Questa volta il miracolo di Glengarry Glen Ross trasposto filmicamente nel capolavoro di Americani da Foley non riesce e l’adattamento cinematografico di un altro dramma di Mamet, American Buffalo, nell’omonimo film di Corrente lascia parecchio a desiderare. L’opera è più idonea per la messa in scena come piece teatrale che come sceneggiatura di un film, sia per l’eccessiva verbosità dei dialoghi che rende insopportabile il logorroico personaggio interpretato peraltro in modo straordinario da Hoffman sia per il cast ridotto a soli due personaggi quello dello stesso Hoffman, un disoccupato arrabbiato con tutto il mondo, ed il rigattiere che vende modernariato impersonato da Dennis Franz, più un ragazzo di colore con una piccola parte.
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Questa volta il miracolo di Glengarry Glen Ross trasposto filmicamente nel capolavoro di Americani da Foley non riesce e l’adattamento cinematografico di un altro dramma di Mamet, American Buffalo, nell’omonimo film di Corrente lascia parecchio a desiderare. L’opera è più idonea per la messa in scena come piece teatrale che come sceneggiatura di un film, sia per l’eccessiva verbosità dei dialoghi che rende insopportabile il logorroico personaggio interpretato peraltro in modo straordinario da Hoffman sia per il cast ridotto a soli due personaggi quello dello stesso Hoffman, un disoccupato arrabbiato con tutto il mondo, ed il rigattiere che vende modernariato impersonato da Dennis Franz, più un ragazzo di colore con una piccola parte. La pellicola risulta troppo cerebrale, annoia e non coinvolge emotivamente e nonostante l’eccellente performance attoriale dei due protagonisti.
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