molto bene gli attori solo con gesti, sguardi e azioni in certi casi solo accennati ma comunque chiari nei loro significati e in quello che vogliono far intendere allo spettatore, e che diventano un tutt’uno con questi paesaggi in cui il tranquillo calore estivo può, in senso metaforico, diventare anche sinonimo di un oppressione psicologica legata alle tradizioni, che finisce per influenzare la quotidianità e i comportamenti. C’è cosi una certa simmetria tra la terra e l’uomo che lega il film: la terra segue semplicemente le sue regole, l’uomo vive in una alternarsi di gioie, dolori, passioni ma alla fine segue anch'egli le proprie regole, inserito in un contesto di vita e di tradizioni immutabili e quasi impossibili da scalfire di cui egli è allo stesso tempo artefice ma anche vittima. Il calore estivo di queste terre finisce poi per contrapporsi e stridere con la freddezza con cui viene deciso e compiuto l’atto finale.
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giovedì 31 dicembre 2020
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verga 150 anni dopo
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Una riproposizione davvero ben realizzata della nota novella di Verga. Bravi ed efficaci gli attori, essenziale ed incisiva la sceneggiatura, coadiuvata dall'idea assolutamente adeguata di ambientare il film in ambito sardo. Complimenti vivissimi!!!
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cassandra smith
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domenica 20 dicembre 2020
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un film bello e coraggioso
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Un film bello, intenso nella sua semplicità e innovativo nel raccontare una storia conosciuta e più che mai attuale. Coraggioso con i suoi tempi dilatati in un momento in cui la capacità di attenzione del pubblico è sempre più limitata. Interessante nella scelta del bianco e nero molto contrastato e in quella delle inquadrature sempre fisse fino ad un momento prima della fine. Belli e bravi gli attori che nella recitazone limitata ai gesti e agli sguardi non sono mai teatrali. Mi ha ricordato tanto cinema d'autore, da Ozu per le immagini minimaliste a Tarkovskij per i campi lunghi, da Peter Weir per le atmosfere sospese e la sensualità alla Hitchcock, mai esplicito ma sempre e solo accennato, all' Antonioni dell'incomunicabilità e tanti ancora.
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Un film bello, intenso nella sua semplicità e innovativo nel raccontare una storia conosciuta e più che mai attuale. Coraggioso con i suoi tempi dilatati in un momento in cui la capacità di attenzione del pubblico è sempre più limitata. Interessante nella scelta del bianco e nero molto contrastato e in quella delle inquadrature sempre fisse fino ad un momento prima della fine. Belli e bravi gli attori che nella recitazone limitata ai gesti e agli sguardi non sono mai teatrali. Mi ha ricordato tanto cinema d'autore, da Ozu per le immagini minimaliste a Tarkovskij per i campi lunghi, da Peter Weir per le atmosfere sospese e la sensualità alla Hitchcock, mai esplicito ma sempre e solo accennato, all' Antonioni dell'incomunicabilità e tanti ancora. Si vede che gli autori si sono nutriti di ottimo cinema. Geniale anche la scelta dei costumi con pochi piccoli particolari azzardati che raccontano retroscena senza bisogno di parole. Se fossi stata io l'autrice avrei tolto il repertorio dell'Istituto Luce che, per i miei gusti, è un po' didascalico e non avrei colorato il finale. Posso dire solo bravi tutti, anche per il sapiente e calibrato uso di un budget che immagino bassissimo. Strepitose le musiche alla Pat Metheny. Un applauso al compositore. Spero di vedere presto un nuovo film di questo gruppo di cineasti di talento.
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mercoledì 9 dicembre 2020
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la lupa è più colorata in bianco e nero
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Adoro i film in B/N e questo “La Lupa” è stupendo, teatrale, Jessica è bravissima, toccherà rileggermi molto attentamente la novella di Verga di centoquaranta anni fa. Il montaggio drastico è impeccabile e rende l’inquietudine della tragedia in arrivo, la follia dell’amante che sbrocca e che resta fuori dalla chiesa a leccare il selciato (nello scritto originale si intuisce che oramai è dannato ed è stato fagocitato dalla “strega” dagli occhi, scrive Verga “assatanati”) contrasta con l'innocenza dell'amante gna' Pina che non appare, in questa versione come la vampira di Verga, lililtiana e divoratrice, specchio dell'ignoranza maschile del femminile. Forse avrei gradito qualche attenzione di più nei dettagli (la bimba non può avere dei piedini così puliti se vive scalza in campagna.
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Adoro i film in B/N e questo “La Lupa” è stupendo, teatrale, Jessica è bravissima, toccherà rileggermi molto attentamente la novella di Verga di centoquaranta anni fa. Il montaggio drastico è impeccabile e rende l’inquietudine della tragedia in arrivo, la follia dell’amante che sbrocca e che resta fuori dalla chiesa a leccare il selciato (nello scritto originale si intuisce che oramai è dannato ed è stato fagocitato dalla “strega” dagli occhi, scrive Verga “assatanati”) contrasta con l'innocenza dell'amante gna' Pina che non appare, in questa versione come la vampira di Verga, lililtiana e divoratrice, specchio dell'ignoranza maschile del femminile. Forse avrei gradito qualche attenzione di più nei dettagli (la bimba non può avere dei piedini così puliti se vive scalza in campagna...), ma averne di opere come questa, soprattutto in un periodo scellerato come quello che stiamo vivendo. Troupe, regista, montatrice etc., datevi da fare che aspettiamo il bis.
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lunedì 7 dicembre 2020
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gemma in bianco e nero.
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Un film incredibile in tutte le sue componenti.
Un film in bilico tra il metafisico ed il realismo; tra passato e presente. Uno di quei film immortali, specchio dell'essere umano.
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